Il cancelliere tedesco Angela Merkel, parlando al congresso giovani della CDU, afferma che il modello di una Germania multiculturale, nella quale coabitano armoniosamente culture differenti, è «completamente fallito». Non lo dice perché ci creda, ma soltanto perché sta cercando di recuperare spazio a destra in un momento in cui i sondaggi la danno in calando.
Negli Stati Uniti Obama sceglie di non appoggiare la proposta californiana di liberalizzare la vendita della marijuana non perché ne sia convinto, ma in quanto i sondaggi gli fanno scegliere quella strada.
A Roma, davanti a una manifestazione sindacale della Fiom, una parte del centrosinistra, storce il naso perché alcuni sondaggi dicono che è più utile stare con i cosiddetti benpensanti che con chi è senza lavoro, o sta rischiando di perderlo, e che comunque arriva a stento a fine mese.
Non occorre ricordare che Berlusconi, vero maestro in questo campo, ascoltando i sondaggi non soltanto diventa di volta in volta operaio o imprenditore, laico o clericale, filoarabo o filoisraeliano, amico della Russia, degli Stati Uniti, della Cina, della Libia e di tutto il resto del mappamondo, ma addirittura inventa lusinghieri risultati di sondaggi che lo riguardano perché è convinto che tutti ragionino come lui.
Verrebbe davvero voglia di alzare bandiera bianca e rassegnarsi al fatto che è il pubblico – in pratica il mercato – a ispirare la politica, ma non si può davvero capitolare così. È compito della politica pensare al bene della società e progettarlo, a prescindere da quello che pensano alcuni, o anche tanti, in quel momento. E poi di sottoporre il proprio progetto al giudizio della gente.
Oggi sembra che nella maggior parte dei casi i progetti non esistano più; che gli stessi pensieri non esistano più.
Sarei curioso di vedere cosa succederebbe se qualcuno provasse a impostare la propria azione sul ragionamento, sul rigore e sulla coerenza basata sui valori nei quali crede. Probabilmente i sondaggi mi danno torto, ma credo davvero che riuscirebbe ad avere successo.
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