Il presidente del Consiglio della Slovenia, Janez Janša (nella foto), è stato messo sotto inchiesta dal Garante della Privacy di quel Paese. Il fatto contestato è quello di aver spedito a tutti i maggiorenni della nazione una lettera in cui ringrazia chi si è già vaccinato contro il Covid, mentre chiede a tutti coloro che non lo hanno ancora fatto di ripensare al loro rifiuto. L’accusa è quella di aver fruito illegalmente dei dati dell’anagrafe centrale.
A prima vista si è in dubbio tra l’ipotesi che il Garante della privacy slovena sia un no-vax in posizione dominante e quella che si tratti soltanto di uno degli infiniti casi di burocrazia cieca e inconsapevolmente ridicola che evidentemente non accadono solamente in Italia.
Poi si è colti dal sospetto – subito confutato dalle testimonianze d’oltre confine – che in Slovenia il Garante sia talmente bravo ed efficiente da impedire che, come invece accade in Italia, la privacy sia violata ogni giorno, più volte al giorno, a ogni ora del giorno e della notte da telefonate, o da e-mail pubblicitarie e/o truffaldine che raggiungono telefonini di cui il numero dovrebbe essere a conoscenza soltanto del titolare e di coloro ai quali lui stesso decide di farlo conoscere, o indirizzi di posta elettronica che teoricamente sarebbero riservati, mentre sono aggrediti quotidianamente da decine, se non centinaia, di messaggi che soltanto in parte si riesce a deviare nell’immondezzaio delle spam, perché basta cambiare l’indirizzo del mittente e noi diventiamo nuovamente indifesi.
Ridicolo è poi il sistema con il quale nei siti più seri (come quelli degli organi di informazione) teoricamente si possono rifiutare le intrusioni pubblicitarie. Avete presente quella frase che appare spesso, senza mai essere richiesta, sugli schermi di telefonini, tablet e computer e che ha come titolo “Abbiamo a cuore la tua privacy”? «Noi – più o meno recita così – e i nostri partner archiviamo e/o accediamo alle informazioni su un dispositivo (come i cookie) e trattiamo i dati personali (come gli identificatori univoci e altri dati del dispositivo) per annunci e contenuti personalizzati, misurazione di annunci e contenuti, approfondimenti sul pubblico e sviluppo del prodotto. Con il tuo consenso, noi e i nostri partner possiamo utilizzare dati di geolocalizzazione e identificazione precisi attraverso la scansione del dispositivo». E poi ti domandano di accettare e andare avanti, o di rifiutare di dare in pasto il tuo indirizzo all’intero mondo, anche ai truffatori.
Se non accetti, nella maggior parte dei casi devi rispondete “No” a decine di domande diverse. Ma non basta: perché, mentre se accetti il tuo assenso non sarà mai più messo in dubbio, in caso di rifiuto la medesima richiesta tornerà ad apparire sul tuo video a intervalli irregolari di qualche giorno e dovrai rifare ogni volta tutta la trafila.
Chi permette queste cose può davvero essere chiamato “Garante della privacy”, mentre, per esempio, nel nome della difesa dei cosiddetti “dati sensibili”, per lungo tempo non ha consentito di sapere se chi insegnava, o curava, o serviva o cucinava in un locale pubblico era vaccinato contro il Covid, o aveva fatto soltanto il tampone, o magari non aveva fatto proprio nulla?
Anche questi, e non soltanto i
comportamenti degli eletti, sono fatti che minano la fiducia nella
democrazia, tanto da indurre sempre più gente a rifiutare l’unico rito
che ancora vede protagonisti, almeno nella parte del voto, i cittadini:
quello delle elezioni.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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