L’anno che è
appena cominciato sarà comunque uno dei più importanti nella storia
della nostra Repubblica. Nel 2016, infatti, gli italiani saranno
chiamati a votare per un referendum confermativo sulle nuove leggi
costituzionali volute da Renzi, approvate a maggioranza semplice, e
praticamente senza sforzi di mediazione, da un Parlamento eletto con una
legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte
Costituzionale, appunto. Il 2016 passerà comunque alla storia perché
sarà l’anno in cui gli italiani decideranno di salvare la democrazia
costruita dai propri padri e dai propri nonni, anche a costo della vita,
durante la Resistenza e la Liberazione, oppure di gettarla nelle
immondizie per fare spazio a una specie di democrazia oligodiretta,
sempre che di democrazia si possa continuare a parlare, visto che
l’eventuale approvazione delle nuove leggi, combinata con l’altrettanto
nuova legge elettorale concederebbe per cinque anni a chi vincerà tutto
il potere, compreso quello di continuare a cambiare le regole a seconda
di quello che riterrà più utile alla propria posizione.
Al di là delle considerazioni, pur
molto importanti, fatte da Eugenio Scalfari sulla totale mancanza di un
quorum richiesto per una consultazione così importante, la limpidezza di
questo referendum è macchiata in partenza da un atteggiamento che
prefigura già quello che potrebbe succedere: Renzi, infatti, ha
annunciato che se perderà il referendum si dimetterà subito dopo da
presidente del Consiglio. E, così facendo, ha già inquinato la scelta
tra un tipo di democrazia e un regime in gran parte diverso con una
specie di plebiscito sulla sua persona, sperando di recuperare voti
anche da coloro che non vedono attualmente alternative solide alla sua
leadership.
Non ci sarebbe da stupirsi, insomma,
se anche poco prima dell’appuntamento referendario, l’attuale
presidente del Consiglio pro tempore decidesse di dare i famosi 80 euro,
o i 500 euro una tantum, anche a qualche altra categoria, come ha fatto
all’approssimarsi delle elezioni europee e, adesso, quando appaiono
all’orizzonte quelle amministrative. Mance da finanziare, magari, con
ulteriori strette alla sanità dove le spese per i ticket sono diventate
tanto pesanti da far pensare se scegliere la sanità pubblica o quella
privata a chi i soldi li ha, o a far rinunciare a curarsi come si deve a
chi i soldi non li ha. E, a tale proposito, qualcuno dovrebbe soppesare
attentamente, senza ripararsi dietro il silenzio, i dati forniti
dall'ISTAT secondo cui nel 2015 il numero dei morti in Italia è
cresciuto dell'11,3 per cento con ordini di grandezza comparabili - come
scrive sul sito di demografia Neodemos il professor Gian Carlo Blangiardo -
con dati per i quali bisogna tornare indietro sino al 1943 e, prima
ancora, agli anni tra il 1915 e il 1918. In epoche diu guerra, insomma.
Il 2016 sarà un anno importante
anche perché si potrà vedere se davvero questa nazione ritiene ancora la
democrazia un bene primario, o se crede che sia preferibile rinunciare a
una fetta di libertà pur di sperare di avere in cambio qualche frazione
percentuale di Pil in più, pur sapendo che l’aumento di Pil ben
raramente va ad aiutare coloro che ne avrebbero più bisogno.
L’apparente scelta di Renzi di
dimettersi in caso di bocciatura referendaria (che poi sia una minaccia,
o una speranza dipende da quello che pensa ognuno di noi), inoltre, fa
capire che la propaganda governativa è già cominciata e che sarà
implacabile. L’unico modo per sperare di non restarne sepolti è quella
che tutti coloro che la pensano in maniera diversa diventino loro stessi
instancabili strumenti di espressione del proprio pensiero, in ogni
luogo e in ogni momento.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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