Spesso mi sono chiesto come sarebbe diverso il mondo – e probabilmente migliore – se sulle tavole della legge portate a valle da Mosè sul Sinai, i comandamenti fossero stati scritti in forma positiva e non negativa. Tanto per capirci, provate a pensare alla differenza di impegno etico tra il «Non uccidere» e un ipotetico «Difendi la vita di tutti».
Forse è anche per la delusione che nasce dal vedere come si è evoluto un mondo ricco di divieti e poverissimo di esortazioni, che siamo abituati a esprimere in forma positiva i nostri desideri per i regali e, in genere, per il futuro. Ed è sempre per questo che ci sentiamo a disagio in questi giorni, quando ci rendiamo conto che buona parte dei desideri per il prossimo anno sono formulati dalla nostra mente in forma negativa.
Riguardo al Covid, per esempio, troppo spesso ci limitiamo ad augurarci che il virus non dilaghi e scompaia quasi per un miracolo che non dipende da noi, ma da un’eventuale opera sovrannaturale. E, invece, dovremmo augurare e augurarci che la scienza continui a proseguire con successo nel suo lavoro e che i no vax riprendano non soltanto l’uso del proprio cervello, ma anche quello della coscienza per comprendere che è proprio per causa loro che molte persone sono state infettate e sono morte.
Sempre legata al Covid è la situazione economica per la quale ci limitiamo ad augurarci che stipendi, pensioni e guadagni di industria, commercio e servizi continuino ad arrivare, che le tariffe dell’energia fermino la loro crescita e che le differenze economiche e sociali tra gli esseri umani finiscano di crescere in maniera esponenziale. Invece sarebbe auspicabile che si cominciasse a valutare seriamente di cambiare un sistema economico che non può più resistere in un mondo in cui il consumismo vuole continuare a consumare ciò che è ormai quasi esaurito; in cui sta scomparendo quel lavoro che, oltre a essere la base della dignità di ognuno, è anche l’unica fonte da cui arriva quel denaro necessario per sopravvivere; nel quale il guadagno appare talmente importante da aver riesumato, di fatto, quella schiavitù nella quale la vita di un servo era da curare meno del proprio portafogli.
E, a proposito di «Non uccidere», diventa incomprensibile l’augurio che il numero dei femminicidi possa calare, se non è accompagnato dall’impegno a cambiare culturalmente una mentalità di possesso e dominio che nelle violenze contro le donne e i lavoratori trova la punta dell’iceberg, ma che ha un corpaccione nascosto che infetta tantissime altre situazioni umane e sociali.
Infine, per concludere senza farla troppo lunga, la maggior parte degli italiani – forse non dei parlamentari e dei grandi elettori, ma degli italiani, sì – si augura che Berlusconi non venga eletto presidente della Repubblica per non doversi vergognare di nuovo di essere cittadini di un Paese del quale, in condizioni normali, si dovrebbe essere, invece, orgogliosi. Ebbene, pensiamola in positivo e auguriamoci che il prossimo capo dello Stato sia una persona onesta, eticamente sensibile e rispettosa di quella Costituzione che è chiamato a difendere. È evidente che già inizialmente il nome di Berlusconi – e anche quello di qualche altro figuro – non potrebbe rientrare tra i papabili.
Insomma, tanti auguri a tutti per un positivo 2022. Ne abbiamo davvero bisogno.
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