Per
fortuna ci sono ancora persone per le quali il concetto di
programmazione si estende oltre un futuro che si limiti all’indomani, o,
al massimo, a una settimana più in là. Ci si era illusi che la pausa
imposta dal coronavirus potesse favorire delle riflessioni sulle tante
cose da rimettere in sesto in questo nostro Paese, a partire da quelle
più importanti e che più sono state bersagliate da tagli indiscriminati
in questi ultimi decenni: la sanità e l’istruzione.
Per la sanità era ovvio che, al di
là delle dichiarazioni d’intenti, poco si sarebbe fatto in un momento
di drammatica emergenza che ha assorbito tutte le forze possibili, anche
quelle che non si sospettava neppure di possedere. Per la scuola,
invece, non si è arrivati nemmeno a un pur grezzo ragionamento: il
comitato scientifico si è limitato a dare le proprie opinioni sugli
aspetti più semplici, come mascherine, distanziamenti, lotta agli
assembramenti, mentre la politica ha preferito pensare ad altro mentre
si cullava nell’illusoria soddisfazione che la didattica a distanza
potesse risolvere tutti i problemi, mentre, invece, è stata efficace
quasi soltanto nell’ingigantire ulteriormente le discriminazioni di
ceto, di infrastrutture, di cultura già esistenti. Soltanto due giorni
fa la ministra Azzolina, probabilmente su pressioni di una massa
sterminata di insegnanti e di studenti, ha ritenuto di potersi
sbilanciare a favore della necessità di far tornare la scuola
all’interno delle scuole. Non ci voleva tanto, ma per il momento è
questo quello che passa il panorama politico italiano. E potrebbe anche
andare peggio.
Fortunatamente, però, non è ancora
scomparsa del tutto la voglia di partecipare, di diventare parte attiva
di una democrazia che, per essere tale, deve necessariamente tenere in
debito conto quello che pensano i cittadini. E ancora una volta
l’iniziativa parte dal basso, da un territorio limitato, con la
determinazione, però, di far arrivare le richieste fino al livello più
alto possibile.
Ed è così che sabato, alle 11, Udine vedrà radunarsi in piazza Matteotti una manifestazione
intitolata “A settembre vogliamo tornare tutti in classe!”.
L’iniziativa è partita dal gruppo di genitori, educatori e insegnanti che ha promosso qualche settimana fa l’“Appello per i bambini e per i ragazzi”,
raccogliendo in pochi giorni più di mille firme, con l’obiettivo di
ottenere soluzioni efficaci in tempi brevi per la ripresa dei servizi
dedicati ai minori, per l’individuazione di spazi idonei alle attività
scolastiche ed extra scolastiche e per la predisposizione di un piano di
volontariato che coinvolga i ragazzi e le ragazze delle secondarie.
Perché la didattica a distanza può essere soltanto una soluzione di
emergenza temporanea.Con questa manifestazione i promotori intendono
chiedere con urgenza al Comune di Udine, alla giunta regionale e al
governo nazionale che il prossimo anno scolastico «parta in presenza e
in sicurezza, e torni ad accogliere tutti gli studenti e le studentesse,
eliminando le disuguaglianze che la didattica a distanza ha
accentuato». E chiede anche «un’alleanza territoriale tra le istituzioni
locali, quelle scolastiche, le associazioni, i gestori di spazi
pubblici, le cooperative e altri. per individuare, potenziare e rendere
disponibili risorse e soluzioni organizzative a sostegno della
ripartenza delle scuole in presenza, offrendo, per esempio, attività
formative in orario scolastico in caso di dimezzamento delle classi; un
progetto di edilizia scolastica per recuperare e riabilitare spazi per
la scuola, come sollecitato dal documento del comitato tecnico
scientifico del consiglio dei ministri pubblicato il 28 maggio; un piano
locale per la ripresa da subito dei servizi educativi e ricreativi, che
favorisca il ritorno di bambini e ragazzi negli spazi della
partecipazione, della cittadinanza, della cultura, dello sport e del
gioco».
Nei prossimi giorni potremo
tornare sui vari aspetti della questione, ma per prima cosa, mi sembra
importante dare spazio a questo appuntamento perché ancora oggi, anche
se a prima vista potrebbe sembrare il contrario, una forte
determinazione da parte dei cittadini può costringere ad agire coloro
che possono farlo e che tendenzialmente rimandano a domani quello che
credono di poter non fare oggi, e che poi, nell’inevitabile fretta senza
ragionamento, finiscono per creare nuovi e sempre più profondi
dissesti.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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