Bastassero
le dichiarazioni di buona volontà, saremmo sicuramente già a posto. Ma
purtroppo non è così e non basterebbe neppure avere i soldi necessari,
ammesso che ci siano, se alla base non c’è un’analisi, una scelta, un
progetto, una programmazione. In Italia dovremmo ormai essere abituati a
questa situazione che si perpetua, tranne che per poche virtuose
interruzioni, ormai da qualche decennio, ma l’attuale situazione di
crisi indotta dalle conseguenze del coronavirus sta mettendo in luce il
fatto che, se mancheranno preparazione e velocità, ci troveremo davanti a
veri e propri baratri anche in settori strategici per il futuro stesso
nel nostro Paese.
La scuola, per esempio, sta
annaspando: a tre mesi, o poco più, dalla data abituale di inizio delle
lezioni non si sa ancora praticamente nulla del prossimo anno
scolastico. Tutti affermano che la didattica a distanza non è
un’esperienza da ripetere se non come extrema ratio, ma intanto c’è
grande interesse a potenziare sia la rete, sia il parco hardware, pur
sapendo bene che comunque una soluzione esclusivamente tecnologica
finirebbe per aumentare le discriminazioni tra poveri e ricchi, tra
abitanti di zone urbane e di paesi lontani dalle aree maggiormente
abitate e, quindi, servite dal web. Si afferma che il vivere assieme
nelle classi è fondamentale per la crescita complessiva dei futuri
cittadini, ma intanto si medita seriamente sul come spezzettare le
classi stesse. Adesso la ministra Azzolina sembra avere avuto
l’illuminazione di risolvere il problema della convivenza in sicurezza
riempiendo le classi di barriere di plexiglass, anche se tante divisioni
non sembrano particolarmente indicate per far interagire studenti e
docenti e anche se non si capisce bene da dove tirerebbero fuori i soldi
gli istituti scolastici che, in parte non trascurabile, devono
rivolgersi al buon cuore dei genitori anche soltanto per dotare i
gabinetti di carta igienica.
E non basta, visto che nessuno
ricorda, per esempio, del fatto che mentre si parla di grandi
sanificazioni di edifici e di aule scolastiche, in tutt’Italia quegli
stessi edifici e quelle stesse classi saranno usate per le consultazioni
elettorali di settembre e per il referendum sull’insensato ma
abbagliante taglio dei parlamentari. E nessuno ne parla perché mai si è
pensato di liberare la scuola da questo tipo di servitù per trasferirla
in altri edifici pubblici.
Sembra abbandonato, intanto il
progetto dei doppi turni, una soluzione disagevole – i tre anni delle
medie che allora non erano ancora unificate li ho passati andando a
scuola una settimana di mattina e una di pomeriggio, però le condizioni
sociali e familiari allora erano diverse – ma che si scontra soprattutto
con il fatto che renderebbe ancora più evidente la carenza di docenti
preparati, ma anche con la considerazione che si rivelerebbero
insufficienti pure i mezzi di trasporto pubblico.
Giunge a puntino, insomma,
l’appuntamento di domani mattina, sabato 6 giugno, a Udine che alle 11
vedrà cominciare in piazza Matteotti la manifestazione “A settembre
vogliamo tornare tutti in classe!” in cui genitori, educatori,
insegnanti e, perché no?, anche studenti si confronteranno anche per
sollecitare qualche iniziativa, ma soprattutto qualche ragionamento che
tenga conto dei vari problemi, e che tenti di superarli senza darsi per
vinti in partenza per carenza di fondi e anche senza scaricare, come per
tradizione, troppi pesi sulle famiglie che già, in gran parte, stanno
attraversando momenti non facili.
Insomma, tutto è ancora in alto
mare e, anche se la propaganda che per anni ha dileggiato la cultura e
l’istruzione è penetrata in larghi strati della popolazione, sarebbe
necessario concentrarsi pure su questo aspetto che a molti, davanti ai
problemi dell’economia, della produzione e del commercio, potrebbe
sembrare secondario, mentre, invece, è fondamentale per il futuro del
nostro Paese e di tutti i suoi cittadini. Siamo quasi fuori tempo
massimo.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento