Riesce difficile
credere che possa davvero esistere un’ignoranza così abissale. Ma se
per chi parla si può ipotizzare una falsità premeditata per trarne
qualche vantaggio – come, per esempio, far dimenticare promesse non
realizzate perché erano e sono irrealizzabili – per chi ascolta e
annuisce è difficile trovare altre spiegazioni.
L’elenco è lungo e potrebbe riempire
pagine su pagine, ma per chiarire di cosa stiamo parlando basterebbe
ricordare la folle vicenda dei vaccini nella quale ci sono coloro che
preferiscono credere a ciarlatani piuttosto che alla scienza che, tra
l’altro, a riprova delle sue certezze, porta anche il numero crescente
dei contagi e quello, ancor più drammatico, delle morti di bambini
indifesi, mentre, soltanto per non rischiare di perdere qualche
possibile voto, Lega e 5stelle decidono di rinviare di un anno una
decisione di obbligatorietà giusta, doverosa e che dovrebbe essere
applicata subito; anche perché, se fosse sbagliata, dovrebbe essere
semplicemente cancellata.
E la lista si allunga ogni giorno.
Alle celebrazioni del 62.mo anniversario della strage avvenuta nella
miniera di carbone di Marcinelle, dove persero la vita 262 minatori, di
cui 136 italiani, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha
detto: «Non dimentichiamo che Marcinelle è una tragedia
dell’immigrazione, soprattutto ora che tanti vengono in Europa. Non
sottostimiamo la difficoltà di gestire un tale fenomeno, ma non
dimentichiamo che i nostri padri e nonni erano migranti». Una frase
incontrovertibile che ricorda come il fenomeno dell’emigrazione abbia
portato in altri Paesi milioni di italiani interessando tutte le regioni
d’Italia. E la risposta della Lega, tramite gli sproloqui dei
capigruppo a Camera e Senato, è incredibile: «Moavero manca di rispetto
agli italiani. Paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, a
cui nessuno regalava niente, né pagava pranzi e cene in albergo, ai
clandestini che arrivano oggi in Italia è poco rispettoso della verità,
della storia e del buon senso». È ben vero che, quanto a scarso rispetto
della verità, della storia e del buon senso, quelli della Lega sono
espertissimi e che sono loro, con le loro bugie, a mancare di rispetto
agli italiani, ma consiglierei, a chi li ascolta annuendo, almeno la
lettura de “L’orda – Quando gli albanesi eravamo noi”, scritto nel 2002 da Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere e sicuramente non sospettabile di “sinistrismo”.
Poi, messa da parte la domanda come
possa Moavero restare in quella compagnia governativa che lo attacca
falsificando la realtà, vanno anche segnalate la servile assistenza di
Fratelli d’Italia che spera ancora di non essere cancellato dal
cannibalismo salviniano nei confronti degli altri partiti di destra («Il
richiamo di Moavero – detta il capogruppo di FdI alla Camera – o è
inutile, o è fuorviante rispetto alla necessaria azione per impedire una
invasione di clandestini che con gli emigranti italiani non c’entra
nulla. Il ministro degli Esteri eviti paragoni impropri e offensivi»), e
la guardinga prudenza del vicepresidente del Consiglio Di Maio che
riesce a confezionare una frase che, proprio per non scontentare
nessuno, tenta di voler dire contemporaneamente tutto e niente: «Io
penso che queste tragedie storiche devono farci riflettere. La tragedia
di Marcinelle ci deve ricordare che non bisogna emigrare». Un’ardita
elucubrazione mentale dalla quale si arguisce che non si è emigrati, né
si emigra, per necessità, ma soltanto per distrazione, o per scarsa
capacità di ricordare.
