Come sempre i momenti potenzialmente più pericolosi sono quelli in cui chi si rende conto di avere le spalle al muro pensa di non avere più nulla da perdere ed è disposto a intraprendere qualsiasi mossa avventata e pericolosa per gli altri pur di tentare di togliersi dalle panie di una rete che sta per imprigionarlo. E, riferendosi a Berlusconi, i vocaboli usati non sono casuali.
Il presidente del Consiglio pro tempore, infatti, le sta tentando tutte pur di riuscire a mantenere per sé quella sedia che lo mette momentaneamente al riparo da quei giudizi che non è ancora riuscito a impedire cambiando le leggi, o ritardando tanto i processi da farli cadere in prescrizione.
Minaccia, copiando Bossi, di far scendere in strada milioni di italiani per una sorta di guerra civile nel caso non restasse a capo del governo –presente o prossimo che sia – e tenta di far perdere di valore la mozione di sfiducia presentata alla Camera, facendo presentare al Senato – dove conta di avere ancora una risicata maggioranza – una mozione di fiducia non si sa su cosa.
Poi vorrebbe che Napolitano sciogliesse soltanto la Camera, dov’è in minoranza, sperando che nuove elezioni gli diano una nuova maggioranza. Si appella all’articolo 88 della Costituzione che permette al Presidente della Repubblica di sciogliere uno solo dei due rami del Parlamento, ma dimentica sia che la prerogativa di scioglimento spetta esclusivamente al Presidente della Repubblica, sia che questa possibilità è stata usata una sola volta, nella seconda legislatura, quando il Senato interruppe anticipatamente il suo mandato, che allora era di sei anni, per permettere di appaiare costituzionalmente le durate dei due rami del Parlamento.
Quando Prodi godeva della maggioranza alla Camera, ma non al Senato, un’ipotesi di scioglimento a metà non fu nemmeno ventilato.
Ma nella sua ignoranza costituzionale Berlusconi è in ottima compagnia con i suoi ministri. Sacconi a Cividale ha detto «che gli italiani non possono essere espropriati del loro diritto di scegliere chi li guida». Ma il ministro non sa che il «chi li guida» costituzionale non è il presidente del Consiglio, bensì il Parlamento che a sua volta è formato dagli eletti le cui funzioni primarie sono fissate dall’articolo 67 della tanto trascurata Costituzione: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
Il vero rischio è che a furia di sentire le baggianate di Berlusconi e dei suoi, aumentino quelli disposti a credere alla loro realtà virtuale. Per questo oggi parlare senza stancarsi di ribadire i fatti non è soltanto doveroso: è davvero obbligatorio.
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