Era ormai da
secoli che le categorie del governare sembravano tutte conosciute. Di
alcune, come le oligarchie e le aristocrazie c’è ormai soltanto un
ricordo storico. Altre, come le teocrazie e le monarchie, costituzionali
o dispotiche, elettive o ereditarie che siano, fortunatamente non ci
riguardano più. Quindi, in Italia siamo andati avanti per decenni
parlando soltanto di democrazie e temendo soltanto le dittature;
blandamente interessandoci quando Predrag Matvejevic, un paio di decenni
fa, ispirandosi a quello che stava succedendo nell’ex Jugoslavia, aveva
inventato il termine “democratura” per indicare una “cosa” che
nominalmente restava democrazia, ma sostanzialmente virava verso
l’autoritarismo di una dittatura.
Sbagliavamo perché intanto, come in
agricoltura e nell’allevamento, anche in politica si stavano cercando
nuove “cose” da ammannire non più ai cittadini, ma ai consumatori, delle
specie di organismi politici di tipo geneticamente modificato. E si
sono viste le prime degenerazioni, come la partitocrazia in cui i gruppi
dirigenti dei partiti non ascoltavano più gli elettori, ma li
ritenevano soltanto un fastidioso orpello da dover ostentare
pubblicamente per andare avanti sulla strada del potere, o come
l’“illusocrazia” nella quale Berlusconi regalava specchietti per le
allodole a coloro che volevano convincersi che lui si era fatto
onestamente da solo e che, quindi, tutti potevano arrivarci.
Ora, in attesa di vedere se
l’“odiocrazia” leghista riuscirà ad allargare ancora gli effetti del suo
fascino dell’orrido, stiamo assistendo alla nascita di un nuovo OGM
politico di cui non è ancora stato coniato il nome (“ricattatura”, però
potrebbe andare), ma il cui identikit è già ben formato e si attaglia a
chi non possiede la statura morale per accettare di stancarsi con le
complicate regole e consultazioni della democrazia, ma nemmeno
l’illusione machista di imporre le proprie idee con l’autoritarismo
dittatoriale e allora sceglie la via che gli appare più semplice: quella
del ricatto.
L’esempio è innegabile e clamoroso:
«Se fate passare, con la fiducia, la legge che piace a me – dice in
sostanza Renzi – faccio assumere 100 mila precari della scuola;
altrimenti quelli se ne stanno a casa». Come se fosse il presidente pro
tempore del Consiglio a poter disporre del diritto al lavoro, come se la
scuola non fosse la fabbrica del futuro ma una semplice merce di
scambio, come se potesse pensare che l’esistenza del mondo italiano si
esaurisse nei voti controllabili delle aule parlamentari e non ci fosse
anche e soprattutto una società che ha già chiaramente fatto capire, con
risultati elettorali alla mano, che la fiducia data a Renzi appare
sempre più malriposta.
Davanti agli OGM agricoli, o animali
che siano, la maggior parte della gente scappa perché capisce che sta
correndo dei rischi non quantificabili, né circoscrivibili. Davanti
all’OGM politico sta accadendo la stessa cosa. Dal PD se ne era già
andato Civati; ieri è diventato ufficiale l’addio anche da parte di
Fassina. Però, ancora prima, se ne erano andate molte centinaia di
migliaia di elettori senza un nome famoso, ma estremamente reali e
concreti come quelli dell’Emilia Romagna che avevano fatto suonare un
primo, ma forte campanello d’allarme che è stato colto da molti, ma non
da Renzi, dai suoi yes-man e dalle sue yes-woman parlamentari.
Dovrebbe essere ormai chiaro che chi
resta nel PD in maniera sostanzialmente inerte si sta rendendo complice della distruzione di quella che
era la massima massa di attrazione del centrosinistra italiano, quel PD
che, con altre segreterie progrediva, sia pur lentamente, a ogni tornata
elettorale, e che con Renzi, dopo un abbagliante successo aiutato da
una destra che proprio in Renzi vedeva giustamente il suo campione, si
sta svuotando progressivamente perché a destra non fiorisce e a sinistra
ha perduto le sue radici. Un OGM politico non soltanto mal riuscito, ma
vittima della debolezza stessa del suo inventore che da sempre tenta di
mascherarla con la velocità.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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