Salvini (scusate
se comincio con questa parola) ama dire «Prima gli italiani».
Personalmente vorrei invece sentir dire «Prima l’Italia», perché
francamente non riconosco più questo Paese. Mi sembra di essere
diventato straniero in una nazione che mi è appare aliena; che non è più
quella di non tantissimi anni fa; che ha subito una mutazione
orripilante causata da un bacillo che si chiama odio e che è stato
inoculato scientemente allo scopo di creare paura, di far desiderare
sicurezza, anche se già c’era e, anzi, era aumentata considerevolmente,
di far votare per chi afferma che darà ulteriore teorica sicurezza,
magari armando chi lo desidera.
Parliamo di un Paese che corre il
rischio di avviarsi lungo una china già troppe volte percorsa nella
storia, in quella storia che un ministro dello stesso Salvini ha pensato
bene di togliere dall’esame di maturità per disinnescarne i possibili
effetti, visto che, a conoscerla, magari si potrebbe non ripeterne gli
errori e gli orrori.
Non credete che l’Italia sia
cambiata profondamente? Pensate all’incredulità che si prova nel sentire
una giovane romana che dice, con gli occhi spiritati: «Io odio i rom.
Io li brucerei tutti». Pensate a come questa frase abbia potuto essersi
sedimentata nella sua mente molto probabilmente perché gli orecchi
collegati a quel cervello, già reso fertile da un profondo disagio
colpevolmente trascurato da chi avrebbe dovuto occuparsene, da anni
hanno sentito soltanto parole di odio. Pensate che anche nella Germania
di Hitler le insofferenze erano state insufflate per convenienze
politiche e poi erano finite nei lager e si erano incanalate nei camini
dei forni crematori.
Pensate, poi, al giovane fascista
dichiarato, con tanto di saluto romano, che urla in faccia a una
poliziotta che tenta di riportare l’ordine e che, poi, sicuro
dell’impunità, si cala i pantaloni e fa vedere il deretano alla tutrice
dell’ordine che nulla fa, probabilmente perché sa che il cosiddetto
ministro degli Interni ama travestirsi da poliziotto, ma ama ancor di
più i fascisti che hanno ingrossato la sua platea elettorale.
Pensate, invece, all’uomo che a una
manifestazione in cui parla il ministro della Paura si presenta con un
cartello su cui è scritta l’insopportabile e provocante frase «Ama il
prossimo tuo» e viene privato del cartello e allontanato a forza da
agenti in borghese.
Pensate ancora al “capitano” di un
partito che ha promosso e sostenuto il cosiddetto convegno delle
famiglie di Verona, che si sgola sull’intangibilità del nucleo familiare
e poi, davanti alla nave tedesca Alan Kurdi che ha salvato 64
naufraghi, non soltanto impedisce, nonostante le condizioni del mare,
l’attracco a Lampedusa, ma anche tenta di disintegrare quelle famiglie,
perché evidentemente quelle di pelle più scura sono di categoria
inferiore, concedendo lo sbarco per due mamme e due bambini, ma
negandolo ai due padri. E le donne, quelle sì, hanno preferito tenere
viva la famiglia.
Ditemi se riconoscete questa Italia. Io sinceramente no.
È incontestabile il fatto che in
Salvini io vedo la personalizzazione di questa maledetta notte che dovrà
pur finire, ma sarebbe stupido pensare che tutto si risolverebbe se il
Fregoli delle divise uscisse dalla scena politica. A sostenerlo,
infatti, oltre a chi è capace di rinnegare quanto diceva pur di
conservarsi la poltrona, c’è una marea di persone che prima aveva altre
idee e si è lasciata convincere dagli ossessionanti allarmi e dalle
crudeli invettive lanciate quotidianamente contro chi non appartiene
alla teorica “razza eletta”. Perché, in realtà, non si tratta di
italiani da mettere al primo posto: il 90 per cento dei rom cacciati da
Torre Maura, a Roma, ai quali sono stati calpestati i panini perché
«dovete morire di fame», sono italiani esattamente come Salvini.
Pensate alle nefandezze di Salvini,
ma pensate anche alle colpe nostre, al fatto che i cosiddetti
benpensanti hanno pensato bene, ma non hanno parlato, come invece
avrebbero dovuto in ogni occasione in cui sarebbe stato necessario
controbattere i deliri di odio che hanno stravolto l’Italia; non
soltanto nei comizi, ma anche nella chiacchiere da bar, o nelle urla da
stadio..
Il fatto che a Roma soltanto un
ragazzino di quindici anni, proprio da solo, si sia opposto agli
energumeni di Casa Pound ci fa balzare agli occhi il fatto che è
incontestabilmente mancato un impegno personale di ognuno di noi per
tentare di rendere un po’ migliore il mondo. Perché se Salvini e i suoi
razzisti e fascisti sono colpevoli del peccato di opere, chi si defila
si macchia coscientemente di quello di omissione. Quando nel Confiteor
si dice «…perché ho molto peccato in pensieri, parole, opere e
omissioni», l’ordine delle parole non è stato messo lì a casaccio, ma
realizza scientemente un ordine crescente di gravità. L’omissione, il
restare inerti, il far finta di non vedere è la colpa più grave, perché è
sicuramente un atteggiamento non istintivo, ma deliberato, perché è il
trionfo dell’egoismo sul bene generale, della pigrizia sul dovere.
Perché si possono permettere futuri danni incommensurabili per piccini
desideri di tranquillità.
Alieno è sicuramente Salvini, ma per sconfiggerlo è inutile sperare che, come ne “La guerra dei mondi”
di Herbert G. Wells, la Terra si salvi in quanto gli alieni sono
eliminati dai microbi che per noi sono normali compagni di vita, mentre
per loro sono minacce mortali. Quello è un romanzo. Nella vita reale i
bacilli e i virus dell’odio nutrono e irrobustiscono loro e finiscono
per ammazzare noi, a meno che non usiamo gli antibiotici e gli
antivirali a nostra disposizione, che sono i principi e i valori da
rimettere in primo piano e una Costituzione che è sicuramente forte, ma
che, proprio come le medicine, bisogna decidere di usare; e anche
saperla usare.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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