Per una volta,
dopo molto tempo, almeno su una cosa sono d’accordo con Massimo
Cacciari. Tra le dichiarazioni da lui rilasciate in un’intervista a Repubblica,
infatti dice che la sfida della sinistra PD a Renzi non deve basarsi
sulla ricerca di un “Papa straniero”, ma di un gruppo dirigente con
delle idee, che lavori in collaborazione per stilare un progetto sociale
che riesca a convincere anche gli italiani che si sono allontanati
dalla sinistra e dal voto. «Altrimenti – afferma – se la sinistra si
limita alla ricerca di un leader finisce per scimmiottare Renzi che ha
un’idea carismatica del capo». Finisce – aggiungo io – per scimmiottare
la destra che da sempre ha confidato nell’uomo forte e che ha trovato in
Berlusconi il primo che non si è vergognato di sovrapporre il proprio
nome a quello del partito.
E da sottoscrivere in toto è anche
la frase successiva: «Devono cercare una squadra e farlo in fretta, come
si faceva nei vecchi partiti di massa: mettere insieme un gruppo di
persone competenti». Esattamente il contrario di oggi, quando la
caratteristica precipua per progredire nei quadri dei partiti è quella
di saper dire sempre sì al capo.
Ma se su questo si può essere
assolutamente d’accordo, è inevitabile sottolineare che questo pensiero
appare del tutto scollegato dal resto, e quindi inutile, visto che il
professore veneziano, in chiusura, afferma che lui voterà sì al
referendum «anche se la mia – dice – è una scelta obtorto collo. In
questo quadro – continua – votare No significa mettere un altro
sassolino dentro la valanga che rischia di travolgere il Paese, dare
un’arma in più a Salvini e compagnia».
Eppure poche righe più sopra aveva
detto: «È giusto contrastare una deriva leaderistico–plebiscitaria che
sta facendo danni in tutta Europa. Ma questa deriva viene da lontano,
non la contrasti correggendo l’Italicum». Il fatto è che, secondo me,
Cacciari non spinge il suo sguardo al di là del risultato del referendum
di novembre e delle conseguenze che questo risultato avrà per Renzi nel
caso di vittoria del No: le annunciate dimissioni del presidente del
Consiglio pro tempore e una corsa della destra e dei grillini ad
accaparrarsi il merito del successo.
Non è così, intanto - al di là del
fatto che Renzi non può andarsene da palazzo Chigi quando vuole e
chiudere la porta senza sottoporsi alle procedure costiutuzionali -
perché è assodato che la prima spinta contro questa riforma
costituzionale è arrivata da quella sinistra che non ha ancora
dimenticato che il bene primario per un Paese è la democrazia e non
l’incremento del Pil. Poi perché, nella deprecabile ipotesi che sia
Renzi a vincere, i danni saranno terribili anche al di là del fatto che
tutti i sondaggi sostengono che non sarà il PD a godere dei frutti
avvelenati del nuovo assetto istituzionale. Cacciari finge di non
vedere, infatti, che riforma costituzionale e Italicum, pur se
formalmente apparentemente separati, in realtà sono strettamente
connessi, sia perché ideati insieme, sia perché inutili l’una senza
l’altro.
Se l’Italicum, infatti, pur con un
altro nome, dovesse comunque attribuire al partito vincente una larga
maggioranza alla Camera, i rischi di perdita di democrazia sarebbero
perfettamente identici. Se, invece, una nuova legge elettorale non desse
una maggioranza assoluta al partito vincente, la nuova ipotetica
Costituzione si rivelerebbe un guscio vuoto, incapace di stare in piedi e
adattissima a riportare gli italiani alle urne ogni anno perché
renderebbe il Paese, ancora più spaccato, del tutto ingovernabile.
Se questo avventuristico progetto –
come spero ardentemente – fallirà, forse all’inizio bisognerà pagare
dazio ai Cinque stelle o alla destra, ma la sinistra avrà ancora la
possibilità di tornare a operare su idee e valori e non soltanto sui
nomi in una democrazia che assicura una pur faticosa alternanza non
necessariamente tra due idee soltanto.
Per quanto mi riguarda – lo ripeto
per l’ennesima volta – il mio sguardo va ben oltre Renzi e i suoi, del
cui destino politico mi interessa poco o nulla, per andare ad appuntarsi
su mia figlia, mia nipote e su tutti i loro coetanei che avranno il
diritto di vivere in un Paese sostanzialmente democratico, come lo
abbiamo avuto noi che di questo dobbiamo ringraziare i nostri genitori e
i nostri nonni che hanno permesso che il primo gennaio 1948 entrasse in
vigore quella Costituzione che fino a oggi ci ha permesso di uscire
indenni dagli avventurismi di Craxi, Berlusconi e – speriamo – anche da
quelli di Renzi.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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