Ci avviciniamo alle elezioni e il tipo di risposte avute al mio blog del 2 giugno non sono certamente tali da donarmi una qualche dose di ottimismo sul mio appello a votare comunque per un partito dell’opposizione perché, oltre che di elezioni europee, si tratta anche di un vero e proprio plebiscito a favore o contro Berlusconi. Non ci sono state risposte positive da nessuno che sia vicino al centrosinistra e alla sinistra, mentre sono arrivati due commenti da Francesco Manzella e Silvano Romanese che mi accusano di inutile antiberlusconismo e che meritano una risposta rispettosa anche se estremamente decisa.
Su una cosa il signor Manzella e io siamo perfettamente d’accordo: sul fatto che ci auguriamo che nel prossimo futuro «Berlusconi venga valutato dagli italiani come realmente è e non come appare». Solo che - se non ho capito male - non siamo per niente d’accordo su come Berlusconi in realtà sia, visto che il signor Manzella si augura che «il centrodestra ne esca quantomeno stabile». Io, invece, mi auguro - anche se mi rendo conto che è un sogno più che una probabilità – che il centrodestra ne esca male, sia perché non condivido minimamente le idee politiche che albergano da quella parte, sia in quanto un insuccesso potrebbe minare la sicurezza e la posizione del suo leader che continuo a considerare un vero e proprio pericolo sia per le istituzioni, sia per tutti gli italiani.
E veniamo all’antiberlusconismo. Ebbene sì: lo confesso. Sono decisamente contro Berlusconi e spero che al più presto finalmente la destra italiana torni a essere una parte politica ricca di valori, magari diversi da quelli miei, ma che non possano essere confusi con i prezzi.
Romanese considera Berlusconi «il male minore» perché - e qui i miei due interlocutori concordano - il centrosinistra non ha un programma valido.
Voglio dire due cose. La prima è che se le proposte che arrivano dalla minoranza vengono regolarmente bocciate dalla maggioranza, questo non vuol dire che non siano valide e che non abbiano in sé una strategia molto diversa da quella del governo in carica. Si può dire che il programma del centrosinistra non piace, ma dire che non c’è un programma è quantomeno indice di distrazione.
La seconda è che a me Berlusconi non appare assolutamente come «il male minore»; anzi. È la persona che ha fatto leggi per se stesso; che sta negando una crisi più che palpabile per farsi vedere bravo, mentre quotidianamente solo nella nostra regione sono centinaia le persone che restano senza lavoro; che ha negato etica, coerenza, sincerità perché si ritiene al di sopra di ogni regola; che occupa il mondo dell’informazione per far passare una sua verità che tale non può essere se non altro perché cambia anche più volte all’interno della stessa giornata a seconda del momento e dell’uditorio; che ha un concetto di democrazia che si ferma al conteggio dei voti; che diventa anche razzista pur di non perdere l’appoggio di certi suoi alleati. E potrei andare avanti a lungo.
Io non credo che l’antiberlusconismo sia un difetto. Anzi. Credo che sia il primo passo necessario per far tornare l’Italia tra le democrazie degne di questo nome.
Sperare che nel conteggio delle percentuali (i seggi in questo contano poco) gli italiani che vogliono Berlusconi siano meno degli altri potrà anche essere soltanto un’illusione. Chiederlo è per me un dovere morale.
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