Non
è stata la prima persona che conoscevo bene a essere stata portata via
dal maledetto coronavirus, ma di Giulio Giorello hanno sentito parlare
in molti e merita ricordarlo non soltanto per questo, ma anche in quanto
è stato un esempio prezioso di come si dovrebbe essere tutti: certi
delle proprie idee e rocciosi nel difenderle, ma contemporaneamente
sicuri che se non le si confronta con chi la pensa in maniera diversa,
non potranno mai essere
forti né le idee, né chi le ha. È stato proprio questo raro desiderio
di mettersi in gioco costantemente e senza preclusioni, se non di tipo
etico, a innervare una serata di qualche anno fa al Centro Balducci dove
Giulio Giorello, dopo un primo appuntamento mancato per un’improvvisa
malattia, aveva voluto venire per di-scuterne con don Pierluigi Di
Piazza, con il professor Angelo Vianello e con me.
Nel tentare di inquadrare in breve
la figura di Giorello non si può prescindere dalla base culturale sulla
quale ha costruito il proprio pensiero, e quindi se stesso; una base
culturale complessa e non molto diffusa: ge-neralmente definito
filosofo, oltre che in filosofia si era laureato anche in matematica. E
aveva confermato questa apertura sia nella sua carriera accademica
insegnando materie che andavano dalla Meccanica razionale alla Filosofia
della scienza, sia nei suoi interessi quotidiani che, oltre alle
discipline fisico-matematiche, e a quelle storico-filosofiche, hanno
toccato i vari modelli di convivenza politica, le tematiche del
cambiamento scientifico e quelle delle relazioni tra scienza, etica e
politica. In questo senso è stata preziosa, tra le altre, la curatela
dell’edizione italiana di “Sulla libertà” di John Stuart Mill.
E forse derivava proprio da questo
suo spaziare tra la speculazione del pensiero e il contatto con la
materia e dal suo appassionarsi al concetto di libertà che in Giorello
si era sviluppata la determinazione di voler es-sere in grado di contare
soltanto su se stesso, accettando una sfida cruciale per un specie di
nuovo Illuminismo, inteso non soltanto come difesa di fronte al
dispotismo, ma anche come compagno di strada per coloro che ancora
avvertono quel bisogno d’amore a cui non pochi danno il nome di Dio.
Importante, in questo senso, è stata la pubblicazione di “La lezione di Martini: quello che da ateo ho imparato da un cardinale”,
il racconto di una grande amicizia umana e intellettuale in un vivace
rapporto di col-laborazione nell’osservare con estrema attenzione le
questioni esistenziali, scientifiche e spirituali che stavano a cuore a
entrambi.
E questa amicizia la si poteva capire bene leggendo un altro suo libro: “Senza Dio”, sottotitolato “Del buon uso dell’ateismo”,
in cui, da “ateo protestante”, Giorello non aveva mirato a tentar di
dimostrare che Dio non c’è, ma a definire l’orizzonte di un’esistenza
senza Dio. Una vita, quindi, capace di prescindere da qualsiasi forma di
sottomissione al divino, ma soprattutto a coloro che si attribuiscono
il compito di rappresentare il divino; una vita che si dipani rifiutando
rassegnazione e reverenza, che ritrovi il piacere della sperimentazione
nella scienza e nell’arte, e che porti alla riscoperta del gusto della
libertà, specialmente quando questa appare eccessiva alle burocrazie di
qualsiasi “chiesa”; credente o atea che sia.
L’argomento era stato definito
da Giorello in maniera esplicita quando aveva affermato che il problema
«si coniuga in maniera differente: non si tratta tanto di difendere la
religione più o meno tradizionale dagli at-tacchi di arrabbiati
man¬giapreti (anche se a molti non dispiace tale interpretazione di
comodo), ma di impedire che i religiosi, soprattutto là dove ritengono
di godere di ampie maggioranze, dettino l’agenda delle istituzioni
pubbliche (Stato, regioni, comuni), invadano spazi che non competono
loro e facciano scempio dei diritti dell’individuo».
Potrebbe apparire un argomento
dedicato a riempire piacevoli pomeriggi di discussioni teoriche tra
amici che si dilettano di giochi ginnici della mente, ma invece – vista
la politica italiana che cerca suggestioni e ap-poggi da qualunque parte
possano arrivare pur di arraffare qualche manciata di voti – questo
diventa un elemento discriminante per la vita democratica di un Paese
come il nostro in cui hanno avuto rilevanza alcuni che si sono
autodefiniti “atei devoti”, o anche altri che potremmo definire
“libertini pii”, entrambi aiutati da sacerdoti che erano evidentemente
sordi e ciechi a intermittenza.
Giorello ha sempre parlato molto
dalla differenza tra il concetto di autorità e quello di autorevolezza:
il primo dipende dall’apparire, il secondo dall’essere e proprio in
questo senso aveva ribadito i suoi cinque punti fondamentali della
libertà di pensiero e, quindi, di vita. Il primo è il rifiuto dell’idea
di “reverenza” perché ogni rappresentante di qualsiasi religione, o
ideologia, non ha più diritto di parola degli altri. Il secondo è contro
la “rassegnazione” perché è difficile accettare l’idea che il male sia
un castigo meritato e che con il dolore si acquistino meriti. Il terzo è
contro qualsiasi “autorità” voglia ostacolare la ricerca scientifica
deificando l’ignoranza. Il quarto si oppone alla “proibizione” per
ridurre e non ad aumentare i divieti nella sfera privata delle persone.
Il quinto, infine, è contro la “sottomissione” e si sofferma
sull’impossibilità delle prove di esi-stenza e di non esistenza perché,
pur essendo alcune veri capolavori di intelligenza, si reggono su
premesse del tutto aleatorie. E, quindi, non si può scalfire né il
diritto a credere né quello a non credere.
Giorello, insomma, è stato un
pensatore capace di rivolgersi a tutti, affrontando senza esitazioni il
concet-to di principi “non negoziabili” e altri momenti spinosi del
pensiero, ma anche con la capacità di rivolgersi a tutti presentando non
soltanto in maniera piana argomenti decisamente complicati, ma anche
con l’attenzione di renderli appetibili già nel primo impatto e a tale
proposito non si può dimenticare il suo “La filosofia di Topolino”.
Ci mancherà davvero molto.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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