La soddisfazione per la sconfitta personale di Silvio Berlusconi ovviamente non può cancellare e neppure mettere in secondo piano l’amarezza per la vittoria del berlusconismo e ancor più per quella del leghismo. Berlusconi ha voluto trasformare in plebiscito sulla sua persona le consultazioni europee e le preferenze non lo hanno certamente premiato, ma il centrodestra nella sua globalità ha ampiamente tenuto a livello politico e ha decisamente vinto a livello amministrativo dando sempre più spazio alla sua ala oltranzista, razzista, xenofoba e aliofoba.
Il perché di questa vittoria va ricercato soprattutto- e non soltanto secondo me, ma anche per organismi al di sopra delle parti come il Censis – nella propaganda televisiva che è molto più efficace di tutte le altre e che è largamente in mano a un personaggio contro il cui conflitto di interessi il centrosinistra ha scelto di non fare nulla quando poteva fare qualcosa. Una propaganda fatta di soliloqui nei quali si sono potute dire le bugie più clamorose (gli immaginari ammortizzatori sociali per i precari, tanto per fare un solo esempio) senza che alcuna voce giornalistica obbiettasse mai qualcosa.
Parlare di programmi buoni dei vincenti e scarsi dei perdenti non ha alcun senso perché di quelli dei secondi, regolarmente bocciati alle Camere, non si è parlato quasi mai.
E poi un’annotazione in difesa delle tesi di Caterina Zanella, anche se non ne avrebbero certamente bisogno: Berlusconi, anche con il suo 35%, non rappresenta tutti gli italiani perché molti italiani – e io tra loro – non soltanto non lo votano, ma non accettano l’idea che la propria persona sia rappresentata nel mondo da un simile personaggio. Venticinque anni fa un berlingueriano accettava tranquillamente di farsi rappresentare da Moro, anche se non lo votava, perché almeno lo rispettava. Oggi non è più così.
E inoltre è anche vero che Berlusconi controlla davvero quasi tutto a livello di informazione e di economia, ma non è ancora riuscito a raggiungere quell’agognato 51% e quindi deve piegarsi continuamente ai ricatti della Lega: l’ultimo esempio clamoroso è quello del referendum sulla legge elettorale.
Ma più che parlare dei vincenti, a me sta a cuore parlare degli sconfitti cominciando col dire che fortunatamente la teoria autoisolazionista, la «vocazione maggioritaria» di Veltroni è andata definitivamente in soffitta e che bisognerà cominciare a lavorare seriamente per un’unione delle forze di opposizione che dal centro vanno a sinistra. Difficile? Difficilissimo, ma obbligatorio.
E per farlo c’è un’unica strada: quella di trovare alcuni punti qualificanti e vincolanti dai quali non si può deflettere (suggerisco: rivalutazione del lavoro, salvaguardia dei più deboli, laicità che non vuol dire anticlericalismo, alcune riforme istituzionali condivise), andare avanti demandando all’interno di questa confederazione ogni discussione sugli altri argomenti prima di far uscire le risultanze e, soprattutto, finendola di pensare soltanto al proprio orticello e alle proprie individualità.
Perché il collante c’è già. E si chiama, anche se a qualcuno può non piacere, antiberlusconismo. Non inteso ovviamente contro la persona di Berlusconi che, come tutti gli esseri umani non è eterno, ma contro il suo modo di vedere e praticare la politica, una specie di cancro che ha attaccato e corrotto una società come quella italiana che aveva sempre enormi difetti ma che era ancora in maggioranza solidale, capace di individuare valori assoluti e di non dimenticare che da quella che era l’Italia era soltanto cinquant’anni fa si è arrivati alla situazione antecrisi grazie al lavoro, alla solidarietà e all’accoglienza e non certamente agli spot e alle bugie.
Ripeto: per me l’antiberlusconismo è un valore, come per me è ancora un valore l’antifascismo. Sono due modi di vedere la vita che ripudio decisamente. Mentre per il riavvicinamento delle parti del centrosinistra e della sinistra sarei ben disposto a fare qualcosa senza avere – sia chiaro fin da subito – nessuna mira al di là del raggiungimento della soddisfazione personale.
Una rassicurazione al signor Romanese: ogni tanto non riesco a scrivere velocemente sul blog soltanto perché ritengo giusto dare la precedenza al mio lavoro primario, quello per il Messaggero Veneto.
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