giovedì 7 gennaio 2021

Il peso delle parole e dei silenzi

Sulla vergognosa pagina scritta dai supporters di Trump sotto dettatura dello stesso indegno presidente si scriveranno fiumi di parole, sia sulla forza, sia sulla debolezza della democrazia americana e di tutte le vere democrazie, ma anche sul fatto che gli Stati Uniti ora stanno percependo lo stesso amaro sapore che hanno sentito altri popoli quando Washington ha appoggiato palesemente figuri come Pinochet e sulle terribili difficoltà che attenderanno Joe Biden nel tentare di rendere di nuovo degni del loro nome gli Stati Uniti che oggi sono lacerati non certamente meno di come lo erano durante la guerra di secessione.

A me, anche ripensando al blocco imposto ai messaggi di Trump (mi ripugna appellarlo ancora con il titolo di presidente) da Twitter e da Facebook interessa soprattutto mettere in luce un aspetto che riguarda tutto il mondo e, cioè il peso delle parole e dei silenzi.

Alcuni potrebbero pensare che non è democratico proibire l’uso dei social a qualcuno, ma è forse democratico permettere che, con le nuove tecnologie, tutta una serie di notizie false, diffuse per evidenti interessi personali, possa dare vita a una realtà parallela e totalmente falsa, capace non soltanto di indirizzare il voto in una determinata maniera, ma anche da indurre alla violenza chi non accetta di avere perduto?

Che in Trump ci sia una vena di criminale pazzia che riesce a compenetrarsi con una lucidità propagandistica degna di miglior causa è un dato assodato per la maggior parte degli esseri umani di questo pianeta, ma se questo figuro, pur perdendo, ha ottenuto il voto di oltre 74 milioni di americani, vuol dire che la propaganda sui social ha avuto un peso preponderante e questo comporta il fatto che, come gli antichi comizi, anche i social devono sottostare a regole che difendano quel bene prezioso e fragile che si chiama democrazia e che troppo spesso vediamo trascinata nel fango senza che ci venga spontaneo reagire.

Perché, se le parole di Trump sono state schifose, i silenzi dei maggiorenti del Partito Repubblicano americano sono stati vergognosi. E le loro reazioni odierne, a frittata fatta, dopo che il tempio della democrazia americana è stato profanato anche con colpi di arma da fuoco e con la morte di alcune persone, non li riscatta minimamente, ma, anzi, sottolinea quella loro pusillanimità che li ha fatti tacere per anni, fino a quando il loro presidente garantiva il potere, ma non certamente un comportamento retto e democratico, né una fedeltà al giuramento fatto al momento del suo insediamento.

Quello che è successo in America deve essere di lezione a tutti noi. Qui, in Italia – e non voglio insistere su quelli del centrodestra che giravano con la mascherina decorata con il nome di Trump – quante volte abbiamo assistito in silenzio all’esaltazione di razzismi, fascismi e nazismi assortiti. Quante volte la politica ha scelto la convenienza del “non vedo, non sento, non parlo”, alla rettitudine istituzionale dettata dalla Costituzione?

Quanti nostri silenzi hanno contribuito a far rinascere in Italia decine di organizzazioni nostalgiche, tanto che, se il comunismo è diventato nulla più che un ricordo, il fascismo può nuovamente organizzare in maniera palese manifestazioni e azioni violente? Quanti, anche pensando al Covid, preferiscono far finta di non ricordare che quelle stesse frange politiche che oggi attaccano il governo perché troppo poco deciso, fino a poco fa lo attaccavano accusandolo di essere liberticida perché imponeva l’uso della mascherina? E quante violenze, sia fisiche, sia via internet, sono state causate da questi figuri?

Far rispettare la Costituzione e le leggi che vi si armonizzano non è minare la democrazia, ma rafforzarla. E lo si fa anche e soprattutto con le parole, ma mai con il silenzio.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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