sabato 8 gennaio 2022

L’orrenda assuefazione

anticovidLo diceva già Esopo ne “La volpe che non aveva mai visto il leone”: «L’assuefazione mitiga anche le cose spaventevoli», spiegando che la volpe morì proprio di assuefazione perché non si spaventò più, come all’inizio, alla vista della belva. Però a oltre 2.500 anni di distanza evidentemente non lo abbiamo ancora imparato. E i risultati sono disastrosi. Il fatto è che a tutto ci si può abituare, anche alle cose peggiori; anche alla morte. Quella altrui, ben s’intende, mentre la nostra, nella maggior parte dei casi ci appare lontanissima, se non irreale.

Guardiamo quello che sta succedendo in questo periodo con il Covid: un paio di centinaia di migliaia di contagiati e dai 200 ai 250 morti ogni giorno, senza contare coloro che perdono la vita perché la lotta al virus ha assorbito la maggior parte delle già inadeguate forze della sanità pubblica. Per dare delle dimensioni più facilmente comprensibili, si tratta di due città come Udine completamente contagiate ogni 24 ore e un terremoto del Friuli che si ripete, con le sue vittime, ogni quattro, o cinque giorni. Sono due evidenze che dovrebbero far ragionare – ammesso che ne siano capaci – anche i no-vax più incalliti. Invece, in troppi casi così non è.

Tutto deriva da una considerazione corretta, ma che, se è staccata dai dati di partenza, finisce per essere fuorviante. È del tutto corretto, infatti, dire che oggi, grazie ai vaccini, siamo molto più difesi visto che, rispetto ai contagiati, è incomparabilmente minore la quantità di coloro che devono ricorrere al ricovero, alle terapie intensive, o che addirittura perdono la vita. Ma se questa considerazione non tiene anche conto della cifra assoluta delle vittime di ogni giorno, si rischia di diffondere un falso senso di sicurezza che fa ridurre le altre precauzioni che bisogna comunque mantenere anche quando il ciclo di vaccinazioni è completato: evitare gli affollamenti, usare sempre le mascherine più efficaci, mantenere una giusta distanza dalle altre persone in ogni occasione.

Se questo non accade, i contagi continueranno ad aumentare e si avrà un bel dire che la percentuale degli esiti fatali rispetto alle infezioni è drasticamente diminuita perché la cifra dei morti continuerà a essere inaccettabile in quanto una percentuale separata dalle cifre della realtà, non è sbagliata, ma induce a errori di valutazione che possono essere drammatici.

I disastri in tal senso non succedono soltanto con il Covid. Pensate, per esempio, alle elezioni: ogni volta sono trionfanti coloro che vedono aumentare la loro percentuale di voti che corrispondono a seggi conquistati, mentre nessuno prende in considerazione il numero dei suffragi realmente ottenuti perdendo così di vista un disastro che accomuna tutti, vincenti e perdenti, che non si rendono conto che il numero totale dei votanti continua a calare in maniera vertiginosa, decretando che stiamo assistendo a una malattia gravissima della democrazia, infettata dal virus della sfiducia; se non addirittura al presagio della sua morte.

Tornando al Covid, è sicuramente giusto tenere conto dell’esigenza di salvaguardare il più possibile sia l’economia, sia il modo di vivere abituale, ma non ci si può non domandare come l’economia e il modo di vivere abituale potrebbero sopravvivere a un trend simile a quello di questi giorni, se protratto indefinitamente.

Senza contare che ci sono situazioni che comunque già stanno diventando insostenibili. Coloro che lavorano nel settore della sanità pubblica sono sottoposti a ritmi di lavoro disumani. I mondi dell’istruzione e della cultura stanno perdendo quei caposaldi costituiti dalla partecipazione e dal coinvolgimento diretti e personali alle lezioni e agli avvenimenti. Esiste una specie di “prigionia” per coloro che non possono avere rapporti personali con i propri cari: non mi riferisco soltanto ai ricoverati in ospedale, ma anche e soprattutto gli anziani delle case di accoglienza, condannati, per la loro stessa salvezza, a una specie di crudele prigionia non soltanto senza colpa, ma anche senza contagio.

Quindi, sicuramente non c’è alternativa all’obbligo vaccinale, ma sono anche ancora obbligatori quei sacrifici necessari a rendere il nostro comportamento compatibile con i terribili pericoli che il virus ha seminato, e semina ancora, abbondantemente nel nostro mondo.

È evidente che a nessuno piace rinunciare a qualcosa, anzi a moltissime cose date già per acquisite, ma l’orrenda assuefazione alle cifre reali delle morti quotidiane, non seminascoste da quelle delle percentuali delle vittime sul totale dei contagiati, non deve farci dimenticare che la storia dimostra che ogni società, se sottoposta a pressioni drammatiche, alla fine non può non collassare. È molto fastidioso sentirlo dire, ma ancor più fastidioso sarebbe trovarsi coinvolti davvero in un crollo disastroso.

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