Finora non ho voluto esprimere un parere su Mittelfest perché, essendo stato parte attiva della passata gestione, curatore degli incontri che lo affiancavano, non volevo rischiare di essere, o essere considerato, prevenuto. Non ho neppure partecipato ad alcun evento per non cadere in tentazione. Ebbene, ho sbagliato e me ne pento profondamente.
Neppure oggi intendo parlare di cose artistiche, ma non posso non sottolineare una delle peggiori porcherie possibili perpetrate dalla nuova dirigenza del Mittelfest che, approfittando del fatto che la memoria diventa sempre più corta e fa dimenticare avvenimenti terribili consentendo di travisare la storia, ha organizzato un incontro per permettere alla società segreta Gladio e ai cosiddetti “gladiatori” di dire quanto bravi sono stati, quanti meriti hanno avuto nell’evitare che l’Italia finisse nell’orbita sovietica, quanto avrebbero diritto di ricevere gli onori militari.
Non mi voglio soffermare sul fatto che ci sono fortissimi dubbi che siano stati questi signori a sbarrare l’ingresso del Patto di Varsavia nel nostro Paese, o che avrebbero potuto farlo se fosse diventato necessario. Non sottolineo neppure che loro sarebbero stati felici di scendere in piazza, armi in pugno, se il Pci di Berlinguer avesse vinto democraticamente le elezioni a metà degli Anni Settanta. E non punto il dito neppure sul fatto che la Costituzione – che per loro è evidentemente, come ripete spesso Berlusconi, una Costituzione comunista – proibisce l’esistenza di società segrete. La porcheria, insomma, non consiste nell’aver lasciato parlare, senza il minimo contraddittorio, persone alle quali non si può aprioristicamente negare una qualche, pur esaltata, buona fede.
La vera e propria schifezza non consiste nell’aver parlato di quello che non hanno fatto per difendere l’Italia; consiste, invece, nel non aver parlato di quello che hanno fatto per rovinare l’Italia, per darla in mano all’eversione di destra.
Io non credo ai fantasmi, ma sono certo che su quell’incontro aleggiavano gli spiriti di Antonio Ferraro, di Donato Poveromo e di Franco Bongiovanni, i carabinieri dilaniati dall’esplosione della 500 di Peteano, una 500 il cui bagagliaio era stato imbottito di esplosivo che arrivava dal “nasco” di Aurisina, da uno dei depositi segreti di armi di Gladio. Perché non possiamo dimenticare che delle tante stragi fasciste in Italia quella di Peteano è l’unica che abbia un reo confesso e che proprio dalle parole di Vinciguerra si è avuta la conferma che la destra ha organizzato e realizzato stragi indiscriminate proprio per instillare nella gente la paura e per far accettare leggi speciali.
I gladiatori dicono che nessuna sentenza li ha mai condannati. Non è vero: quella di Peteano ha bollato la loro organizzazione come una setta segreta in cui alcuni degli aderenti hanno consapevolmente aiutato dei terroristi fornendo loro l’esplosivo, in cui alcuni non si sono fermati neppure davanti all’omicidio multiplo di servitori dello Stato.
Non intervenire in queste occasioni per ricordare cos’è davvero successo è un terribile errore. Di questo non sto accusando nessuno se non me stesso, perché io non soltanto sapevo, ma anche ricordavo. E, pur immaginando dove l’incontro avrebbe portato, ho scelto di non partecipare per non essere accusato di essere prevenuto.
È stato un terribile errore perché ho permesso che la voce della propaganda di quei “signori” si alzasse senza alcun disturbo. Me ne sento profondamente colpevole.