Senza questa foto quello che è il Paese con il governo probabilmente in testa nella classifica del razzismo, l’Ungheria, oggi non sarebbe invasa da automobili di cittadini di uno che era considerato tra i Paesi più indifferenti, l’Austria: cittadini che attraversano il confine per andare a prendere i profughi bloccati a Budapest e per portarli verso la speranza. E se ancora oggi parliamo del "ponte aereo di Berlino", che ha permesso alla principale città tedesca di sopravvivere, pur soffocata dalla morsa sovietica, per molto più a lungo dovremo parlare del “ponte automobilistico di Budapest” che ha permesso alla civiltà dell’Europa di sopravvivere, pur soffocata dalla morsa dell’egoismo e dell’indifferenza.
E questa foto, pur senza parlare, non può non chiedere a ognuno di noi se a qualcuno può davvero importare se quel povero bambino stava scappando dalla probabile morte per guerra, o dalla morte per fame, o per malattie? Non può non chiederci se davvero qualcuno, dotato ancora di qualche briciola di sentimento umano, può credere che dei genitori rischino la vita dei figli, oltre che la propria, alla leggera, soltanto per vivere un po’ meglio. Si può forse consigliare pazienza a un genitore che vede inscheletrire e morire i propri figli anche se non trapassati da proiettili e schegge, soltanto perché quelli che sono comunque veri e propri soprusi di regimi di vario tipo non sono ufficialmente considerati tali?
È possibile che in questo strazio al quale stiamo assistendo si possa ragionare in termini quantitativi? Davanti alla lunghissima fila di disperati che chiedono di entrare per salvare se stessi e i propri cari, quando e perché si dovrebbe poter dire «Basta. Il posto è esaurito. Tu ancora puoi passare; tu, invece, devi tornartene indietro a morire. E senza protestare, senza rompere le scatole e senza tentare di entrare lo stesso.»?
Davanti a quale diritto conculcato si può dire «Tu puoi passare» e davanti a quale, invece, si chiude la porta e si dice «Tu resti fuori»? Chi è che deve stabilire qual è il limite oltre il quale si è autorizzati a non sopportare più e a cercare di andarsene, se non si ha l’animo di fare rivoluzioni? Si può forse legarlo ai voleri della maggioranza del momento del Paese di accoglienza?
In realtà, almeno in Italia, la risposta sarebbe semplice: basterebbe, infatti, affidarsi all’articolo 10 della nostra tanto pericolante Costituzione che dice «Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge».
E tra le libertà democratiche si sono anche quelle di mangiare, di essere in buona salute, di poter curare i propri cari e di cercare un futuro degno e dignitoso per sé e per loro.
Tutto questo costa? È vero. Ma, come sempre, le spese devono essere valutate in base a quello che, facendo quelle spese si ottiene. Quale spesa avreste potuto ritenere impossibile per evitare che questa foto potesse essere scattata perché quel piccolissimo, sfortunato protagonista potesse essere ancora vivo. Se riuscite a fissare una cifra, non ho davvero alcuna voglia di parlare con voi.
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