Nessun fantasioso commento da parte
del governo, invece, davanti all’accusa di Amnesty International (un’Ong
e non l’Internazionale Comunista) che, in un rapporto di 27 pagine,
scrive che fra giugno e luglio sono morti in mare 721 esseri umani e
che, «nonostante il calo del numero di persone che cerca di attraversare
il Mediterraneo negli ultimi mesi, il numero dei morti in mare è
salito»; inoltre rileva anche che sono più che raddoppiati (da 4.400 a
10 mila) gli internati nei centri libici di detenzione dove rifugiati e
migranti «rischiano torture e orribili abusi» e non possono avanzare
domanda di asilo. Poi non si nasconde dietro giri di parole e accusa:
«L’Ue è più preoccupata di tenere le persone fuori piuttosto che salvare
vite umane», e punta il dito contro l’Italia, Malta e l’Europa
accusandole di essere «colluse con i libici» e di usare come «moneta di
scambio le vite dei migranti».
Come dicevo, nessuna reazione
ufficiale a questo documento. È ovvio che Salvini e coloro che ne sono
affascinati non ne tengano conto perché andrebbe a smantellare le loro
tesi che si basano su razzismi, fascismi, etnofobie, xenofobie ed
eterofobie assortiti. Ed è altrettanto ovvio che questi testo sia
trattato con grande delicatezza dai 5stelle che, tranne che per non
tantissime virtuose eccezioni, temono di scontentare il loro alleato e,
quindi di rischiare di dover abbandonare poltrone che prima descrivevano
come strumenti del demonio e che ora trovano davvero comode.
Ma sono gli altri, quelli che si rendono conto di quello che sta
accadendo, che preoccupano perché, per il momento, la loro reazione più
diffusa, ma anche più sbagliata è quella di accusare semplicemente di
razzismo i razzisti e di complicità i complici, mentre, invece, per
tutti noi sarebbe il caso di ricordare uno dei versi più pregnanti
scritti da Fabrizio De André e tanto sentito, da essere da lui cantato
in due diverse canzoni: «Per quanto voi vi crediate assolti siete per
sempre coinvolti».
Coinvolti perché noi, più anziani,
dopo il Sessantotto, credevamo di avere il mondo in mano e comunque,
dopo aver ottenuto alcune cose fondamentali sul piano dei diritti
individuali e sociali, ci siamo stufati troppo presto di impegnarci, o
ci siamo considerati troppo presto soddisfatti. E se qualcuno contesta
la tesi delle nostre responsabilità, mi spieghi come sia stato possibile
che, senza incontrare troppa resistenza, alcuni siano riusciti a
ridurre il mondo – e non soltanto l’Italia – in questo stato.
Sarà noioso ripetere le stesse cose,
ma non è possibile non ricordare che chi si limita ad accusare gli
altri dimentica che la democrazia rappresentativa si basa su necessarie
deleghe a coloro ai quali viene dato il compito di informarsi, ragionare
e decidere – cosa assolutamente impossibile nella cosiddetta,
vagheggiata e velocissima “democrazia diretta” – ma che si sono delle
deleghe non delegabili, come quelle che riguardano la nostra coscienza e
la nostra dignità. Sofocle ne era perfettamente conscio quando, un po’
meno di 2.500 anni fa, scrisse l’“Antigone” in
cui la protagonista preferisce morire piuttosto che obbedire a una
legge che riteneva ingiusta e che andava contro quei caposaldi etici e
morali che riteneva più profondamente divini e, quindi, più
profondamente umani.
Nessuno, ovviamente chiede sacrifici
così estremi, ma una ribellione limitata a una testimonianza testarda e
incessante a parole, almeno per svelare le menzogne più evidenti e
schifose, mi appare doverosa e inevitabile.
L’altra strada, che non mi convince
perché si basa proprio su quella mancanza di serietà che sta rovinando
sempre più irreparabilmente il mondo, sarebbe quella di rubare a Grillo
l’idea di un Vaffa day, da dedicare, però, a Grillo stesso, alla
Casaleggio Associati e a buona parte dei suoi adepti, nonché a Salvini e
ai suoi complici. Ma sarebbe dare ragione a chi sostiene che
l’importante è l’apparenza e non la sostanza, il tornaconto e non la
giustizia, lo spot e non il ragionamento. Finiamola di copiare gli altri
e tentiamo di copiare quello che una volta – ormai tanto tempo fa –
eravamo; e che poi non era davvero tanto male.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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