martedì 28 febbraio 2023

Vietato dimenticare

Dovremmo sempre tener presente che la cosiddetta era dell’informazione opera costantemente sulla quantità e non sulla qualità. Cioè il numero di notizie in arrivo è tale che ogni fatto nuovo finisce inevitabilmente per seppellire nel dimenticatoio quelli precedenti anche quando sono importantissimi. Riescono a restare a galla soltanto le notizie che si rinnovano costantemente e hanno in sé un notevole tasso di drammaticità.

Di questa realtà ovviamente approfittano coloro che amerebbero già in partenza non essere ricordati per le bestialità commesse, o pronunciate. Quindi, se si vuole tenere in piedi il ricordo di quello che è successo, bisogna correre il rischio di diventare noiosi richiamandolo alla mente anche in carenza di accadimenti che ne rinfreschino il ricordo. È certo, però, che almeno in certi casi è praticamente doveroso sfidare la noia.

Prendiamo il caso del – sembra impossibile, ma è così – ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, per il quale non ci si può limitare a chiedere le dimissioni e la scomparsa dalla vita politica soltanto una volta: bisognerebbe richiederle ogni giorno per illimitata mancanza di umanità, per totale ignoranza di cosa significhi democrazia, per assoluta assenza di qualsiasi conoscenza della Costituzione, oppure, nel caso in cui la conosca, per evidente spergiuro nel momento in cui ha giurato su di essa per diventare ministro. Per assoluta indegnità, insomma.

E se qualcuno ha qualcosa da eccepire, si rinfreschi la memoria su certi fatti che ormai sembrano essere stati sepolti sotto l’incalzare di altre notizie, ma che hanno aperto ferite che ancora sanguinano nella democrazia di questa povera Italia che continua a sperare che questa maledetta notte arrivi alla fine, ma vede soltanto pallide e forse ingannevoli avvisaglie dei primi barlumi della luce di un nuovo giorno. Ricordiamole queste “perle” di un signore la cui espressione arcigna sembra perfetta per descrivere quello che si agita nel suo animo.

Agli inizi di novembre tenta di bloccare lo sbarco dei migranti salvati dalla nave Humanity, dicendo che «scenderanno le persone più fragili; poi la nave ripartirà con il carico residuale». Uomini donne bambini per lui sono “carico residuale”. Sarebbe giusto che sapesse cosa pensano di lui milioni di persone che, però, hanno il buon gusto di non esprimerlo a voce alta.

Non molti giorni fa, davanti a un’aggressione a calci e pugni da parte di giovani neofascisti dell’associazione giovanile che fa capo a Fratelli d’Italia nei confronti di alcuni studenti di liceo che li invitavano a non effettuare volantinaggi davanti alla loro scuola, Piantedosi, che dovrebbe vigilare sull'ordine pubblico, ha l’impudenza di non dire assolutamente nulla contro gli aggressori e la faccia di bronzo di escludere qualsiasi suggestione fascista nell’episodio, mentre il ministro all'Istruzione e al merito, Valditara, ha l’improntitudine di minacciare sanzioni contro la preside che aveva scritto una splendida lettera agli studenti per metterli in guardia contro episodi che possono sembrare casuali, ma che a suo tempo sono stati l’avvisaglia del ventennio dittatoriale che stava per cominciare. Non è dato sapere se Valditaresi sia accorto del fatto che in tutt’Italia centinaia di migliaia di insegnanti si sono rivoltati contro di lui e che Mattarella, pur non pronunciando mai il suo nome, lo ha messo al centro di un suo intervento presidenziale affermando esattamente l’opposto di quello che l’ineffabile ministro aveva affermato prima di fare una parziale marcia indietro.

Adesso, davanti alla strage di migranti sulle coste della Calabria Piantedosi ha confermato la sua inumanità accusando della morte di tanti bambini i loro genitori, accusando le vittime di essere i colpevoli: «La disperazione non giustifica il fatto di mettere in pericolo la vita dei propri figli», una frase che dimostra che non era casuale la sua scelta come capo di gabinetto da parte di Salvini quando era lui ministro degli interni e sbandierava, sorridendo assieme a Conte, i suoi cosiddetti e immondi “Decreti sicurezza” .

Dicono che tre indizi fanno una prova, ma in questo caso tre prove fanno una mostruosità e quindi cerchiamo di impegnarci a chiedere costantemente le dimissioni di questo figuro che non può pretendere di rappresentare un’Italia che, pur nei suoi momenti più bui, continua a rifiutarsi di scendere ai suoi livelli.

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