Uno dei maggiori problemi italiani consiste nella distrazione con cui si ascoltano le dichiarazioni dei cosiddetti uomini politici: quando Alfano, Bersani e Casini dicono che sarebbe una sciagura cancellare il finanziamento pubblico ai partiti (che loro, per legge, chiamano "rimborso elettorale") perché darebbe spazio alle lobby, soltanto un popolo molto distratto può non rispondere loro almeno con un'assordante serie di pernacchie.
Intanto perché, visto che le spese elettorali sono state circa un quarto dei soldi che poi hanno ricevuto, sarebbe abbastanza logico - e quindi politico - parlare dei "rimborsi elettorali" almeno come si parla degli altri rimborsi spese di questo mondo: esigibili soltanto con pezze giustificative.
Ma è soprattutto quella parola "lobby" che dovrebbe far scattare l'immediata e assordante reazione di un Paese normale perché è proprio grazie alla parola "lobby" che si capisce il vero senso della loro sciagurata crociata. Per lobby, infatti, si intende un gruppo di persone che, sebbene estranee al potere politico, hanno la capacità di influenzarne le scelte, soprattutto in materia economica e finanziaria. Insomma: è naturale che non vogliano dare spazio alle influenze esterne se possono tenere tutto il potere per sé.
Il dramma è che in questa situazione aumentano i consensi coloro che parlano di antipolitica, mentre è proprio di politica, di quella vera, che si avrebbe un disperato bisogno. Di quella politica che può tentare di risolvere i problemi della gente, sia perché questi problemi li conosce, sia perché le interessano.
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