Nel XXVII canto
dell’Inferno Dante si fa narrare da Guido da Montefeltro come alla sua
morte fossero apparsi San Francesco, che voleva portare la sua anima in
cielo, e il diavolo che si era opposto con un ragionamento descritto in
una terzina magistrale: «ch’assolver non si può chi non si pente, / né
pentere e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente».
E che il diavolo, dopo aver detto al neo–dannato con irridente scherno
«Forse / tu non pensavi ch’io löico fossi!», lo portò davanti a Minosse.
Ecco, il problema è che oggi, al di
là del diavolo, che speriamo non sia presente, di “löici” sembrano
essercene in giro davvero pochi, visto che “la contradizion” consente,
eccome. Anzi, che la maggior parte della gente di queste incoerenze
ormai non si accorge neppure più.
Pensiamo ad alcune cose che
accadranno il 25 aprile che anche quest’anno si presenta con assenze e
polemiche. A Roma, per esempio, al corteo principale non parteciperà la
Comunità ebraica che ricorderà la Liberazione con una propria
manifestazione separata, di fronte all’allora sede della Brigata
Ebraica. Il motivo? Semplice: si rifiutano di partecipare a un corteo
nel quale sfilano anche i rappresentanti della Comunità palestinese che,
secondo la Comunità ebraica, è erede «del Gran Mufti di Gerusalemme che
si alleò con Hitler». Sembra difficile che qualcuno possa annotare che
del Gran Mufti di Gerusalemme molto probabilmente i palestinesi che
sfileranno martedì non sanno quasi nulla. E sembra anche abbastanza
contraddittoria la dichiarazione di Ruth Dureghello, presidente della
Comunità Ebraica di Roma: «L’Anpi che ci paragona a una comunità
straniera è fuori dalla storia e non rappresenta più i veri partigiani.
Oggi c’è bisogno di celebrare il 25 aprile senza faziosità e senza
ambiguità, una festa di chi crede nella Costituzione e nei valori
dell’antifascismo».
Una richiesta di non faziosità che
si nutre proprio di faziosità, intesa come convinzione di essere - loro e
il governo di Benjamin Netanyahu - depositari della verità a
prescindere, tanto da avere la convinzione di poter essere in grado di
sceverare i “veri partigiani” da quelli posticci. Proprio come aveva
fatto Maria Elena Boschi quando aveva lanciato la propria scomunica
contro l’Anpi rea di voler difendere la Costituzione contro le mire di
Renzi che chiedeva più governabilità in cambio di meno democrazia.
E, a dire il vero, sembra proprio
che il PD non abbia cambiato strada visto che quello capitolino non sarà
alla manifestazione dell’associazione dei partigiani. «Purtroppo ancora
una volta a Roma il corteo dell’Anpi è diventato elemento di divisione
quando dovrebbe essere invece l’occasione di unire la città intorno ai
valori della resistenza e dell’antifascismo. Per questo, come già l’anno
passato, non parteciperemo", spiega Matteo Orfini, giovane turco che
tanto giovane più non è, ma turco sempre di più, vista la piega imposta
da Erdogan.
E, senza andare tanto lontano,
pensiamo a cosa accadrà in piazza Libertà a Udine dove a fare l’orazione
ufficiale sarà sempre quello stesso sindaco Honsell che tante volte ci
aveva commossi per le parole e i toni usati nel difendere la
Costituzione come splendido e irrinunciabile frutto della lotta di
Resistenza e che, pochi giorni dopo aver raccomandato pubblicamente, in
sala Ajace, di leggere libri che chiaramente indirizzavano verso il No,
ha dichiarato coram populo di abbracciare le tesi del Sì e si è anche
impegnato a tentare di far vincere le idee di Renzi, Boschi e
Serracchiani.
Sono divisivo nel ricordare questi
fatti alla vigilia della celebrazione della Liberazione? Credo di no
perché la successione dei fatti nella condotta di Honsell non è in
discussione e perché mi sembra bizzarro, se non del tutto lontano dal
concetto di “löico” affidare l’orazione ufficiale per la Resistenza a
chi voleva cancellarne quel frutto che egli stesso, fino all’anno
scorso, definiva il più prezioso.
E, poi, divisivo cosa vuol dire?
Vorrei ricordare che essere partigiano voleva e vuol dire prendere
parte. E che è negli anfratti dell’equidistanza che si annidano i germi
che, spesso soltanto per piccini desideri di tranquillità, finiscono per
far ammalare le società di disinteresse e, con questo, per spalancare
le porte alle scorribande di coloro che si fanno passare per uomini
forti, in grado di risolvere i problemi di tutti, mentre spesso lo fanno
soltanto per risolvere i propri.
Ancora una volta va ricordato che la
Resistenza non è di tutti. Non era di Berlusconi che cacciava dalla Rai
il partigiano Enzo Biagi; non è di coloro che adesso vorrebbero che
dimenticassimo che il 4 dicembre la Costituzione è rimasta a difenderci
nonostante i loro attacchi.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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