Siamo ultimi. Ed è davvero una vergogna. Ma cosa avete capito? Non sto parlando di calcio. L’eliminazione degli azzurri mi ha provocato un po’ di delusione temperata dalla coscienza che nello sport talvolta si vince, talvolta si perde e che quasi sempre il verdetto è quello giusto. Quello che mi fa davvero vergognare è la vicenda Brancher che fa precipitare l’Italia veramente all’ultimo posto del mondo in quanto a decenza istituzionale, politica e sociale.
Istituzionale perché degrada le istituzioni a servizi per gli interessi personali propri e degli amici; politica perché distrugge sempre di più l’immagine di coloro che dovrebbero cercar di fare il bene dei cittadini; sociale perché sbriciola ulteriormente la coesione di una società in cui si affrontano fazioni sempre più divise su quei temi etici che tanto erano cari a Bobbio e che ora per molti sono soltanto dei fastidiosi impicci.
Riassumiamo. Un signore, Aldo Brancher, caro amico del presidente del Consiglio, viene nominato ministro in un dicastero creato appositamente per lui, di cui non è certo neppure il nome – per non dire delle competenze – unicamente per dargli la possibilità di usufruire del cosiddetto “legittimo impedimento” al fine di evitare di presenziare alle udienze del processo in cui è imputato per appropriazione indebita nella scalata Bpi all’Antonveneta. E il “legittimo impedimento”, immediatamente richiesto, consisterebbe nel fatto che deve sistemare le cose e gli affari del suo nuovo ufficio.
Almeno Lippi, dopo la disfatta della nazionale di calcio ha detto che si assume tutte le responsabilità. Berlusconi, ideatore e firmatario di questa vergogna, sicuramente direbbe che la responsabilità è di quei comunisti che non ci sono proprio più, ma di cui ci sta facendo venire davvero una struggente nostalgia.
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