lunedì 23 maggio 2016

Il concetto di vergogna

C’è una sola cosa che apparentemente mi vede d’accordo con Renzi ed è quando dice che «nella campagna del referendum è in gioco il futuro dell’Italia». Ma dico apparentemente perché, mentre per me l’età mi porta a preoccuparmi soprattutto per il destino di mia figlia, di mia nipote e dei loro coetanei, per Renzi è in ballo soprattutto il suo destino politico che ha voluto legare all’esito del referendum per trasformarlo in un plebiscito sul suo nome tentando di far filtrare l’assurdo concetto che, come disse Lugi XV, «dopo di lui il diluvio».
Con queste premesse è evidente che la lotta portata avanti da Renzi non può che essere, da parte sua, senza esclusione di colpi, ma colpisce molto che all’attuale presidente del Consiglio pro tempore interessi ben poco se da questa situazione potrebbe derivare, come ha detto Pierluigi Bersani, «una frattura insanabile nel mondo democratico e costituzionale».

Lui, a dire il vero, si limita come sempre a fare propaganda a colpi di slogan, di promesse e di giochi di parole, ma poi non può esimersi dall’intervenire quando si sente costretto a difendere la sua ministra Maria Elena Boschi che entra perfettamente nel ruolo imposto dal suo capo che è quello di tentar di intimidire il campo avverso. Però la Boschi, oltre a non sapere che perché le intimidazioni abbiano successo devono essere fatte ma devono anche trovare qualcuno che si lasci intimidire, non percepisce neppure che certe uscite non sono neppure intimidazioni, ma soltanto uscite di livello talmente infimo che, anche volendo metterci sul suo stesso piano, non ci proviamo neanche perché non sappiamo se saremmo in grado di scendere così in basso.

La ministra ha cominciato giorni fa dicendo che la sinistra del PD votava come i neofascisti di Casa Pound senza rendersi conto – incapace di cogliere certe pur grossolane differenze – che è vero esattamente il contrario e, cioè, che sono quelli di Casa Pound a votare, pur con motivazioni assolutamente diverse, come quelli della sinistra del PD.

E domenica ha affermato, parlando in televisione a “In mezz’ora”, con Lucia Annunziata, che «Come direttivo nazionale, l’ANPI ha sicuramente scelto la linea del no. Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale». Le reazioni sono state furenti: a parte il fatto che nel direttivo nazionale dell’ANPI la linea del NO al referendum è passata con 347 voti favorevoli e tre astensioni, come può permettersi la giovane ministra di ergersi a giudice di chi è stato davvero partigiano e chi no? La signora ha subito replicato che le sue parole erano state travisate, ma probabilmente non si era resa conto che non si trattava di un’intervista scritta dove le richieste di rettifiche sono più facili, bensì di una trasmissione televisiva di cui la registrazione è a disposizione di tutti. E allora ha provato, con l’aiuto del suo capo e di altri fedeli servitori, a stornare l’attenzione dalle sue parole sostenendo che la colpa è dell’ANPI che, come organizzazione – dicono i renziani – non avrebbe dovuto esprimersi.
 

Cioè, oltre a giudicare chi è partigiano e chi non lo è, Renzi e i suoi si sentono in diritto di decidere sul diritto di parola: a detta loro, per esempio, non possono esprimersi organizzazioni come l’ANPI e l’ARCI, nettamente contrarie, ma possono parlare i vescovi italiani, favorevoli pur con molte riserve; hanno incassato il silenzio dell’Associazione Nazionale Magistrati come organizzazione, ma vorrebbero ancora togliere i diritti stabiliti dall’articolo 21 della Costituzione ai singoli magistrati e, ottenuta anche la neutralità della CGIL come sindacato, vorrebbero tacitare i sindacalisti che, per la stragrande maggioranza, voteranno no.
 

Inoltre, oltre ad avere una preponderanza straripante di spazi giornalistici e tempi televisivi, adesso Renzi manda in campo anche coloro che ritiene capaci di intimidire con la loro autorevolezza. L’esempio più chiaro è quello di Giorgio Napolitano, l’ex presidente della Repubblica che dovrebbe aver travalicato di molto i suoi ambiti istituzionali se è vero quello che ha detto Renzi: «Napolitano mi ha detto: devi fare la riforma del lavoro, della legge elettorale, la riforma costituzionale e quella della pubblica amministrazione».

Ora, dopo essere intervenuto, con la scusa di presentare un suo libro, sul tema del referendum a “Che tempo che fa”, Napolitano, ha ribadito la sua posizione: «Ci vuole libertà per tutti – ha affermato – ma nessuno però può dire: io difendo la Costituzione votando no e gli altri non lo fanno». Dire questo «offende anche me. Mi reca un’offesa profonda».

Molti italiani, presidente emerito, si sono sentiti offesi, profondamente offesi e anche spaventati, dalla combinazione tra riforma costituzionale e nuova legge elettorale. E molto offesi si sono anche quando hanno sentito dire da Renzi che chi voterà NO sceglierà l’Italia degli inciuci. È vero che a dirlo è un vero maestro di inciuci – la stanze del Nazareno, Angelino Alfano e Denis Verdini sono pronti a testimoniarlo – ma è anche vero che la stragrande maggioranza degli italiani che voteranno NO gli inciuci non soltanto non li pratica, ma addirittura ne è schifata.

E ci piacerebbe anche sentire qualche parola, dallo stesso Napolitano, ex compagno di partito di Enrico Berlinguer e di Pietro Ingrao, sulle proteste delle rispettive figlie, Bianca Berlinguer e Celeste Ingrao sull’utilizzo che il PD di Renzi fa del nome di Enrico e dell’immagine di Pietro nella campagna referendaria, tanto che Celeste Ingrao minaccia di querelare il PD per abuso dell’immagine di suo padre sui manifesti referendari.

«Gira su Facebook – ha detto – una foto di papà con appiccicato sopra un grosso SI e il simbolo del PD, prendendo a pretesto frasi pronunciate in tutt’altro contesto e avendo in mente tutt’altra riforma», ha spiegato.
 

Crediamo che il concetto di vergogna tirato in campo da Piercamillo Davigo per quanto riguarda il campo della corruzione, dovrebbe trovare molto spazio anche in quello della propaganda.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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