Sarebbe
il caso di metterselo velocemente e bene in testa: tutto questo non
passa da solo. La storia ha dimostrato abbondantemente che se si lascia
che un cancro sociale si estenda senza nemmeno tentare di opporvisi,
diventa incurabile e può essere estirpato soltanto dopo momenti
traumatici e drammatici, come guerre e rivoluzioni. E, allora, è il caso
di chiederci – proprio adesso e non domani, perché il tempo forse
potrebbe essere già scaduto – se intendiamo opporci a Salvini e
soprattutto alle sue idee, o se preferiamo diventarne complici. Con la
fastidiosa, ma innegabile coscienza che terze vie non ce ne sono perché,
come giustamente ha detto Edmund Burke e altrettanto giustamente ha
ricordato Martin Schultz «Per far vincere il male, è sufficiente che i
buoni non facciano nulla».
Davanti a questa frase molti
domandano se chi la pronuncia non è presupponente nel pensare di
rappresentare il bene. E hanno ragione perché il bene è troppo perfetto
per poter essere racchiuso in una sola persona, o anche in una sola
idea; figuriamoci in un gruppo di persone, o in una nazione.
Ma se il bene non è facilmente
definibile, sull’individuazione del male non ci possono essere dubbi. A
meno che, ovviamente, non si rinunci a una buona parte della propria
umanità.
Vi sembra davvero totalmente umano un ministro degli Interni
che pretenda di far chiudere i porti alle navi che salvano i migranti
che naufragano nel Mediterraneo? Che pretenderebbe che le navi italiane
venissero meno agli obblighi di solidarietà che da sempre sono
rispettati in mare? Che tenta di imporre ai prefetti di ridurre, a
prescindere da questioni di sostanza, il numero di accoglimenti di
domande di asilo politico, di protezione sussidiaria e di protezione
umanitaria, specificando che anche madri, bambini e malati non devono
sentirsi al riparo?
Molto più beceramente umano, ma pur sempre umano,
appare quando tenta di non ritenersi chiamato in causa dalla sentenza
della Corte di Cassazione che impone la restituzione di 49 milioni di
euro indebitamente incassati e fatti sparire dalla Lega, con la furbesca
motivazione che quella si chiamava “Lega Nord” e quella di oggi si
chiama “Lega per Salvini premier”.
E che il cancro si stia diffondendo
non lo si evince soltanto dal comportamento di Salvini, coerentemente e
progressivamente sempre più eterofobo e razzista, ma soprattutto da come
sta cambiando il comportamento di molti, troppi italiani. Ce ne
accorgiamo ogni giorno di più, in strada, al bar, guardando i giornali,
o, per chi ne ha ancora lo stomaco, leggendo i vomitatoi di odio legati
ai social network.
Di esempi ce ne sono a bizzeffe, ma
uno accaduto ad Alassio qualche giorno fa mi sembra davvero emblematico.
Nella località turistica ligure c’è un cagnolino addestrato a ringhiare
solo «quando passano i negri – spiega la sua padrona, comproprietaria
di un albergo con bagno annesso – perché li riconosce dall’odore; non
contro quelli ricchi, ma solo quelli contro che hanno odore». Il
cagnolino abbaia contro un ragazzo di colore, alcuni bagnanti ridono,
applaudono e lo incitano, ma una signora li invita a smettere e loro la
prendono in giro e una donna la offende pesantemente con riferimenti
sessuali alla signora stessa e ai migranti. La proprietaria del cane,
lungi dal sentirsi imbarazzata dall’avere un cane “razzista”, si
affretta a specificare che «sì, la signora è stata offesa ma da clienti
non del nostro hotel. Poi è vero che il mio cane ringhia contro i negri
che hanno odore, ma non ha mai azzannato nessuno».
Siete d’accordo che non c’è più
tempo se si vuole evitare che la nostra umanità e la nostra Costituzione
vengano sgretolate ogni giorno di più? Siete d’accordo che tra
l’opporsi e l’essere complici non c’è una terza via?
Indossare una maglietta, o una
camicia rossa, come ha chiesto don Ciotti per questo sabato, «per
fermare l’emorragia di umanità», può apparire un piccolo gesto, ma resta
sempre un gesto di disobbedienza; resta sempre una testimonianza che
ancora c’è gente che è capace di dire «NO!» alla barbarie e alla
disumanità. La testimonianza non è soltanto importante: quasi sempre è
determinante.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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