Per Dante non ci
sono dubbi: i bugiardi, i falsari, i truffatori – quelli di cui parla
nel trentesimo canto dell’Inferno – sono evitati da tutti perché puzzano
e sono tanto rabbiosi, forse perché i loro tentativi di imbroglio non
sono andati a buon fine, che finiscono per azzuffarsi tra loro. Sembra
una descrizione ante litteram di parte dell’attuale politica italiana in
cui a dominare non sono coloro che operano per il bene di tutti, ma
quelli che fuori dal Parlamento sarebbero incriminati per millantato
credito e che dentro il Parlamento si accusano l’un l’altro di tentata
truffa, dimenticando bellamente tutte le proprie promesse non mantenute,
tutti i tradimenti effettuati a scrutinio segreto.
Talvolta, come nel caso di questo
mostro di legge elettorale che pretende di richiamarsi al modello
tedesco con il quale, però, ha più differenze che rassomiglianze, il
caos che ne deriva può rivelarsi addirittura benefico facendo naufragare
l’ulteriore progetto di allontanare sempre più la gente da quel potere
di scelta che dovrebbe essere sacrosanto se ci si vuole richiamare alla
parola democrazia senza arrossire. Sta di fatto, però che, se naufraga
la legge, non scompare l’inclinazione alla bugia.
Questa volta – e non è la prima –
sono i grillini a essere colti con le mani nel sacco grazie a un intoppo
– casuale? – del tabellone elettronico che ha reso palese quello che
doveva essere un voto segreto su un emendamento, ma sentire il
capogruppo PD, Ettore Rosato, dire che «Oggi il M5S ha dimostrato che la
sua parola non vale nulla» non può non far sorridere perché
sostanzialmente è vero, ma si passa allegramente sopra il fatto che i
franchi tiratori sono sempre stati una specialità del PD e che questo
non si è verificato soltanto con la mancata elezione presidenziale di
Romano Prodi. Anche se quello è stato il vertice dello schifo di un
partito che cancella il proprio fondatore per le necessità di un altro
capo.
E anche Emanuele Fiano, il dem
relatore della legge, sprofonda nel ridicolo scrivendo su twitter che
«Non siamo abituati a fare accordi politici con persone che dicono una
cosa e ne fanno un'altra». Come se Berlusconi fosse un esempio di
consequenzialità tra il dire e il fare e dimenticando che uno dei
migliori professionisti nel promettere e non fare è proprio Matteo
Renzi.
Ma il problema non è tanto nella
legge elettorale che probabilmente - ma non ancora sicuramente visto che
era comoda per i quattro giocatori al tavolo - naufragherà e che
comunque sarà sostituita da qualcosa di indigeribile e che avrà come
unica caratteristica certa quella di evitare che siano gli elettori a
decidere chi li deve rappresentare. Il dramma è che non si vede come si
potrà interrompere questo circolo vizioso che viene alimentato proprio
da coloro che vi abitano già stabilmente e che non vogliono permettere
ad altri di inserirsi per cambiare qualcosa.
Giustamente Nadia Urbinati parla de
“L’età dell’indifferenza” da parte degli elettori e altrettanto
giustamente specifica che questa indifferenza non è nei confronti della
politica, ma riguarda i partiti che ormai sono «giudicati misere machine
elettorali finalizzati a favorire coloro (i pochi) che più sono
attratti dall’esercizio del potere e dai privilegi a esso associati».
L’unica strada per uscire dalla
palude è conosciuta da tempo, ma è poco frequentata ed è quella di
mettersi in gioco, non necessariamente per andarsi a sedere su qualche
scranno, ma soltanto per parlare, discutere, esporre le proprie idee;
impegnarsi, insomma, quantomeno a non restare desolantemente muti
davanti a tutte le tante brutture psedopolitiche che vediamo accadere
ogni giorno.
E poi ci vorrebbe una vera
discontinuità con questo Parlamento di eletti con una legge elettorale
non costituzionale che vuole fare altre leggi elettorali che già puzzano
di incostituzionalità e che devono essere frettolosamente cambiate in
commissione per ripulirle almeno dalle macchi più evidenti. E l’unico
modo per creare questa discontinuità è quella di tornare alle origini
con un’elezione puramente proporzionale e con preferenze per scegliere
un Parlamento che debba avere come compiti precipui quelli di mantenere i
conti a posto e di individuare finalmente delle regole serie e certe. E
poi di ridare la parola agli elettori.
Si dirà che sarebbe ben difficile
formare una maggioranza. È anche probabile, ma tutti sondaggi affermano
che anche con i colpi di genio di Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini,
non ci sarebbe alcuna maggioranza possibile. E si tornerebbe in breve
alle urne senza neppure avere cambiato le regole.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento