La frase dal sen
fuggita ad Attilio Fontana, candidato governatore leghista – e di tutto
il centrodestra – al governatorato della Lombardia («L’Italia non può
accogliere tutti i migranti, dobbiamo decidere se la nostra razza bianca
debba continuare a esistere») a prima vista può apparire di grande
consolazione. Davanti a un’affermazione simile, infatti, ci si sente
davvero sollevati: è talmente becera, stupida e razzista che
automaticamente si è portati a ritenere noi stessi raffinati,
intelligenti e di grande apertura mentale.
Superata questa prima reazione
autoconsolatoria, non possiamo non chiederci quanta responsabilità,
invece, ricada su di noi riguardo al fatto che qualcuno possa
impunemente dire in pubblico cose talmente schifose, pensando di trarne
vantaggio e, contemporaneamente, addirittura pretendendo di diventare la
guida politica e amministrativa di una regione importante come la
Lombardia. E, tutto sommato, con buone speranze di farcela; e non perché
Liberi e Uguali non appoggia Giorgio Gori, ma in quanto il partito di
Gori ha fatto tutto il possibile – e ancora di più – per far schifare gli
elettori di sinistra, quelli che costituivano il suo bacino naturale di
voti, tanto da non farli più avvicinare alle urne.
È vero: possiamo tranquillamente
dire che di cose in comune con Fontana e Salvini non ne abbiamo neppure
una, ma se scaviamo un po’ più a fondo inevitabilmente finiamo per
renderci conto che abbiamo un bel po’ di responsabilità perché se
avessimo reagito al momento giusto, se non avessimo lasciato sdoganare
sorridendo con aria di superiorità parole come “razza”, “fascismo”,
“extracomunitari”, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo, se non
fossimo stati quasi zitti davanti a chi voleva mettere sullo stesso
piano quelli che hanno liberato l’Italia dai nazisti e dai fascisti e
coloro che erano d’accordo con chi ha promulgato le leggi razziali, oggi
non saremmo qua a vedere, quasi increduli, che stiamo rischiando di
tornare ad abissi politici e sociali che in troppi hanno pensato che non
potessero più tornare.
Se oggi mi chiedessero di indicare
il punto in cui la perdita di qualità politica generale di questo nostro
Paese ha cessato di avere la pendenza di un tranquillo piano inclinato
per assumere la ripidità di un rovinoso burrone, avrei pochi dubbi
nell’individuare il punto di rottura della discesa nel momento in cui
hanno fatto irruzione nella mente dei capi dei vari partiti i sondaggi,
con l’arrivo dei quali chi fa politica ha smesso assolutamente di
ragionare su quello che sarebbe giusto fare e ha cominciato considerare
che bisogna soltanto promettere che si farà quello che teoricamente,
secondo i sondaggi, la maggioranza della gente vorrebbe.
Da quel momento in poi buona parte
degli eletti, pur di assicurarsi una futura rielezione, ha rinunciato
completamente a pensare, a ragionare, a sognare, mentre la maggior parte
degli elettori si è resa conto che, se riusciva a costituire una massa
critica, poteva fare pressioni determinanti sui propri rappresentanti e
ha cominciato a credere che davvero i propri interessi individuali
fossero più importanti degli interessi collettivi.
Pensiamo soltanto a questo terribile
rigurgito di razzismo che è evidentemente legato a doppio filo con il
fenomeno della fuga di poveri disgraziati che scappano da guerre,
dittature, fame, sete, malattie e che danno vita a quella migrazione
contro cui Salvini e i suoi complici si scagliano in ogni occasione
possibile. E chiediamoci cosa abbiamo fatto davvero per opporci alla
loro propaganda xenofoba, aliofoba e razzista; cosa abbiamo fatto per
controbattere le loro frasi grondanti odio e fatte passare per asettiche
espressioni razionali; come ci siamo comportati quando ci sono stati
angherie, cortei e manifestazioni contro quei poveri cristi che
rischiano la vita propria e quella dei propri cari pur di sfuggire a un
destino che è già troppo simile alla morte.
E chiediamoci anche cosa ha fatto il
cosiddetto centrosinistra per opporsi a livello politico a questa
deriva. È stato giusto lasciar confondere lo ius soli con l’immigrazione
attuale e poi lasciar cadere una legge sacrosanta, perché semplicemente
umana, in quanto si temeva di non avere i numeri in vista delle
imminenti elezioni? È stato giusto che lo stesso PD mettesse da parte la
sindaca di Lampedusa che aveva reso l’isola degna di diventare
candidata al Nobel per la pace, per dare spazio a un altro proprio
candidato che ha dichiarato di voler rendere molto più difficile
l’approdo sull’isola?
E poi: è stato giusto cambiare
politica sull’accoglienza e poi anche vantarsene perché gli arrivi sono
diminuiti mentre aumentavano i morti in mare, anche d’inverno, e mentre
si affollavano all’inverosimile quegli inferni in terra che vengono
blandamente chiamati “carceri libiche”? Sentiamo quello che Nicola
Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro e nemico giurato
della ‘ndrangheta, ha detto riferendosi al ministro degli Interni, Marco
Minniti, in un’intervista a “Faccia a Faccia”, la trasmissione de La7
condotta da Giovanni Minoli: «Lo stop agli sbarchi – afferma – non è
degno di un Paese occidentale». E spiega: «Non mi è piaciuta la
strategia di Minniti sull’immigrazione: non è da Stato occidentale
costruire gabbie in Libia. Con un terzo della spesa si potrebbero
mandare in Centro Africa i nostri servizi segreti per fermare i viaggi e
costruire strade e aziende. Mentre parliamo ci sono donne violentate e
bambini picchiati. Non sto tranquillo solo perché in Italia ci sono
duemila arrivi in meno».
Tutto questo per dire che, risalendo
dalla base al vertice, Minniti, Gentiloni e Renzi, sono in realtà dei
razzisti? Neppure per sogno. Ma sono estremamente attenti ai sondaggi e
se questi sondaggi – sull’attendibilità dei quali, tra l’altro, viste le
disparità tra i vari risultati proposti, si può ben dubitare – dicono
che una parte degli italiani (neppure la maggioranza, ma soltanto una
parte) perde i suoi punti etici di riferimento e si incammina sulla
china dell’inciviltà, allora ritengono che un voto in più valga una
perdita di decenza.
E poi si chiedono come mai non si
possa camminare insieme; senza rendersi conto che ci sono ancora molti
che non accettano di dirigersi verso un baratro in cui non mancano tanto
i voti, quanto la dignità e la speranza.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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