Questo commento è
già apparso questa mattina sull'edizione in carta del Messaggero Veneto
come risposta all'ennesima indecente strumentalizzazione espressa in
un'intervista rilasciata da Fontanini (anche se gli spetta mi è
difficile chiamarlo con l'appellativo di sindaco, parola per la quale
avevo sempre nutrito un profondo rispetto).
È vero che il sindaco Fontanini non
usa giri di parole, ma forse proprio perché non le gira, finisce per
guardare in un’unica direzione, in quanto sta parlando di una realtà
che, al di là di pochissime eccezioni che in ogni frangente esistono,
nessuno si sogna di negare: le foibe sono esistite e sono una delle
pagine feroci della storia umana di cui a Trieste, la città in cui sono
nato, si è sempre parlato perché tutti hanno avuto un parente, o un
conoscente, che ne è stato direttamente, o indirettamente coinvolto.
Non c’è alcun negazionismo, insomma,
e, anzi, questo negazionismo tirato in ballo a ogni pie’ sospinto
appare soltanto un metodo non per negare (sarebbe impossibile), ma per
tentare di sminuire la gravità di un’altra delle grandi tragedie della
seconda guerra mondiale: la Shoah.
È anche un tentativo, anche se
Fontanini dice di non volerlo fare, di strumentalizzazione politica
visto che l’argomento non viene tirato giustamente in ballo soltanto nel
giorno del ricordo delle foibe, appunto, ma anche nella giornata della
memoria per i milioni di vittime dei Lager nazisti di cui uno – a
proposito di viciniorità – era anche a Trieste, nella Risiera; anche nel
giorno dedicato alla commemorazione dei deportati nei Lager; anche il
25 aprile, perché evidentemente qualcuno la Resistenza non l’ha mai bene
digerita.
Sarebbe il caso che Fontanini, ma
non solo lui, ricordasse che non è che il ricordo di una malvagità possa
cancellare un’altra malvagità. Nelle tragedie valgono le stesse regole
della matematica: se sommi due numeri negativi, il risultato non si
avvicinerà allo zero, ma sarà ancora più negativo. Sarebbe come se i
fantomatici negazionisti ogni volta che sentono parlare di foibe,
dicessero «Ma la Shoah…». Sarebbe, insomma, un’emerita stupidaggine.
Ancora una cosa: se fosse vero che
«la memoria condivisa non può prescindere dalla verità storica…»
denunciando tutti i crimini commessi dai vari regimi, sarebbe il caso
anche di ricordare che la spirale di violenza slava non è giustificata,
ma almeno parzialmente spiegata dallo spirito di vendetta innescato
dalle stragi fasciste nella Slovenia occupata. Il generale Mario
Robotti, il 4 agosto 1942, scriveva da Lubiana ai comandanti alle sue
dipendenze che «Si ammazza troppo poco». Scriveva e non “diceva” e,
visto che “scripta manent”, il testo è ancora disponibile e lo si può
trovare all’indirizzo http://www.criminidiguerra.it/DocumRob.shtml.
E tutto questo non per tentare un
altro stupido tentativo di annullare un orrore con un altro orrore, ma
semplicemente per evitare un altro «subdolo negazionismo».
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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