mercoledì 3 giugno 2020

Tutti in classe

Per fortuna ci sono ancora persone per le quali il concetto di programmazione si estende oltre un futuro che si limiti all’indomani, o, al massimo, a una settimana più in là. Ci si era illusi che la pausa imposta dal coronavirus potesse favorire delle riflessioni sulle tante cose da rimettere in sesto in questo nostro Paese, a partire da quelle più importanti e che più sono state bersagliate da tagli indiscriminati in questi ultimi decenni: la sanità e l’istruzione.

Per la sanità era ovvio che, al di là delle dichiarazioni d’intenti, poco si sarebbe fatto in un momento di drammatica emergenza che ha assorbito tutte le forze possibili, anche quelle che non si sospettava neppure di possedere. Per la scuola, invece, non si è arrivati nemmeno a un pur grezzo ragionamento: il comitato scientifico si è limitato a dare le proprie opinioni sugli aspetti più semplici, come mascherine, distanziamenti, lotta agli assembramenti, mentre la politica ha preferito pensare ad altro mentre si cullava nell’illusoria soddisfazione che la didattica a distanza potesse risolvere tutti i problemi, mentre, invece, è stata efficace quasi soltanto nell’ingigantire ulteriormente le discriminazioni di ceto, di infrastrutture, di cultura già esistenti. Soltanto due giorni fa la ministra Azzolina, probabilmente su pressioni di una massa sterminata di insegnanti e di studenti, ha ritenuto di potersi sbilanciare a favore della necessità di far tornare la scuola all’interno delle scuole. Non ci voleva tanto, ma per il momento è questo quello che passa il panorama politico italiano. E potrebbe anche andare peggio.

Fortunatamente, però, non è ancora scomparsa del tutto la voglia di partecipare, di diventare parte attiva di una democrazia che, per essere tale, deve necessariamente tenere in debito conto quello che pensano i cittadini. E ancora una volta l’iniziativa parte dal basso, da un territorio limitato, con la determinazione, però, di far arrivare le richieste fino al livello più alto possibile.
 

Ed è così che sabato, alle 11, Udine vedrà radunarsi in piazza Matteotti una manifestazione intitolata “A settembre vogliamo tornare tutti in classe!”.

L’iniziativa è partita dal gruppo di genitori, educatori e insegnanti che ha promosso qualche settimana fa l’“Appello per i bambini e per i ragazzi”, raccogliendo in pochi giorni più di mille firme, con l’obiettivo di ottenere soluzioni efficaci in tempi brevi per la ripresa dei servizi dedicati ai minori, per l’individuazione di spazi idonei alle attività scolastiche ed extra scolastiche e per la predisposizione di un piano di volontariato che coinvolga i ragazzi e le ragazze delle secondarie. Perché la didattica a distanza può essere soltanto una soluzione di emergenza temporanea.Con questa manifestazione i promotori intendono chiedere con urgenza al Comune di Udine, alla giunta regionale e al governo nazionale che il prossimo anno scolastico «parta in presenza e in sicurezza, e torni ad accogliere tutti gli studenti e le studentesse, eliminando le disuguaglianze che la didattica a distanza ha accentuato». E chiede anche «un’alleanza territoriale tra le istituzioni locali, quelle scolastiche, le associazioni, i gestori di spazi pubblici, le cooperative e altri. per individuare, potenziare e rendere disponibili risorse e soluzioni organizzative a sostegno della ripartenza delle scuole in presenza, offrendo, per esempio, attività formative in orario scolastico in caso di dimezzamento delle classi; un progetto di edilizia scolastica per recuperare e riabilitare spazi per la scuola, come sollecitato dal documento del comitato tecnico scientifico del consiglio dei ministri pubblicato il 28 maggio; un piano locale per la ripresa da subito dei servizi educativi e ricreativi, che favorisca il ritorno di bambini e ragazzi negli spazi della partecipazione, della cittadinanza, della cultura, dello sport e del gioco».

Nei prossimi giorni potremo tornare sui vari aspetti della questione, ma per prima cosa, mi sembra importante dare spazio a questo appuntamento perché ancora oggi, anche se a prima vista potrebbe sembrare il contrario, una forte determinazione da parte dei cittadini può costringere ad agire coloro che possono farlo e che tendenzialmente rimandano a domani quello che credono di poter non fare oggi, e che poi, nell’inevitabile fretta senza ragionamento, finiscono per creare nuovi e sempre più profondi dissesti.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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