Anch’io, come le
stragrande maggioranza delle persone, vivo di incertezze. Talvolta,
addirittura, può venirmi il dubbio di sbagliare nel giudizio negativo
che ho nei confronti di Renzi. Poi, fortunatamente, lui rimette subito
le cose a posto.
Mercoledì, nell’e–news che Renzi
manda a tutti i simpatizzanti e che, per ragioni misteriose, arriva
anche a me, il capo del governo pro tempore, nel confutare il fatto che
«qualcuno è riuscito a insinuare e far circolare l'idea che mentre mi
stavo facendo il segno della croce ai funerali di Amatrice in realtà
stessi scrivendo al telefono», spiega, con un ammirevole salto
acrobatico logico che « dire la verità in modo semplice e chiaro,
offrire numeri e cifre è possibile. Poi ognuno si fa una propria
opinione. Ma i numeri sono chiari. Le cifre non mentono». Come non
essere d’accordo che i numeri sono dati di fatto? Ieri, però, l’Istat ha
confermato che il Pil italiano è a crescita zero e Renzi, con il suo
solito sorriso confidenziale, ha rilevato che però «la crescita c’è»,
perché – ribadiscono Renzi e Padoan – a causa degli arrotondamenti le
previsioni annue salgono da un più 0,6 per cento a un più 0,7.
Francamente mi interessa poco
discutere sulla possibile variazione di un decimo di punto percentuale
sulle possibili variazioni del Pil. Mi interesserebbe molto di più
sentir parlare del benessere – non soltanto economico – dei cittadini di
cui la politica dovrebbe occuparsi a ogni livello. Ma di questo non si
parla praticamente mai perché è difficile fare spot ottimistici se i
contenuti di quegli spot sono immediatamente percepibili come artefatti,
se non addirittura falsi.
Anche questa volta Renzi, come
sempre, si è preoccupato di far sapere quanto è bravo in campi diversi
da quello di cui ci si occupa in quel momento e sul quale avrebbe poco
di positivo da dire, mentre, così facendo, può fare propaganda fidando
sul fatto che chi lo ascolta è distratto su quello di cui sta parlando
lui.
Ma gli esempi non si fermano a lui.
Il ministro Lorenzin sostiene la necessità dell’incremento di natalità
come se si trattasse soltanto di cambiare il programma di una serata,
altrimenti dedicata a una cena o a un film, e tutta la questione non
fosse legata, invece, alla mancanza di possibilità economiche di mettere
in piedi una famiglia alla stessa età in cui ci si riusciva un paio di
decenni fa.
I grillini, davanti al caos della
giunta Raggi e all’apparire delle profonde crepe che stanno intaccando
l’apparente monolito del Movimento Cinque Stelle, copia immediatamente
la frase di Di Maio che, senza eccessiva fantasia, copia a sua volta una
frase che era già vecchia ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica,
quando, a turno, tutti accusavano i cosiddetti “poteri forti” che
sicuramente esistono, ma che, tra l’altro, dovrebbero avere ben solidi
agganci anche all’interno del movimento se sono riusciti, senza
apparenti spinte esterne, a far dimettere cinque personaggi di primo
piano dell'organigramma romano in meno di 24 ore, e a far sparare l’uno
contro l’altro molti esponenti dell’universo grillino.
In tante città si è convinti che per
far rivivere i centri storici basti organizzare alcune volte l’anno
delle manifestazioni che facciano arrivare decine di migliaia di
“consumatori” – cosa ben diversa da “cittadini” – da fuori. E non ci si
rende conto che per far rivivere una città, invece, bisognerebbe rendere
più appetibile la vita in quei centri dove, invece, le banche hanno
preso il posto dei negozi e dove è quasi impossibile comperare – se
dovesse servire – un qualunque elettrodomestico per sostituire quello
che si è appena guastato.
Ma vi è mai venuto il dubbio che
nella scelta dei politici e degli amministratori si dovrebbero
privilegiare le persone che abbiano un minimo di preparazione, ma
soprattutto la capacità di lanciare il proprio sguardo progettuale oltre
la distanza di qualche mese, o addirittura anche al di là del prossimo
appuntamento elettorale?
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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