Tutti sappiamo – scusate il luogo comune – che una delle prime vittime della guerra è la verità che viene sommersa dalla propaganda. Ma quando si esagera, quando ci si nascondono anche i dati di fatto incontrovertibili, più che di disumanità, si tratta di complicità.
Le polemiche sulla strage di Bucha – e quelle che usciranno sicuramente sulle altre stragi che indubbiamente sono state commesse in altri paesi dell’Ucraina – lasciano sgomenti perché certe prese di posizione e certe dichiarazioni sono francamente oscene. E fa rabbrividire che uno dei comunicati emessi in questo senso arrivi dalla presidenza nazionale dell’Anpi messa giustamente sotto accusa da molte delle sezioni regionali e locali.
E fa venire il voltastomaco assistere a comparsate televisive di personaggi che negano ogni evidenza sulle responsabilità di Putin, proprio come non molti mesi fa negavano l’esistenza del Covid e l’efficacia dei vaccini.
Un voltastomaco che investe colui che dice certe cose, ma che raggiunge il livello del vomito di fronte a certi miei colleghi che interpretano la loro professione giornalistica non come l’impegno a tentare di riportare i fatti a coloro che leggono, o ascoltano, ma come l’impegno ad aumentare la diffusione e lo share a qualsiasi costo, anche massacrando scientemente la realtà.
Perché, anche se si dice che non c’è mai certezza di quello che accade in guerra, invece qualche certezza sicuramente c’è. A invadere l’Ucraina, per esempio, è stato Putin, non certamente Zelensky. Putin aveva paura della Nato? Quindi, per questi signori, la guerra preventiva non è quella mostruosità che è sempre stata, a prescindere da chi l’ha scatenata? Putin è intervenuto per difendere i russofoni di un paio di regioni orientali dell’Ucraina? Ammesso che questi abbiano sofferto di discriminazioni e soprusi gravissimi, o addirittura estremi come la morte, perché non si è fermato dopo aver “liberato” quelle zone?
E, proseguendo, chi è che sta bombardando le città che notoriamente sono più affollate da civili che da militari? Forse è il caso di non dimenticare cosa ha fatto Putin in Cecenia dove ha fatto radere al suolo Gnozny causando alcune decine di migliaia di morti tra i cittadini di quella capitale che è stata classificata come la città maggiormente distrutta al mondo. O forse si vuol dire che i ceceni andavano puniti perché avevano invaso la Cecenia?
La libertà di espressione è sacra e garantita dalla Costituzione, ma la parola “espressione” non deve essere confusa con “menzogna” o “truffa”.
La guerra, come si diceva, tende a uccidere la verità, ma produce anche l’obbligo di ragionare su quello che accade e di prendere posizione anche su realtà che si ritenevano indiscutibili. Un merito di Zelensky, per esempio, è quello di aver riportato in primo piano uno scandalo che tutti conosciamo da sempre, ma sul quale, forse per malriposto rispetto, abbiamo sempre taciuto: quello del Consiglio di sicurezza dell’ONU nel quale le quattro grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale più la Cina hanno diritto di veto e, quindi, possono commettere qualunque nefandezza e poi bloccare qualsiasi condanna nei propri confronti.
I fatti dell’Ucraina hanno ancora
una volta messo in rilievo che l’ONU attuale non soltanto è inutile, ma
può diventare addirittura dannoso. Se non è possibile riformarlo
dall’interno, allora forse è meglio cancellarlo e ricostruirlo ex novo
con regole e parametri più efficaci. Del resto, è quello che è già
successo alla fine della guerra con la nascita dell’ONU dopo che i fatti
avevano dimostrato l’incapacità della Società delle Nazioni di
prevenire le aggressioni delle potenze dell’Asse: Germania, Italia e
Giappone.
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