Matteo Renzi ha pronunciato, per
l'ennesima volta, la fatidica frase «Abbiamo i numeri». Questa volta
l'ha detta davanti al presidente Mattarella per assicurargli che, pur
davanti alle nuove polemiche legate ad Alfano e famiglia, il governo
riuscirà ad avere al Senato la maggioranza necessaria a far passare il
decreto Enti locali. E Mattarella - che a differenza del suo
predecessore si attiene al dettato costituzionale e opera da arbitro più
che da capitano di una delle parti in campo - non ha potuto far altro
che annuire in attesa degli eventi.
Ma dalla frase di Renzi ancora una
volta si evince che i numeri sono l'unica cosa della democrazia che
Renzi sia riuscito ad assimilare: di tutto quello che prima dei numeri
dovrebbe esserci non c'è traccia. Principi, valori, pensiero,
elaborazione, confronto, discussione, mediazione, accordi alla luce del
sole sono tutte cose che nella mente dell'attuale presidente del
Consiglio sono scomparse, e comunque assenti, per lasciare spazio
soltanto alla parte finale: i numeri. Sicuramente importanti, ma
altrettanto sicuramente travisabili, addomesticabili, imponibili; e,
quindi, adatti a ogni tipo di regime, mentre sono tutti gli altri
aspetti che precedono le conte dei voti a distinguere se si è, o meno,
in uno stato di democrazia.
Adesso, secondo Renzi e i suoi,
dell'Italicum si può discutere; il referendum si può "spacchettare". Un
soprassalto democratico? Certamente no. Soltanto, ancora una volta,
questione di numeri che il presidente del Consiglio si è accorto con
certezza di non avere più. E allora cerca di correre al riparo, anche
perché ha legato il suo futuro politico al risultato del referendum.
In questo momento è inutile parlare
della ministra Boschi che - dopo aver ribadito più volte in passato che,
come il suo capo , se la riforma costituzionale non dovesse passare in
toto se ne andrebbe a casa - ora annuncia che la Costituzione va
discussa con i cittadini. E neppure di Napolitano che continua ad
accusare chi difende i principi fondanti della Costituzione del 1948 di
provocare il disastro per l'Italia. Piuttosto un cenno sembra
obbligatorio sul fatto che non vorrei mai essere vicesegretario del PD.
Guardate come Guerini deve rinnegare se stesso per tentare di salvare la
faccia al suo capo: fino a ieri era severissimo sacerdote
dell'intangibilità della presunta nuova Costituzione e della nuova legge
elettorale, mentre adesso è propugnatore di un dialogo a tutto campo.
Comunque, visto che Renzi soltanto
di numeri intende, vorremmo ribadire che l'Italicum non va corretto, ma
va cestinato per trovare nuove formule che garantiscano
rappresentatività e, quindi, democrazia. E che lo "spacchettamento"
della riforma costituzionale può risolvere solamente questioni minute e
secondarie, come quella dell'abolizione del CNEL, mentre una
Costituzione seria è qualcosa di organico: se la tocchi in un punto (e
qui se ne vogliono stravolgere più di quaranta) quell'azione può
riflettersi, anche a livello di limitazione di diritti, in altri punti.
E, in ogni caso, la voglia di tramutare una repubblica parlamentare in
una repubblica presidenziale non può certo essere "spacchettata".
E allora, a maggior ragione, attenti
alle promesse di Renzi per il futuro: per lui, visto che è la cosa a
cui bada maggiormente, saranno sempre i numeri e non le promesse a
contare di più.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento