Talvolta due notizie che apparentemente non hanno nulla in comune tra loro, se messe in contatto l’una con l’altra, fanno scattare una specie di forte corto circuito nella nostra mente. A me questo è accaduto leggendo nella stesso giorno della morte di Carlo Cicuttini e del continuo rinfocolarsi delle polemiche attorno all’edizione 2009 del Mittelfest.
Dell'uomo, spentosi nell’ospedale di Palmanova a causa di un tumore che lo stava divorando da un anno, si può ricordare che era stato condannato all’ergastolo perché riconosciuto autore della telefonata trappola che attirò a Peteano cinque carabinieri davanti alla 500 imbottita di esplosivo che, all’apertura del bagagliaio, deflagrò uccidendo tre militari e ferendone altri due.
Delle polemiche si può dire che sta acquistando finalmente dimensioni precise l’insuccesso economico della gestione Devetag che nel 2009 ha causato un buco di quasi 300 mila euro ai quali si deve aggiungere anche la “vaporizzazione” dei 65 mila euro lasciati come avanzo attivo dalla gestione diretta da Moni Ovadia e Mario Brandolin e presieduta da Furio Honsell.
Delle dimensioni dell’insuccesso artistico e scientifico, invece si era già perfettamente a conoscenza. Un solo esempio: conservo con piacere le fotografie della chiesa di San Francesco strapiena di gente, che talvolta non è neppure riuscita a entrare tutta e ha dovuto ascoltare dal sagrato, durante la serie dei Mittelincontri da me organizzati nelle edizioni del 2007 e del 2008. Immagini che diventano ancora più significative se accostate a quelle di un incontro della scorsa estate in cui sulle sedie della chiesa si possono contare 19 (diciannove) persone di cui almeno 8 erano autorità presenti per obblighi istituzionali.
Ma è dal punto di vista etico che il Mittelfest della gestione Devetag, verbosamente sostenuto da Saro e ora tardivamente ripudiato da Fontanini, mostra il suo lato peggiore. Infatti, nell’ansia di utilizzarlo come clava politico, o, meglio, come lavatrice capace di ripulire qualsiasi colpa, gli organizzatori hanno chiamato sulla platea di Cividale anche i protagonisti di Gladio, l’associazione segreta che doveva difendere l’Italia dall’invasione dei comunisti, e hanno permesso che gli “eroici” gladiatori reclamassero per sé onori civili e militari millantando opere buone per la nostra nazione, sostenendo che mai erano stati condannati per la loro opera, ma ovviamente dimenticando di ricordare al pubblico che proprio da uno dei loro “nasco”, dove celavano i loro armamenti, proveniva l’esplosivo che uccise tre carabinieri a Peteano.
Colpevoli Devetag e i suoi più o meno consapevoli complici nel lasciar parlare a ruota libera i “gladiatori”. Colpevoli, ovviamente, i gladiatori ai quali non è parso vero di poter ricostruire per sé una falsa verginità senza che nessuno obbiettasse nulla. Ancora più colpevoli noi – o almeno io – che, intuendo perfettamente quello che stava per succedere sulla ribalta cividalese, ce ne siamo rimasti in disparte senza intervenire per rintuzzare bugie e omissioni degli “eroici patrioti” incapaci di vergogna.
Il corto circuito è questo; ed è fortissimo perché mi ha richiamato alla memoria la scelta stupida e vigliacca di non andare lì per ricordare la verità. Molto spesso, infatti, non serve alzare la voce: basta soltanto ricordare la verità.
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