Ho sempre pensato, detto e scritto che Fabrizio Cigolot, assessore alla Cultura del Comune di Udine, è la faccia presentabile di una giunta che personalmente ritengo impresentabile, sia dal punto di vista politico, totalmente diverso dal mio, sia da quello amministrativo visto che, alla fine, l’amministrazione Fontanini sarà ricordata quasi esclusivamente per i tantissimi interventi di sistemazione di strade e marciapiedi, con soldi già esistenti in cassa, e resi disponibili dalla cancellazione del Patto di stabilità, ma anche per la rigidità sociale di stretta fede leghista, con un’unica eccezione che consiste nella recente attribuzione della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki.
Però l’assessore Cigolot, assolutamente inappuntabile quando interviene a manifestazioni, convegni, presentazioni e dibattiti, è molto meno apprezzabile quando tenta di difendere quelli che ha accettato come compagni di viaggio con acrobazie verbali che, come buona parte delle acrobazie, rischiano di concludersi con cadute rovinose che non possono non lasciare ammaccato chi le tenta.
I fatti. Giancarlo Velliscig ha deciso di riportare temporaneamente nel capoluogo friulano, al Palamostre, Udin&jazz che aveva spostato nel 2018 a Grado proprio in segno di assoluta lontananza dall’amministrazione Fontanini. «Non si tratta di una diversità di vedute politiche con l’attuale amministrazione – chiarisce il presidente di Euritmica – si è andati oltre, violando le norme della Costituzione. Ho avuto per quarant’anni rapporti con amministrazioni di ogni colore politico, ma quanto accaduto a Udine non l’avevo mai visto. Non ce l’abbiamo né con la città, né con i suoi cittadini, ma soltanto con chi siede a palazzo D’Aronco». E il riferimento è esplicito agli esponenti della Lista Salmé, di estrema destra, anche se non più presenti in giunta. «C’è il rischio – aveva detto nel 2018 Velliscig – di sdoganare il fascismo istituzionalizzandolo».
Cigolot, dal canto suo ha risposto puntando su due argomenti. Per prima cosa chiede a Velliscig: «Ci dica quali atteggiamenti tenuti, o quali decisioni assunte in questi tre anni di gestione politico-amministrativa della giunta Fontanini sono stati ispirati dalla destra estrema», aggiungendo che «non sarebbero compatibili con il profilo politico del sottoscritto». Nel secondo ricorda che il Palamostre è «una struttura sostenuta economicamente dal Comune di Udine» e che se Velliscig «manterrà quella location si dimostrerà contraddittorio rispetto alle sue esternazioni». Ma, non contento, insiste: «Se ritiene che le amministrazioni di centrodestra siano così poco condivisibili, allora rinunci anche ai lauti contributi che gli sono stati concessi dalla Regione Friuli Venezia Giulia».
Ecco, in questo botta e risposta, mi pare evidente che sul primo punto abbia ragione Velliscig, mentre sul secondo abbia torto Cigolot. Mi spiego.
Sul primo punto non ho il minimo dubbio che i sentimenti di Cigolot siano totalmente distanti da quelli dell’estrema destra, ma non ho la stessa convinzione per tutti i suoi compagni di viaggio e, inoltre, è cronaca e non ipotesi il fatto che senza l’appoggio elettorale di un’estrema destra neofascista – da qui il giusto accenno di Velliscig alla Costituzione e all’articolo 12 delle Norme transitorie e finali – Fontanini non sarebbe riuscito a vincere. Poi è vero che non ci sono state decisioni ultraestremistiche, ma l’atteggiamento della maggioranza in moltissimi frangenti è stata improntata a quella mancanza di umanità nei confronti degli ultimi che è il tratto caratteristico di Salvini, colui al quale i leghisti fanno riferimento. I peccati originali, comunque, esistono e non c’è alcun smacchiatore etico che possa cancellarli.
Dove Cigolot ha torto, invece, è il punto nel quale tira in ballo l’uso del Palamostre e la “concessione” dei contributi regionali. Qui gli errori sono decisamente gravi e si sommano tra loro provocando una frana, più che una caduta. Per prima che il Palamostre sia di proprietà del Comune, e quindi, dei cittadini di Udine, non significa che sia proprietà del sindaco e della sua giunta, ma soltanto che a loro, a meno non sia data in concessione, proprio come avviene, tocchi gestirlo. Stessa cosa per i «lauti contributi che gli sono stati concessi» dalla Regione che – merita ricordare anche questo – non è la proprietaria dei soldi che gestisce e che sono, invece, dei cittadini che le hanno dato la delega a gestirli. Quindi non si può parlare né di “concessione”, come si trattasse di una graziosa regalia, né si può tirare in ballo, come sembra fare Cigolot, la necessità di una “corrispondenza di politici sensi”, né da una parte, né dall’altra, per l’assegnazione di contributi che dovrebbero rispondere esclusivamente a criteri di utilità per la popolazione e di merito per chi questi servizi produce.
Personalmente mi spiace molto che Cigolot abbiadetto queste cose, ma ancor di più mi spiace che Udine sia costretta a continuare a essere amministrata da questa giunta e che, almeno al di fuori del Consiglio comunale, non si veda ancora uno sforzo politico deciso per ridare alla città una guida apprezzabile.
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