domenica 7 giugno 2015

Gli scalpi culturali di Torrenti

Dopo “Le voci dell’inchiesta” di Pordenone, hanno annunciato la propria morte anche “Cormonslibri” e “Acque di acqua”, mentre sembrano in agonia anche “èStoria” di Gorizia e una serie di altre manifestazioni culturali di piccolo e medio calibro che hanno contribuito per molto anni a mantenere elevatissimo il livello dell’offerta culturale della nostra regione rispetto anche ad altre ben più popolose, ricche e potenti.
Tutta colpa della crisi, si dice, ma non è così. Perché se soltanto di crisi economica si trattasse, il discorso che un assessore regionale alla Cultura che si dice di sinistra, sarebbe diverso da quello attuale. «Carissimi – potrebbe dire – il periodo è durissimo, ma per tutti noi la vostra attività è necessaria, oltre che preziosa, per mantenere viva una pluralità di pensiero e un’alta offerta di quella cultura che è la chiave fondamentale per uscire dalla crisi, non soltanto economica, che sta aggredendo la nostra società. Quindi, vi chiedo, senza eccezioni, di stringere la cinghia per questo periodo, fino a quando dalla crisi riusciremo a uscire tutti insieme, e di continuare, pur riducendola, la vostra attività per la quale nutriamo grande gratitudine. Noi, intanto vedremo di fare tutto il possibile per facilitarvi la vita dal punto di vista della burocrazia e della certezza dei diritti e dei doveri».

Invece l’attuale assessore regionale del Friuli Venezia Giulia, Gianni Torrenti, forse anche giustamente molto assorbito dagli altri referati cui deve far fronte, tra cui quello spinosissimo dell’immigrazione, ha scelto – ma già a suo tempo – il percorso opposto: quello di togliere qualunque contributo pubblico sicuro a una larghissima maggioranza di iniziative, che pur vantano lunghe storie alle spalle, per concentrare – talvolta anche aumentandoli – i contributi, certi e conosciuti in anticipo, su poche attività di grande risonanza e per disincentivare la determinazione di quei pochi pazzi che si dedicano alla cultura, per la maggior parte in maniera gratuita, impedendo loro di sapere in anticipo quale sarà il loro destino e costringendoli, se ce la fanno, a impegnare del loro denaro subito, senza sapere se poi il contributo regionale arriverà.

Il risultato è che sulla cintura di Torrenti ci sono già molti scalpi di vittime e che molti altri sono destinati ad aggiungersi a questa macabra collezione.

C’è soltanto da rassegnarsi? Assolutamente no, sia perché il patrimonio che si sta dissolvendo è troppo prezioso e non deve essere perduto, sia poiché distruggere un’attività e facilissimo ma, una volta distrutta, ricostruirla è quasi impossibile, sia in quanto qualche vittima sacrificale ha già reagito e ha saputo mantenere il proprio scalpo sulla testa. Mi riferisco soprattutto alla vicenda del Palio teatrale studentesco di Udine che era stata forse la prima vittima designata e che ha saputo ribellarsi con forza, ma senza violenza, mobilitando migliaia di studenti e centinaia di persone che con il Palio non c’entravano direttamente, ma che alla cultura tenevano e tengono ancora. E che, alla fine, è riuscito a mantenersi in vita.

Non è soltanto una questione di quantità di denaro che arriva nelle esangui casse di questi enti culturali, ma anche e soprattutto della coscienza di non sentirsi amati, ma neppure rispettati, di non avvertire neppure lontanamente quella gratitudine da parte dell’ente pubblico di cui avrebbero abbondante diritto.

Oggi nessuno si azzarda più a dire che «con la cultura non si mangia», ma sicuramente molti, e purtroppo in posizioni determinanti, continuano a pensarlo.


Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento