mercoledì 16 febbraio 2022

Qualcosa di destra

BasagliaSempre più spesso si sente dire che il dualismo destra-sinistra non esiste più. Se questo assunto può essere accettabile fermandosi a guardare i disperati tentativi di tenere a galla se stessi da parte di non pochi dei cosiddetti uomini politici di oggi, il concetto continua a essere platealmente sbagliato se ci si riferisce ai principi e ai valori sociali che destra e sinistra rappresentano e che restano sempre diversissimi, se non addirittura opposti.

Ormai la sinistra esprime i propri valori – se li esprime – con eccessivo pudore, senza rendersi conto che, così facendo perde molti più elettori di quanti, facesse il contrario, riporterebbe alle urne. E allora, per capire bene queste differenze, è meglio prendere in esame quello che fa la destra, che mai si è vergognata neppure delle cose più orripilanti incasellate nella sua storia, preferendo cancellarle dalla memoria, sminuirne l’importanza, o, addirittura, tentare di negarle.

Prendiamo il concetto di solidarietà (articoli 2, 3 e altri della Costituzione): a sinistra viene ripetuto spesso, ma l’unico che in questo periodo sembra dare contorni chiari a questo concetto è Papa Francesco. A destra, invece, le cose, pur se viste in senso negativo, sono molto più chiare.

Guardiamo al sindaco di Udine, alla sua giunta e alla fondazione del teatro Giovanni da Udine. Il problema scoppia in occasione dello spettacolo operistico “Le nozze di Figaro” quando ci si rende conto che durante la notte il sottoportico del teatro accoglie alcuni senzatetto che cercano un pur misero e parziale riparo al freddo e alle intemperie.

È intollerabile che il pubblico debba sopportare il fastidio di aggirare alcuni cartoni che fungono da indecoroso giaciglio per alcuni degli ultimi. E allora Fontanini ha un’idea brillante: mettere subito in opera una grata scorrevole, dal costo di 12 mila euro, da tirare durante la notte per impedire ai poveri di entrare nel portico. Poi, naturalmente, il sindaco aggiunge: «Il primo nodo da affrontare è quello di ampliare l’accoglienza fornita dal Fogolâr».

Ineccepibile? Potrebbe anche sembrare se non fosse per il fatto che, da quello che si capisce, la grata sarà messa in opera subito, mentre, da quello che si sa, l’eventuale adeguamento del Fogolâr - comunque per pochi posti in più - dovrà seguire i tempi burocratici e cercare i fondi in un bilancio non ricchissimo. Il tutto mentre l’esplosione dei costi delle bollette energetiche rischia di far aumentare a dismisura il numero dei senzatetto. Ma di questo non si parla.

Altra parola: salute, riferendosi all’articolo 32 e ad altri della Costituzione. È evidente che nel testo della Carta si parla di salute riferendosi all’intero panorama, anche a quello più scomodo, più ricco e irto di tabù: quello della salute mentale. Regione e comune di Udine, insieme, decidono di recuperare il parco di Sant’Osvaldo ex sede dell’ospedale psichiatrico e ancora luogo deputato ad aiutare le persone che soffrono di queste malattie: dal Centro di igiene mentale, alla Comunità Nove che accoglie durante il giorno molti affetti da disagio, al Sert che si occupa di dipendenze.

Ebbene, entrambe le giunte di destra hanno declinato il concetto di salute in maniera quantomeno bizzarra visto che nell’ampia spiegazione del previsto futuro per il parco, dell’attività in favore del disagio non si fa più minimamente cenno. Si parla di utilizzare gli antichi edifici per archivi, di impiegarne uno per ricordare il passato in una specie di museo degli orrori manicomiali, di curare le piante e la loro biodiversità, di creare una splendida città dello sport e del benessere.

E le strutture dedicate alla cura dei disagi? Nemmeno una parola. Ma, del resto, come si potrebbe permettere che gli attuali frequentatori possano infastidire i clienti dello sport e del benessere? Sarebbe come lasciare che i senzatetto possano mettere ancora una tettoia sopra la loro testa.

E poi, l’importante per la destra è sempre stato distruggere l’eredità di Basaglia e mortificare e distruggere il lavoro di tanti che con amore e abnegazione hanno fatto della salute mentale il lavoro e la missione di una vita. Ma se gli ospedali psichiatrici non esistono più, e se diventeranno sempre più marginali e marginalizzate anche tutte le strutture ancora esistenti, chi curerà i malati. La risposta è semplice: Fatti loro! Basta, evidentemente, che non disturbino come fuori dal teatro.

Vi sembrerà strano. Ma da tutto questo traggo dei motivi di grande rabbia non dal comportamento di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e altri gruppi ancora più estremisti: loro, in definitiva, si limitano a dire e a fare cose di destra. La delusione e la rabbia mi arrivano dal comportamento della cosiddetta sinistra che preferisce tacere, o, al massimo, borbottare nelle segrete stanze, senza mai chiamare la popolazione a esprimere quell’indignazione che moltissimi già sentono a livello individuale senza più trovare, però, quel catalizzatore capace di trasformare l’indignazione in azione politica.

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