sabato 26 marzo 2016

La soluzione e la fatica

Il problema è apparentemente senza soluzione. Senza il PD la sinistra è destinata a soccombere perché resta priva di corpo, senza quella massa critica di cui si ha bisogno se si vuole arrivare a governare, o, almeno, a fare opposizione con qualche speranza di incidere davvero sul destino del proprio Paese. Con questo PD la sinistra è destinata a soccombere perché resta priva di anima, senza quei principi etici, sociali e politici che spingevano a votarlo i tantissimi italiani che speravano in un governo davvero di centrosinistra.
Può sembrare assurdo occuparsi delle miserie della politica nostrana, mentre il terrorismo pseudoislamico insanguina l’Europa; mentre Al Sisi ritiene di poter pretendere che tutti credano alle sue favolette mal confezionate sull’omidio di Giulio Regeni; mentre l’Europa pensa di lavarsi la coscienza davanti al dramma dei migranti dando sei miliardi di euro e spalancando altre porte a una Turchia in cui il suo satrapo Erdogan bombarda i curdi più che il Califfato e sequestra a suo piacere i giornali che osano criticarlo; mentre l’America e il mondo intero tremano nel vedere l’ascesa di Donald Trump verso la Casa Bianca e finalmente hanno la possibilità di capire, per coinvolgimento praticamente diretto, che un potere smisurato può comportare dei pericoli smisurati.

Può sembrare assurdo, dicevo, ma se è vero che l’Italia ha peso e responsabilità all’interno dell’equilibrio mediterraneo, europeo e mondiale, allora è fondamentale guardare anche alla sua salute democratica. E non soltanto perché ci riguarda in maniera diretta.

Per tornare al problema apparentemente irresolubile, appare evidente che tra “senza PD” e “con questo PD” l’unico elemento sul quale oggi si può ragionare – e sperabilmente agire – è il pronome dimostrativo “questo”. Infatti, per risolvere l’equazione, altrimenti senza soluzione, l’unica via attualmente possibile è sperare che nasca un “altro” PD. E non mi riferisco esclusivamente a Renzi che ha sulla coscienza imprese orripilanti tra cui spiccano il Jobs Act, l’aiuto alle banche disoneste a scapito dei risparmiatori, l’Italicum, la cosiddetta riforma costituzionale e gli abbracci con Alfano e Verdini, né soltanto a coloro che servono ciecamente il capo, ma anche a quelli che, pur tra infiniti mugugni e interviste che li facevano apparire bellicosi e irremovibili, hanno continuato a votare canguri, supercanguri e fiducie consentendo all’ex sindaco di Firenze di fare il bello e il cattivo tempo a suo piacimento, infischiandosene tranquillamente di quello che pensano e propongono coloro che non sono d’accordo – in parti spesso variabili – con lui.

Non credo che a restituire al PD la sua anima possano servire le amministrative, anche se dovessero segnare una sconfitta dei candidati voluti da Renzi in città come Roma, Milano e Napoli. Non ci credo perché una distruzione non è mai il terreno sul quale si possa ricostruire facilmente, se prima non si tolgono tutte le macerie dei crolli appena avvenuti.
Molto più praticabile, invece, mi sembra la strada del referendum costituzionale. È democraticamente scorretto e inaccettabile quello che ha fatto l’attuale presidente del Consiglio tentando di trasformare un referendum costituzionale in un plebiscito sulla sua persona. E quindi ripeto con forza che a ottobre non sarà in gioco il futuro politico di Renzi, bensì quello della democrazia in Italia per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti. 

Quindi, da questo punto di vista, importante non sarà soltanto il risultato che dovrà metterci al riparo da possibili derive autoritarie, ma anche il fatto che, con un obbiettivo comune, forse le varie anime della sinistra (compresa quella di coloro che hanno deciso di restare dentro il PD per cambiarlo dall'interno) finiranno per rendersi conto che sono molte di più le cose che hanno in comune che quelle che le dividono e che il capirsi reciprocamente non vuol dire né obbedire al più forte, né rinunciare alle proprie idee per il quieto vivere. Significa semplicemente mettere in comune esperienze, successi e delusioni, senza essere convinti di avere sempre e comunque ragione, senza buttare a mare grandi cose importanti per incaponirsi e sbranarsi su piccolezze senza importanza che diventano rilevanti soltanto perché permettono di mettere in luce la propria abilità oratoria, o la propria inossidabilità rispetto a ogni contaminazione, anche a quelle più intelligenti e degne di rispetto. Significa anche possedere quel tanto di senso della realtà che permette di capire non se un sogno è realizzabile o meno (la storia insegna che tutti sono realizzabili), ma che il fattore tempo è importante e che una cosa oggi impossibile potrà diventare realtà domani (e anche questo la storia lo ha insegnato ad abundantiam).

Soltanto così – visto che siamo a Pasqua – si potrà parlare di resurrezione della sinistra.

Tanti auguri a chi ci sta a intraprendere questa strada necessaria, ma sicuramente faticosa.

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