Sono certo che in qualunque altro Paese del mondo quello che sta accadendo alla Rai avrebbe destato grande scalpore e avrebbe costretto alle dimissioni il direttore generale della Rai, Mauro Masi, fedelissimo di Berlusconi, e, con lui, i responsabili della scelta di non rinnovare il contratto di RaiSat su Sky.
La vicenda ha fatto intervenire criticamente il presidente della Repubblica Napolitano, ha suscitato le proteste di tutti i sindacati presenti in Rai, ha animato le discussioni parlamentari, ma nell’opinione pubblica non è riuscita a fare presa, come se si trattasse di cosa che non ci riguarda, se non marginalmente.
Può non interessare che nella sorda guerra mediatica che oppone Berlusconi a Murdoch, il padrone di Mediaset abbia fatto togliere al concorrente tutta una serie di canali che gli portavano un bel po’ di contatti e collegamenti?
Può non interessare che il fedele servitore di Berlusconi abbia deciso – in contrasto con il presidente della Rai Paolo Garimberti e il presidente della Commissione di vigilanza Sergio Zavoli – di togliere potenzialità alla Rai favorendo così ancora una volta Mediaset?
Può non interessare che la Rai, con questa decisione di Masi, nei prossimi sette anni non incasserà più da Sky 474 milioni di euro (50 l’anno per la trasmissione dei canali RaiSat sulla piattaforma Sky, 7 l’anno dei proventi pubblicitari ricavati dalla Rai su Sky, 75 in totale sui prodotti cinematografici distribuiti da RaiCinema)?
Eppure, almeno per quest’ultima domanda, dovremmo ricordarci che questi sono soldi della comunità, e quindi anche nostri, che dovremo ripagarli con le tasse e che quando la Corte dei Conti, come è già successo con altri servitori dell’attuale presidente del consiglio, condannerà l’azienda per questo comportamento, a pagare non saranno né Masi, né Berlusconi, ma sempre la Rai, cioè ancora una volta noi.
È dai tempi di Craxi che Mediaset guadagna e i cittadini pagano. Non sarebbe ora di finirla?
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