Monti, rivolegndosi ai sindacati dice: «Credo che in questi giorni avrò bisogno di chiamare ancora le forze sociali a uno spirito di coesione. Se veramente teniamo al futuro e crediamo gli uni negli altri, allora bisogna cedere qualcosa rispetto al legittimo interesse di parte».
Presidente, ma, visto che i sindacati sono, in realtà, i lavoratori, non le sembra che questa categoria abbia già ceduto abbastanza in posti di lavoro, stipendi, dignità e diritti in cambio di precarietà, disoccupazione, povertà e avvilimento? Non mi sembra che questa esortazione a "cedere qualcosa" sia stata fatta concretamente anche agli imprenditori e alle banche che, tutto sommato, qualche piccola parte in questo disastro ce l'hanno pure e che hanno riversato senza battere ciglio il loro "rischio d'intrapresa" sulle spalle di coloro che non possono partecipare né alle decisioni, né agli utili, ma soltanto, e in larga parte, alle perdite.
Curioso, poi, mi pare quel suo richiamo: «Se veramente crediamo gli uni negli altri...». Ma come si può credere agli "altri"? Il quasi ventennio berlusconiano è stato cancellato dalla memoria generale? E se questo fosse vero, come mai si parla di nuovo a palazzo Chigi di limitare l'azione dei giudici e le intercettazioni e di depenalizzare un reato come la concussione che - casualmente, è chiaro - riguarda il silente ma operoso ex presidente del Consiglio e i processi in cui è coinvolto e che sono ancora troppo lontani dalla prescrizione?
Presidente, non le viene il dubbio che, al di là della gratitudine per avere ridato all'Italia un volto presentabile all'estero (ma dopo Berlusconi ci sarebbe riuscito praticamente chiunque), e avere dato un po' di fiato a un'economia ancora asfittica, più d'uno potrebbe cominciare a pensare che è meglio essere poveri piuttosto che schiavi? Perché da poveri si può essere almeno liberi, mentre da schiavi si resta poveri comunque.
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