Il problema è
apparentemente senza soluzione. Senza il PD la sinistra è destinata a
soccombere perché resta priva di corpo, senza quella massa critica di
cui si ha bisogno se si vuole arrivare a governare, o, almeno, a fare
opposizione con qualche speranza di incidere davvero sul destino del
proprio Paese. Con questo PD la sinistra è destinata a soccombere perché
resta priva di anima, senza quei principi etici, sociali e politici che
spingevano a votarlo i tantissimi italiani che speravano in un governo
davvero di centrosinistra.
Può sembrare assurdo occuparsi delle
miserie della politica nostrana, mentre il terrorismo pseudoislamico
insanguina l’Europa; mentre Al Sisi ritiene di poter pretendere che
tutti credano alle sue favolette mal confezionate sull’omidio di Giulio
Regeni; mentre l’Europa pensa di lavarsi la coscienza davanti al dramma
dei migranti dando sei miliardi di euro e spalancando altre porte a una
Turchia in cui il suo satrapo Erdogan bombarda i curdi più che il
Califfato e sequestra a suo piacere i giornali che osano criticarlo;
mentre l’America e il mondo intero tremano nel vedere l’ascesa di Donald
Trump verso la Casa Bianca e finalmente hanno la possibilità di capire,
per coinvolgimento praticamente diretto, che un potere smisurato può
comportare dei pericoli smisurati.
Può sembrare assurdo, dicevo, ma se è
vero che l’Italia ha peso e responsabilità all’interno dell’equilibrio
mediterraneo, europeo e mondiale, allora è fondamentale guardare anche
alla sua salute democratica. E non soltanto perché ci riguarda in
maniera diretta.
Per tornare al problema
apparentemente irresolubile, appare evidente che tra “senza PD” e “con
questo PD” l’unico elemento sul quale oggi si può ragionare – e
sperabilmente agire – è il pronome dimostrativo “questo”. Infatti, per
risolvere l’equazione, altrimenti senza soluzione, l’unica via
attualmente possibile è sperare che nasca un “altro” PD. E non mi
riferisco esclusivamente a Renzi che ha sulla coscienza imprese
orripilanti tra cui spiccano il Jobs Act, l’aiuto alle banche disoneste a
scapito dei risparmiatori, l’Italicum, la cosiddetta riforma
costituzionale e gli abbracci con Alfano e Verdini, né soltanto a coloro
che servono ciecamente il capo, ma anche a quelli che, pur tra infiniti
mugugni e interviste che li facevano apparire bellicosi e irremovibili,
hanno continuato a votare canguri, supercanguri e fiducie consentendo
all’ex sindaco di Firenze di fare il bello e il cattivo tempo a suo
piacimento, infischiandosene tranquillamente di quello che pensano e
propongono coloro che non sono d’accordo – in parti spesso variabili –
con lui.
Non credo che a restituire al PD la
sua anima possano servire le amministrative, anche se dovessero segnare
una sconfitta dei candidati voluti da Renzi in città come Roma, Milano e
Napoli. Non ci credo perché una distruzione non è mai il terreno sul
quale si possa ricostruire facilmente, se prima non si tolgono tutte le
macerie dei crolli appena avvenuti.
Molto più praticabile, invece, mi
sembra la strada del referendum costituzionale. È democraticamente
scorretto e inaccettabile quello che ha fatto l’attuale presidente del
Consiglio tentando di trasformare un referendum costituzionale in un
plebiscito sulla sua persona. E quindi ripeto con forza che a ottobre
non sarà in gioco il futuro politico di Renzi, bensì quello della
democrazia in Italia per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti.
Quindi, da questo punto di vista, importante non sarà soltanto il
risultato che dovrà metterci al riparo da possibili derive autoritarie,
ma anche il fatto che, con un obbiettivo comune, forse le varie anime
della sinistra (compresa quella di coloro che hanno deciso di restare
dentro il PD per cambiarlo dall'interno) finiranno per rendersi conto
che sono molte di più le cose che hanno in comune che quelle che le
dividono e che il capirsi reciprocamente non vuol dire né obbedire al
più forte, né rinunciare alle proprie idee per il quieto vivere.
Significa semplicemente mettere in comune esperienze, successi e
delusioni, senza essere convinti di avere sempre e comunque ragione,
senza buttare a mare grandi cose importanti per incaponirsi e sbranarsi
su piccolezze senza importanza che diventano rilevanti soltanto perché
permettono di mettere in luce la propria abilità oratoria, o la propria
inossidabilità rispetto a ogni contaminazione, anche a quelle più
intelligenti e degne di rispetto. Significa anche possedere quel tanto
di senso della realtà che permette di capire non se un sogno è
realizzabile o meno (la storia insegna che tutti sono realizzabili), ma
che il fattore tempo è importante e che una cosa oggi impossibile potrà
diventare realtà domani (e anche questo la storia lo ha insegnato ad
abundantiam).
Soltanto così – visto che siamo a Pasqua – si potrà parlare di resurrezione della sinistra.
Tanti auguri a chi ci sta a intraprendere questa strada necessaria, ma sicuramente faticosa.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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