Anche
nel suo ultimo atto don Pierluigi Di Piazza è rimasto coerente con il
modo in cui ha sempre vissuto: restio ad apparire, fino a quando la sua
presenza non appariva necessaria per la comunità di cui faceva parte, o
fino al momento in cui diventava, invece, una testimonianza utile per
sostenere i suoi principi, le realtà in cui credeva, per dare
concretezza a quelle parole che erano sempre inestricabilmente connesse a
quelle che amava definire le sue bussole etiche: i Vangeli, nel campo
della fede, e la Costituzione italiana, in quello laico. Senza mai
separarle troppo, perché, in definitiva, indicano lo stesso punto
cardinale.
Se n’è andato così: tenendo nascosta la malattia che lo ha aggredito
inaspettatamente e decidendosi a farla vedere agli altri soltanto
quando, il 23 aprile, in occasione dei trent’anni della morte di padre
Ernesto Balducci, cui è intitolato il Centro di accoglienza e promozione
culturale di Zugliano, non se l’è sentita di essere assente al convegno
che da tempo aveva organizzato con la presenza di Vito Mancuso. E poi, a
quel punto, pur provatissimo, ha voluto celebrare le due successive
messe domenicali a Zugliano.
Del resto i nomi di Pierluigi Di Piazza e del Centro Balducci sono inestricabilmente uniti dal febbraio 1989, da quando, cioè, il parroco da poco arrivato a Zugliano aveva deciso di aprire una parte della sua abitazione agli esuli che avevano bisogno di un tetto, ragionando su questa decisione con i suoi parrocchiani e trovando in loro sostegno e partecipazione decisivi per lo sviluppo del centro stesso che poi è sempre più cresciuto fino ad arrivare alle dimensioni odierne, capaci di accogliere una cinquantina di persone.
Una svolta di estrema importanza si è verificata quando don Pierluigi ha percepito e sostenuto con forza l’idea che la solidarietà senza crescita culturale del tessuto sociale in cui è praticata è destinata ad appassire in breve. Da quel momento ha cominciato a offrire in chiesa, dapprima ai parrocchiani e poi a tantissimi che arrivavano anche da lontano, una serie di interventi culturali, dibattiti, presentazioni di libri con il dichiarato intento di far discutere e ragionare e con la convinzione che la laicità di cui erano intrisi i suoi appuntamenti, pur se non sempre vista con piacere dalla religione, non era assolutamente di intralcio alla fede; anzi.
Ed è su questa strada che le iniziative sono cresciute e si sono moltiplicate fino a ottenere l’ospitalità dell’auditorium di Pozzuolo e, infine, trovare sede fissa nella nuova struttura del Centro Balducci, ma anche arrivando ogni anno a riempire il teatro Giovanni da Udine nella serata inaugurale del convegno di settembre che ha fatto arrivare in Friuli un’infinita serie di personalità di primo piano nel campo del pensiero, dando vita a giornate di straordinaria intensità spirituale, culturale e sociale, che hanno attratto tantissime persone, anche se non erano abituali frequentatori delle chiese, ma che sentivano comunque che in quei luoghi, in quelle occasioni, si stava cercando il bene nel senso più vero del termine. E che la ricerca del bene – che arrivi da Dio, ma sempre con il tramite dagli uomini – non può non essere la più alta missione di ogni essere umano su questa terra.
Questa sensazione di impegno e di utilità e la sua umanità sono state talmente forti che praticamente tutti coloro che sono arrivati una volta a contatto con don Pierluigi poi sono tornati; e non certamente per guadagno, tanto che molti di loro hanno rifiutato anche il rimborso spese per il viaggio. E questa tensione etica è stata trasfusa da don Pierluigi pure in altre iniziative, come la “Lettera di Natale” che ogni anno un gruppo di sacerdoti scrive e rende pubblica per affrontare con fede e apertura i maggiori problemi e dilemmi che l’anno appena trascorso porta in primo piano e che quello che sta per cominciare riceve in pesante eredità. Ma la stessa tensione appariva anche nei profondi commenti ai Vangeli che ormai da circa vent’anni appaiono settimanalmente sulle pagine di questo giornale.
Ora don Pierluigi non c’è più e dire che per il Centro Balducci nulla sarà come prima non è una frase fatta, ma una incontrovertibile verità, anche se lui ha fatto tutto il possibile per fare in modo che quella sua creatura riesca ad andare avanti con le proprie gambe e con l’impegno dei volontari, delle suore, dei tanti amici. Ma nulla sarà come prima nemmeno per i suoi parrocchiani e tantissimi che nelle sue parole trovavano conforto e spunti per ragionare, per discutere, per crescere, seguendo comunque una strada maestra costituita dai Vangeli, che non necessariamente deve essere religiosa, ma comunque non può non essere aperta ai confronti sulle nuove realtà che il passare del tempo ci mette davanti e sulle quali non ci è consentito di esimerci dal ragionare puntando al bene dell’umanità e soprattutto degli ultimi, dei più deboli, di coloro che sono cacciati da altri.
Don Pierluigi se n’è andato, ma il suo insegnamento resta ancora qui, assolutamente legato a tutti noi.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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