Se il razzismo non è più reato
Confesso che
ogni tanto mi viene il dubbio di trovarmi a criticare il PD di Renzi con
una frequenza forse eccessiva; ma francamente la crescente lontananza
da un partito per il quale ho quasi sempre votato sta diventando tale
che mi sembra di essere addirittura fin troppo tenero e distratto nei
suoi confronti. Non per quello che fa perché ogni leader di partito – in
un’epoca in cui i partiti si sono ridotti a diventare semplici comitati
elettorali – ha
il diritto di fare ciò in cui crede, ma perché dice di farlo in nome
della sinistra, mentre la sua forza elettorale è data in buona parte dal
fatto che i tanti non più elettori del PD sono stati sostituiti da ex
elettori berlusconiani soddisfatti del fatto che finalmente Renzi sta
realizzando le cose di destra che Berlusconi non era stato capace di
fare
Oggi, però, il mio disappunto è dato
da qualcosa che travalica le decisioni che potremmo definire
“politiche” per entrare nel campo di quelle di coscienza. E anche qui le
distanze stanno diventando abissali visto che è stato determinante il
PD a salvare Roberto Calderoli dal processo di diffamazione con
l’aggravante di istigazione al razzismo nei confronti dell'ex ministro
Cécile Kyenge. Con il voto di una consistente parte dei senatori del PD
l’aggravante è stata negata e, così, viene a cadere anche il processo
per diffamazione che, da sola, avrebbe avuto bisogno di una denuncia di
parte che non era mai stata presentata in quanto, con l’aggravante, si
sarebbe dovuto procedere d’ufficio. È un voto che sdogana il razzismo,
che fa sapere che, se si è parlamentari, ci si può fare un baffo non
soltanto delle leggi, ma anche della Costituzione, si possono diseducare
i giovani e offrire alibi ai beceri e ai violenti. E il perdono della
Kyenge a Calderoli c'è stato (nella foto il momento delle scuse), ma
soltanto a livello personale; non certamente - perché impossibile - sul
piano istituzionale.
Merita ricordare le parole
pronunciate da Calderoli nel luglio del 2013 riferendosi all’allora
ministro Kyenge alla quale ora, ferita sanguinosamente da alcuni suoi
colleghi di un partito nel quale non ha ancora deciso se restare, non
rimane che rivolgersi alla Corte europea: «Ogni tanto – aveva
sproloquiato il leghista –smanettando con internet, apro il sito del
governo e quando vedo venire fuori la Kyenge io resto secco. Io sono
anche un amante degli animali, per l'amore del cielo. Ho avuto le tigri,
gli orsi, le scimmie e tutto il resto. Però quando vedo uscire delle
sembianze di un orango, io resto ancora sconvolto».
Ebbene in queste frasi alcuni
esponenti del PD non hanno rilevato gli estremi del razzismo. E nei loro
confronti non è intervenuto il padrone del PD, Matteo Renzi, che
pretende di cancellare la libertà di coscienza e l’autonomia di mandato
dei suoi parlamentari quando si tratta di votare qualcosa che fa comodo a
lui, ma che, pur riempiendosi la bocca di belle parole nei comizi che
possono portare consensi, lascia perfettamente liberi quegli stessi
parlamentari di sfregiare gli articoli della nostra Costituzione –
almeno il 2 e il 3, per brevità – se la cosa non lo tocca direttamente.
E, bontà mia, mi rifiuto di credere
che abbia potuto raggiungere un tale grado di abiezione – come hanno
sospettato alcuni – da scambiare la non autorizzazione a procedere con
il ritiro degli oltre mezzo milione di emendamenti presentati da
Calderoli sulla riforma del Senato.
Il centrosinistra che ricordo io era
molto attento a queste cose di semplice umanità, mentre era il
centrodestra, quand’era in maggioranza, a permettere che i razzisti se
la cavassero senza danni. Ma probabilmente sto sbagliando a usare il
tempo imperfetto: sarebbe più giusto usare il presente. Perché il
centrodestra non “era”, ma “è” la maggioranza.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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