Una delle grandi
maledizioni del nostro tempo è la smania di semplificazione, quella
voglia di generalizzazione che è estremamente comoda, che evita di fare
la fatica di dover conoscere, pensare, ragionare e scegliere, ma che
finisce per togliere agli “altri” la vita reale, riducendoli ad
astrazioni, e finendo per ammassare tutti in grandi, ipotetiche e
improbabili, categorie. Ci sono addirittura – e tra loro anche molti
colleghi davvero di vaglia – che fanno finta di poter indicare il credo
politico di qualcuno limitandosi a dire che è del PD. E in questo modo è
davvero impossibile comprendere cosa davvero stia accadendo in quello
che era il più grande partito di centrosinistra e perché si sia arrivati
praticamente alla scissione. Infatti è ridicolo parlare di questione di
date che diventano importanti soltanto perché, se troppo ravvicinate,
non possono non trasformare il congresso del partito nell’ennesima,
quasi scontata conta dei voti.
Cerco di illustrare il mio punto di
vista dandovi alcune premesse: non sono mai stato iscritto a nessun
partito, ma molto spesso, da quando è nato, ho votato per il PD anche e
soprattutto per la convinzione che non si possa creare una vera
coalizione di centrosinistra senza una forte massa gravitazionale che
finisca per attrarre gli altri corpi e corpuscoli che gli sono vicini.
Detto questo, ha sempre scritto e ragionato sperando in una “unità della
sinistra”, locuzione nella quale entrambi i sostantivi sono importanti,
ma senza il secondo diventa inessenziale anche il primo. Terza,
doverosa, precisazione: non ho mai apprezzato Renzi, sia perché,
appunto, pochissime sue azioni hanno profumato, sia pur vagamente, di
sinistra, sia in quanto per lui vincere un congresso, o un’elezione, non
significa assumersi l’onere della decisione dopo approfonditi
confronti, ma soltanto comandare senza reali confronti di idee e, in
caso di polemiche durature, mettendo la scelta ai voti se il risultato è
già scontato in suo favore.
Quindi, qualunque sarà il risultato
dell’assemblea del partito, la sinistra ne uscirà con le ossa rotte
perché il centro gravitazionale avrà perduto gran parte della sua forza
d’attrazione, o, a livello parlamentare, a causa di una scissione,
oppure, a livello popolare,
in quanto il partito continuerà a perdere i voti di tutti coloro che
continuano a credere che destra e sinistra non siano la stessa cosa e
non trovano più, nel PD, i motivi per meritare il loro voto.
Assistere alle telefonate renziane
ad alcuni – solo ad alcuni – degli esponenti della minoranza fa venire
in testa più il desiderio di spezzare il fronte contrario che quello di
cominciare una marcia di avvicinamento che includa tutte le anime del
PD. Sentire le parole di Del Rio che, inconsapevole di essere ascoltato,
accusa Renzi di non aver fatto nulla per contrastare la scissione evoca
la figura di un Sansone – sia pure decisamente più debole – che, visto
che non riesce a vincere, preferisce morire con tutti i – per lui –
filistei. Vedere i distinguo nella minoranza fa anche capire che molto
probabilmente, se il partito si spezzerà, la scissione creerà ben più di
due pezzi. Insomma, comunque andrà a finire, il centrosinistra subirà
una ferita dalla quale ben difficilmente potrà guarire in tempi brevi.
Ora possiamo dare la colpa a Renzi, a
Bersani, a D’Alema, o a tanti altri esponenti del PD che stanno per
andarsene, o che se ne sono già andati. Ma in realtà la colpa è nostra
che, rinunciando alla partecipazione diretta, abbiamo lasciato che il
berlusconismo allungasse almeno uno dei suoi tentacoli – la
personalizzazione della politica con la cancellazione degli ideali –
dappertutto e anche nel partito che era nato proprio per avversarlo e
che, con Prodi, era riuscito per ben due volte a sconfiggerlo.
I nostri padri costituenti hanno
scritto la nostra carta fondamentale mai immaginando che si potesse
rinunciare a confrontare le idee e non hanno mai dato peso ai
protagonismi. Proviamo a riprendere a seguire il loro esempio: le
“vocazioni maggioritarie” senza basi ideali sono soltanto deliri di
onnipotenza accompagnati da fastidio per il confronto.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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