Che lo facciano i politici lo si può capire. Del resto il galleggiamento è nel loro DNA e, pur di sopravvivere, non badano minimamente a minuzie come la contraddizione di sé stessi, o l'abbandono di ideali fino a ieri urlati come irrinunciabili, per abbracciarne altri diametralmente opposti. Ma che questo accada anche ai sindacalisti mi sembra francamente inaccettabile.
Mi riferisco, ovviamente, ai signori Bonanni e Angeletti che oggi, davanti al governo Monti, sbraitano del rischio di tensioni sociali dopo aver fatto finta di non vedere alcunché mentre Berlusconi e i suoi complici stavano distruggendo proprio il tessuto lavorativo italiano ben al di là di quello che poteva fare la crisi: la legge Biagi e le sue prime applicazioni, infatti, sono arrivate ben prima dello scoppio della bolla edilizia americana.
Non desidero assolutamente dire che Monti abbia già fatto qualcosa di positivo nei confronti dei lavoratori (per ora lo ha soltanto promesso), ma voglio mettere in luce l'incoerenza dei segretari generali di Cisl e Uil. Susanna Camusso, della Cgil, dice le medesime cose, ma le diceva già prima, mentre i primi due davano una poderosa mano all'ex presidente del Consiglio e a gente come Marchionne, massacrando i propri iscritti e accontentandosi di un benevolo sorriso dei potenti.
Bonanni e Angeletti dicono che nell'epoca del berlusconismo loro hanno scelto il male minore. A parte il fatto che quel concetto di "minore", visti anche i risultati, è una solenne fesseria, mi sembra opportuno citare Eyal Weizmann che suggerisce l’ipotesi che «il male minore costituisca il nuovo nome della nostra barbarie».
Chi dovrà rieleggere i vertici di Cisl e Uil ci pensi. Perché in Italia le scelte di un sindacato finisce inevitabilmente per coinvolgere tutti i lavoratori e non soltanto i suoi iscritti.
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