domenica 23 aprile 2023

Il 25 aprile non può essere di tutti

Il forte sospetto è che la parola “politica” sia usata come alibi per rimettere in discussione l’etica, per rendere incerte alcune realtà che, invece, sono da tempo diventati dei caposaldi sociali, parti importanti delle fondamenta sulle quali si reggono le strutture che abbiamo voluto darci per assicurare alla nostra esistenza – per quanto umanamente possibile e con la coscienza che siamo comunque ancora molto lontani dalla perfezione – un vivere comune basato sulla libertà, la parità e la giustizia.

Mi è difficile credere che sia soltanto una casualità infausta e ignorante il fatto che proprio alla vigilia del 25 aprile, festa della liberazione dal regime nazifascista che aveva asservito l’Italia, si sentano pronunciare corbellerie istituzionali di vario tipo tra le quale spicca, sia perché pronunciata dalla seconda carica dello Stato, sia per la palese infondatezza e stupidaggine, la frase pronunciata da La Russa: «Nella Costituzione non c'è alcun riferimento all’antifascismo». Basterebbe ricordare la dodicesima delle “Disposizioni transitorie e finali”: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista», che ovviamente il presidente del Senato non può non aver mai letto. Ma è tutto il tessuto della Costituzione, che parla di parità, libertà, giustizia, democrazia, che neanche tanto implicitamente vuole creare un’Italia che con quella fascista non abbia più alcun addentellato.

Ora assistiamo a un continuo e sempre meno sotterraneo tentativo di cancellare l’antifascismo e, quindi, la storia. Dicono: facciamo soltanto politica nel senso che prendiamo atto che alcune tendenze popolari cambiano e, quindi, vediamo di inserirle, o reinserirle, nel nostro vivere comune.

Non è così perché non tutto può essere messo in discussione da un eventuale mutamento delle tendenze popolari. Si potrebbe, per esempio, pensare di rimettere in discussione l’illegittimità dell’omicidio? Evidentemente no, anche se fascismo, nazismo e mille altre dittature di colore simile, o totalmente diverso, hanno usato l’omicidio come strumento di coercizione e di distruzione delle opposizioni. Si potrebbe pensare di riparlare di legittimità del razzismo? Evidentemente no, anche se rigurgiti razzisti, non raramente violenti, sono sempre più diffusi e frequenti, anche a livelli istituzionali, in questo nostro Paese.

In quest’ottica mi appare ridicola e totalmente inutile la caccia giornalistica a dove e come gli esponenti di quella maggioranza che ha voluto La Russa presidente del Senato, trascorreranno il 25 aprile. Ha senso, infatti, che chi guarda alla Resistenza come a un fastidioso accidente della storia faccia finta di celebrarla per un giorno mentre negli altri 364 giorni dell’anno lavora senza pause per scardinare quella Costituzione che della Resistenza è figlia? Inducendo sempre più profonde divisioni in un tessuto sociale che già di suo, da sempre, è incline a dividersi, cancellando ogni tentativo di far aumentare qualsiasi tipo di solidarietà nei confronti degli altri esseri umani.

Non ho mai creduto che la ricerca di una cosiddetta “storia condivisa” possa avere successo in quanto l’eventuale condivisione dovrebbe basarsi su tutta una serie di ammissioni di colpe che, ovviamente possono riguardare entrambe le parti in causa, ma in proporzioni profondamente diverse e non perché i vincitor i hanno più diritti degli sconfitti, ma in quando l’essenza del fascismo è state la disumanità, mentre quella della Resistenza è stata il rispetto e la difesa delle prerogative dell’umanità.

Quindi di dove se ne vadano per il 25 aprile La Russa, Salvini e compagni – o forse dovrei usare un altro termine – non dovrebbe davvero interessare a nessuno perché il 25 aprile non è la festa di tutti e soprattutto non lo è di coloro che guardano a questa ricorrenza con mal dissimulato fastidio e che, addirittura, ciclicamente propongono di cambiarne la natura, o addirittura di cancellarla.

Buon 25 aprile, ma soltanto a chi crede nel suo vero valore sancito anche dalla nostra antifascista Costituzione.

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