A Melegnano, in
Lombardia, sul portone di una famiglia che ha adottato un ragazzo
senegalese, i soliti coraggiosissimi ignoti hanno scritto «Ammazza al
negar» (Ammazza il negro) che, tra l’altro, dimostra che va bene “Prima
gli italiani”, ma che ancor prima dell’italiano va messo il dialetto. Il
tutto è firmato con una svastica (tra l’altro disegnata con
orientamento inverso da quello giusto). Sullo stesso portone una
settimana fa con la stessa calligrafia era stata vergata un’altra frase
elegante: «Pagate per questi negri di merda».
Sempre ieri, a Napoli, un nero,
mentre rincasava dal lavoro, è stato insultato, strattonato e
immobilizzato con lo spray al peperoncino solo per lo schifoso
divertimento di un gruppo di giovanissimi. E in questi ultimi mesi si
sta assistendo a un moltiplicarsi di episodi di razzismo, con
sparatorie, violenze fisiche e verbali, intimidazioni di ogni genere,
dichiarazioni pubbliche che fanno rabbrividire. Tra l’altro, di solito
all’antisemitismo francese, attualmente in grande spolvero, fa eco
quello nostrano che non vuol sentirsi inferiore. E, quindi, c’è da
attendersi qualche altra schifezza.
Teoricamente un ministro degli
Interni dovrebbe avere come compito primario non tanto quello di
cambiare felpa a seconda del posto dove va, bensì quello di far
mantenere l’ordine pubblico. Ma qualcuno ha mai sentito Salvini
impegnarsi contro il razzismo (e finiamo di chiamarlo intolleranza,
perché la tolleranza viene praticata dai superiori nei confronti degli
inferiori; e qui siamo tutti uguali), o soltanto nominare la parola
“razzismo”, se non per negare che esista?
Nessuna sorpresa. Il ministro della paura è perfettamente coerente nei confronti dei migranti in mare e in terra.
Sull’acqua tenta di impedire che si
vada a salvare chi sta annegando perché – questo è il suo limpido
ragionamento – così sapranno quali rischi corrono e non si metteranno in
mare. Come se non sapessero già che la loro vita è stata messa a
rischio, già prima che in mare, nel deserto, o tra le mani dei libici o
di altri aguzzini di frontiera. Come se la loro scelta di andarsene
fosse libera e non obbligata da disperazioni che possono derivare da
guerre, torture, dispotismi, carestie e altre calamità del genere. Come
se non fossero già morti a migliaia anche quando il soccorso in mare era
considerato un dovere e non un delitto.
A terra la filosofia di Salvini deve
essere più o meno la stessa: lasciamo che i più scalmanati li mettano
in pericolo, magari sparando loro alla testa mentre stanno tentando di
recuperare qualche lamiera abbandonata per fare da tetto a una capanna
di legno e cartone, così capiranno che qui è pericoloso stare e così non
verranno più in Italia.
L’elenco di fatti gravi è già troppo
lungo, ma è ancora poco se si pensa a come le parole e i silenzi di
Salvini abbiano sdoganato gli istinti più bassi di un popolo che amava
definirsi “Italiani brava gente”. Anche se è una frase senza senso
perché le responsabilità e i meriti sono sempre individuali e anche se
già avevamo dimostrato che collettivamente non è proprio così.
Le parole e i silenzi di Salvini, ma
anche i silenzi e le mezze parole di chi avrebbe dovuto, più che
potuto, opporsi: i politici, ma anche tutti noi che abbiamo consentito
che la patologia di alcuni diventasse epidemia per molti, che abbiamo
permesso che la cultura di questa gente italiana, da sempre imbastardita
– e quindi migliorata – da mescolanze indotte dalla storia cambiasse
profondamente fino a non riconoscere più se stessa, fino a non capire
che ormai il problema non sono i migranti, ma siamo noi.
So che queste sono parole scontate
per coloro che la pensano come me e sono del tutto inutili per i seguaci
convinti di Salvini, i volonterosi fiancheggiatori di chi è, per il
momento al potere. Ma spero che qualche parola raggiunga coloro – i
grillini, in primis – che permettono che il governo Salvini –
chiamiamolo com’è giusto chiamarlo – stia in piedi; che siano sentite da
coloro che stanno zitti davanti a vere bestemmie laiche che si sentono
in strada, nei negozi, nei bar e in televisione; che facciano breccia in
coloro che favoriscono questa situazione con il loro non voto perché
«la politica è una cosa sporca». Vi assicuro che il razzismo lo è ancora
di più.
Tocca a tutti questi, a tutti noi darsi da fare perché questa maledetta notte finisca il più presto possibile.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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