sabato 13 luglio 2019

Italiani brava gente?

Ogni generalizzazione può eventualmente avere qualche utilità soltanto a livello burocratico: italiani, per esempio, dovrebbero essere tutti i nati in Italia, o da almeno un genitore italiano, o tutti coloro che hanno ottenuto la cittadinanza del nostro Paese; ma già a questo livello non c'è unanimità di pensiero.
 
Le generalizzazioni, poi, possono diventare pericolosissime ed essere l'anticamera del razzismo se raggruppano gli esseri umani per caratteristiche religiose, etniche, fisiche e così via: se non ci credete, andate a vedere cos'è successo agli ebrei in Germania, ai neri negli Stati Uniti e in Sudafrica, alle donne con i capelli ricci durante la caccia alle streghe, agli esseri umani che si permettevano di pensare con il proprio cervello durante l'inquisizione e anche in moltissimi altri periodi, neanche molto lontani, della storia.

Le generalizzazioni accompagnate da valutazioni qualitative, infine, sono le peggiori perché, oltre a essere irreali come le altre, hanno in sé un'evidente intenzione truffaldina. Al caso di cui oggi scrivo, tra l'altro, non può essere applicata come attenuante neppure la palese e abissale ignoranza di chi parla perché, vista la posizione che occupa, dovrebbe preoccuparsi almeno di non influenzare falsamente altri ignoranti come lui, istigandoli a radicalizzazioni che portano sempre a conseguenze drammatiche.

Questa volta a fare la figura del truffatore ignorante è l'indegnamente sottosegretario agli Esteri, il deputato grillino Manlio Di Stefano che riporta in primo piano un concetto che potrebbe essere condensato nell'antico, abusato e falso "Italiani bava gente". Intendiamoci: negare la validità di questa frase fatta non vuol dire che gli italiani sono cattivi, ma semplicemente che ce ne sono di buoni e di cattivi; come in tutti i popoli del mondo.

Se l'ineffabile Di Stefano si fosse limitato a questa banalità, nessuno probabilmente ci avrebbe fatto caso, ma, orgoglioso della propria pochezza, ha voluto esporla sotto i riflettori scrivendo che, come italiani, «non abbiamo scheletri nell'armadio, non abbiamo una tradizione coloniale, non abbiamo sganciato bombe e non abbiamo messo il cappio al collo a nessuna economia».

Ebbene, sarebbe il caso di segnalare all'onorevole (quante prese in giro permette la lingua italiana!) Di Stefano che, quanto a bombe, gli italiani sono stati gli inventori del bombardamento aereo nel 1910 in Libia e che nello stesso anno e negli stessi posti hanno inaugurato anche la pratica dell'uso dei gas asfissianti poi ripreso su scala industriale anche in Etiopia dal maresciallo Graziani.

Bisognerebbe ricordargli che l'Italia è stata ferocemente coloniale esprimendosi in tal modo non soltanto in Libia, Eritrea, Somalia ed Etiopia dove non si contano le donne prima violentate e poi uccise assieme a civili maschi di ogni età dai soldati italiani occupanti, ma si è estrinsecata anche in Slovenia dove i generali Robotti e Roatta si lamentavano per iscritto con i loro soldati che «si ammazza troppo poco», come in Albania e nel Dodecanneso dove le smanie imperialiste di Mussolini e del re si sono sfogate senza troppo rispetto per albanesi e greci..

Occorrerebbe segnalargli che, quanto a scheletri nell'armadio, abbiamo avuto addirittura un "armadio della vergogna" che voleva celare le complicità tra italiani e nazisti. Che forse l'Italia non ha stretto il cappio al collo di nessuna economia, ma sicuramente lo ha teso, come possono testimoniare i parenti dei morti di Marcinelle, attorno al collo dei suoi figli inviati con il ricatto della povertà, in miniera per ricevere in cambio carbone.

Curiosamente, se si vogliono trovare degli italiani buoni, è più facile trovarli, pur con le debite eccezioni mafiose, tra i milioni di italiani migranti, o per loro dote personale, o per paragone con altri sovranisti e razzisti.

Come dimenticare, per esempio, gli italiani uccisi dai francesi nel massacro delle saline di Aigues-Mortes, nella regione di Linguadoca? Di questa strage si sa per certo il luogo, la data (16 e 17 agosto 1893), e il motivo che consisteva nella rabbia scatenata dalla falsa accusa che gli italiani fossero delinquenti abituali e da quella vera di lavorare per stipendi da fame, facendo però credere che quei salari fossero richiesti e non imposti per lavori che comunque i francesi non gradivano. Nessuno, invece, ha mai saputo il bilancio delle vittime: l'ufficio turistico di Aigues-Mortes parla di 17 morti e 150 feriti, mentre gli studiosi dell'emigrazione italiana si riferiscono a una ventina di vittime e ad almeno 400 feriti. C'è però un'altra certezza: tutti gli imputati francesi furono assolti e se ne andarono liberi tra gli applausi dei sovranisti transalpini dell'epoca.

Del resto, è spesso il paragone a salvare chi altrimenti vincerebbe la classifica dei peggiori. Pensate a Salvini e a quanto il nostro ministro degli Inferni può godere di un po' di ombra mediatica internazionale grazie a Trump che fa rischiare una guerra nucleare perché senza alcun motivo, se non per propaganda interna, decide di rompere l'accordo con l'Iran inducendo quel Paese a infrangere anch'esso il patto raggiunto con tanta fatica da Obama.

Ma francamente c'è poco di più stupido di una classifica della cattiveria, studiata o voluta che sia: oltre un certo livello meritano tutti un disumano ex aequo. Ma bisogna assolutamente dirglielo.

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