Che la sinistra
PD prenda in giro noi elettori che ancora faticosamente crediamo nella
sinistra e nel centrosinistra è cosa risaputa, ma che continuino a
prendere in giro anche se stessi, e in maniera sempre più feroce,
continua in qualche modo a riuscire a sorprenderci.
Il plurinquisito Denis Verdini,
attuale capofila di Ala e recente consigliere privilegiato di
Berlusconi, incontra i capogruppo del PD Ettore Rosato, per la Camera,
Luigi Zanda, per il Senato, e il vicesegretario Lorenzo Guerini. Manca –
è vero – il segretario Matteo Renzi, ma, visto il grado di cupidigia di
servilismo dei tre, è come se fosse presente. È, in pratica, la
ratifica formale di un dato di fatto già avvenuto nelle aule
parlamentari e soprattutto in Senato dove Renzi, senza l’appoggio di
Verdini, non avrebbe passato un paio di voti di fiducia.
E davanti a tutto questo, Speranza e
compagni (scusate se li chiamo così, ma la parola non sembra avere più
alcun significato politico) cosa trovano da eccepire? Si assicurano che
l’incontro non avvenga nella sala Enrico Berlinguer di Montecitorio,
quella dove si riuniscono i deputati del PD, ma nell’ufficio di Rosato –
che con Berlinguer e con la sinistra non ha mai avuto nulla da spartire
– e poi si limitano a ripetere le solite litanie nelle quali dicono di
essere in ambasce perché temono che il PD possa non essere più un
partito di centrosinistra, ma una specie di Partito della Nazione.
Se qualcuno li conosce di persona e
sa come arrivarci velocemente, sarebbe il caso di avvertire Speranza,
Bersani, Cuperlo e tutti gli altri che stanno loro più o meno vicini che
quello che loro dicono di temere è già da tempo che si è verificato.
Inoltre, se davvero tengono alla memoria di Berlinguer in maniera seria e
non soltanto con l’attenzione che la sala a lui dedicata non venga
“profanata” da Verdini, ma soprattutto dalle commistioni con la destra,
non restano loro che due strade: o buttare fuori dal tempio i mercanti
che sono guidati da Renzi, o abbandonare il tempio già da tempo e già
abbondantemente profanato per andare a costruirne un altro.
Verdini, con un sorriso ancora più
smagliante di quello che di solito “indossa”, è entrato da Rosato per
chiedere un riconoscimento politico dicendo, con il suo solito buon
gusto: «Non siamo mica dei clandestini». Ed è uscito da quell’ufficio
sogghignando: «Non siamo in maggioranza; l’opposizione dice che non
siamo all’opposizione… Dove siamo, allora? Siamo in Paradiso». Ed è una
definizione azzeccatissima, se per Paradiso, si intende quel posto, come
diceva Dante, «dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare».
Soprattutto se si vuole fare una legge sulla prescrizione che sia più di
apparenza che di sostanza perché non tocca l’unico punto seriamente
necessario e capace di dissuadere gli avvocati dal ritardare il più
possibile qualsiasi procedimento pur di arrivare all’agognata meta della
scadenza dei termini di prescrizione, appunto: quello di bloccare la
prescrizione con il rinvio a giudizio. E a Verdini tutto questo
interessa molto, tanto da dare abbondanti voti in cambio.
E Speranza – per chi crede nella
sinistra, sempre più l’unico ossimoro fatto di una parola soltanto –
cosa trova da dire? Ineffabile, afferma: «Lo dico a Renzi e alla
segreteria: quando Verdini si accosta al PD ne abbiamo un danno
elettorale». Danno elettorale? E di scomparsa di valori vogliamo
parlarne? Ma davvero Speranza pensa che il PD perda voti a causa di
Verdini e non, in prima battuta, proprio a causa dei suoi dirigenti? Si
ricorda Speranza che quando c’è stato il crollo di affluenza in
Emilia–Romagna Verdini era ancora con Berlusconi?
Vuole Speranza finirla di prendere
in giro quelli che avrebbero potuto essere suoi elettori? E vuole
finirla di far finta di prendere in giro anche se stesso?
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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