Bisogna ammettere che la tentazione di crederci ogni tanto ti assale. Sarà perché qualunque modo capace di avvicinare la fine di questo tetro periodo berlusconiano, sembra appetibile; sarà perché ogni tanto ci si sente un po’ stanchi di essere in polemica continua con molte delle maggioranze esistenti. Ma, per fortuna, c’è sempre il momento della riflessione e, comunque, loro sono abbastanza protervi per permettere di distrarci troppo.
Partiamo da Fini. Finalmente dice qualcosa di democratico e costituzionale e improvvisamente sembra essere diventato un punto di riferimento della sinistra, tanto che qualcuno – e non un qualcuno qualsiasi – ipotizza addirittura alleanze con lui per battere Berlusconi. Ammettiamo che Fini abbia fatto un bel pezzo di strada, ma prima di cominciare un vero avvicinamento, dovrebbe riuscire a far buttare nel water le due sciagurate leggi – stupide ancor prima che inumane e repressive – che portano il suo nome: la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi.
Berlusconi poi, per il 25 aprile, si ritaglia il consueto spazio per il suo comizio televisivo e apparentemente fa ampie aperture per arrivare alle mitiche “riforme condivise”. Ma, a parte il fatto che fidarsi di del presidente del Pdl equivarrebbe a fidarsi di uno dei meno sinceri venditori di auto usate, l’uomo di Arcore ha un sentimento anticentrosinistra talmente ipertrofico da inciamparci anche quando vorrebbe far finta che non esiste più. Ha cominciato dicendo: «Oggi, 25 aprile, celebriamo la festa della Libertà». Non della Liberazione e del sacrificio di decine di migliaia di italiani che non volevano sottostare ai nazisti e ai fascisti, ma della Libertà e, quindi, probabilmente di quella cosa che ha utilizzato per dare il nome al proprio partito e che evidentemente fa riferimento alla libertà sua e non a quella degli altri.
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