C’è una sola
cosa che apparentemente mi vede d’accordo con Renzi ed è quando dice che
«nella campagna del referendum è in gioco il futuro dell’Italia». Ma
dico apparentemente perché, mentre per me l’età mi porta a preoccuparmi
soprattutto per il destino di mia figlia, di mia nipote e dei loro
coetanei, per Renzi è in ballo soprattutto il suo destino politico che
ha voluto legare all’esito del referendum per trasformarlo in un
plebiscito sul suo nome tentando di far filtrare l’assurdo concetto che,
come disse Lugi XV, «dopo di lui il diluvio».
Con queste premesse è evidente che
la lotta portata avanti da Renzi non può che essere, da parte sua, senza
esclusione di colpi, ma colpisce molto che all’attuale presidente del
Consiglio pro tempore interessi ben poco se da questa situazione
potrebbe derivare, come ha detto Pierluigi Bersani, «una frattura
insanabile nel mondo democratico e costituzionale».
Lui, a dire il vero, si limita come
sempre a fare propaganda a colpi di slogan, di promesse e di giochi di
parole, ma poi non può esimersi dall’intervenire quando si sente
costretto a difendere la sua ministra Maria Elena Boschi che entra
perfettamente nel ruolo imposto dal suo capo che è quello di tentar di
intimidire il campo avverso. Però la Boschi, oltre a non sapere che
perché le intimidazioni abbiano successo devono essere fatte ma devono
anche trovare qualcuno che si lasci intimidire, non percepisce neppure
che certe uscite non sono neppure intimidazioni, ma soltanto uscite di
livello talmente infimo che, anche volendo metterci sul suo stesso
piano, non ci proviamo neanche perché non sappiamo se saremmo in grado
di scendere così in basso.
La ministra ha cominciato giorni fa
dicendo che la sinistra del PD votava come i neofascisti di Casa Pound
senza rendersi conto – incapace di cogliere certe pur grossolane
differenze – che è vero esattamente il contrario e, cioè, che sono
quelli di Casa Pound a votare, pur con motivazioni assolutamente
diverse, come quelli della sinistra del PD.
E domenica ha affermato, parlando in
televisione a “In mezz’ora”, con Lucia Annunziata, che «Come direttivo
nazionale, l’ANPI ha sicuramente scelto la linea del no. Poi però ci
sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli
venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale». Le reazioni
sono state furenti: a parte il fatto che nel direttivo nazionale
dell’ANPI la linea del NO al referendum è passata con 347 voti
favorevoli e tre astensioni, come può permettersi la giovane ministra di
ergersi a giudice di chi è stato davvero partigiano e chi no? La
signora ha subito replicato che le sue parole erano state travisate, ma
probabilmente non si era resa conto che non si trattava di un’intervista
scritta dove le richieste di rettifiche sono più facili, bensì di una
trasmissione televisiva di cui la registrazione è a disposizione di
tutti. E allora ha provato, con l’aiuto del suo capo e di altri fedeli
servitori, a stornare l’attenzione dalle sue parole sostenendo che la
colpa è dell’ANPI che, come organizzazione – dicono i renziani – non
avrebbe dovuto esprimersi.
Cioè, oltre a giudicare chi è partigiano e chi non lo è, Renzi e i suoi
si sentono in diritto di decidere sul diritto di parola: a detta loro,
per esempio, non possono esprimersi organizzazioni come l’ANPI e l’ARCI,
nettamente contrarie, ma possono parlare i vescovi italiani, favorevoli
pur con molte riserve; hanno incassato il silenzio dell’Associazione
Nazionale Magistrati come organizzazione, ma vorrebbero ancora togliere i
diritti stabiliti dall’articolo 21 della Costituzione ai singoli
magistrati e, ottenuta anche la neutralità della CGIL come sindacato,
vorrebbero tacitare i sindacalisti che, per la stragrande maggioranza,
voteranno no.
Inoltre, oltre ad avere una preponderanza straripante di spazi
giornalistici e tempi televisivi, adesso Renzi manda in campo anche
coloro che ritiene capaci di intimidire con la loro autorevolezza.
L’esempio più chiaro è quello di Giorgio Napolitano, l’ex presidente
della Repubblica che dovrebbe aver travalicato di molto i suoi ambiti
istituzionali se è vero quello che ha detto Renzi: «Napolitano mi ha
detto: devi fare la riforma del lavoro, della legge elettorale, la
riforma costituzionale e quella della pubblica amministrazione».
Ora, dopo essere intervenuto, con la
scusa di presentare un suo libro, sul tema del referendum a “Che tempo
che fa”, Napolitano, ha ribadito la sua posizione: «Ci vuole libertà per
tutti – ha affermato – ma nessuno però può dire: io difendo la
Costituzione votando no e gli altri non lo fanno». Dire questo «offende
anche me. Mi reca un’offesa profonda».
Molti italiani, presidente emerito,
si sono sentiti offesi, profondamente offesi e anche spaventati, dalla
combinazione tra riforma costituzionale e nuova legge elettorale. E
molto offesi si sono anche quando hanno sentito dire da Renzi che chi
voterà NO sceglierà l’Italia degli inciuci. È vero che a dirlo è un vero
maestro di inciuci – la stanze del Nazareno, Angelino Alfano e Denis
Verdini sono pronti a testimoniarlo – ma è anche vero che la stragrande
maggioranza degli italiani che voteranno NO gli inciuci non soltanto non
li pratica, ma addirittura ne è schifata.
E ci piacerebbe anche sentire
qualche parola, dallo stesso Napolitano, ex compagno di partito di
Enrico Berlinguer e di Pietro Ingrao, sulle proteste delle rispettive
figlie, Bianca Berlinguer e Celeste Ingrao sull’utilizzo che il PD di
Renzi fa del nome di Enrico e dell’immagine di Pietro nella campagna
referendaria, tanto che Celeste Ingrao minaccia di querelare il PD per
abuso dell’immagine di suo padre sui manifesti referendari.
«Gira su Facebook – ha detto – una
foto di papà con appiccicato sopra un grosso SI e il simbolo del PD,
prendendo a pretesto frasi pronunciate in tutt’altro contesto e avendo
in mente tutt’altra riforma», ha spiegato.
Crediamo che il concetto di vergogna tirato in campo da Piercamillo
Davigo per quanto riguarda il campo della corruzione, dovrebbe trovare
molto spazio anche in quello della propaganda.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento