Le prime parole che potrebbero venire in mente sono scoramento e rassegnazione. Ma fortunatamente non è così, anche se il quadro è sempre più fosco.
L’immoralità – non soltanto e non primariamente sessuale – del presidente del Consiglio non influenza se non marginalmente un elettorato che per anni ci hanno detto che si considera cattolico e che, invece, se davvero sa quello che sta accadendo, non ha punti di riferimento né nel Vangelo, né nella Costituzione.
I deputati in vendita sono tantissimi, anche se l’ultimo arrivo, la pattuglia dei radicali, non dovrebbe stupire visto che i loro steccati etici e politici sono da sempre vaganti più che vaghi. Ma su questo merita fare due considerazioni: ma come diavolo, voi strateghi del centro-sinistra, vi scegliete gli alleati? E poi sarebbe ora di sentir finire quella favoletta berlusconiana che l’attuale maggioranza non può essere toccata perché gli italiani l’hanno voluta: i rimpasti fatti dai soldi di Arcore fanno impalidire quelli democristiani degli anni d’oro. La maggioranza di oggi e del tutto diversa da quella eletta.
Il Parlamento è sbertucciato da Berlusconi e dai suoi dipendenti. E per fortuna che Napolitano sembra in grado di reggere pesi enormi quasi da solo.
Adesso il malato di Arcore tornerà ad attaccare le istituzioni per allontanare da sé anche le accuse, oltre che le condanne fidando anche sul fatto che la Lega, per avere un federalismo che di quello voluto inizialmente da Bossi ha soltanto il nome o poco più, sembra disposta a vendere anche l’anima, oltre che il proprio elettorato.
E potrei andare avanti a lungo nell’elencare le porcate che riempiono quotidianamente le nostre giornate.
Ma scoramento e rassegnazione non devono trovare spazio nel nostro animo. Stiamo vicini alle donne, ai deboli, ai poveri, ai cassintegrati, ai disoccupati, ai giovani, ai vecchi, agli immigrati, alle minoranze in genere. Stiamo vicini alla magistratura. Soltanto così riusciremo a stare vicini a noi stessi, a riconoscerci davvero, a trovare non soltanto la voglia, ma la necessità e l'obbligo di parlare, di intervenire, di manifestare. E non soltanto per mettere in pace la nostra coscienza, ma anche e soprattutto per far sentire ad altri come la pensiamo.
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