Un po’ di matematica per capire meglio. Il 95% del 57% corrisponde al 54,15% del totale. Tradotto, questo significa che se ad andare a votare è stato il 57% del corpo elettorale e che il 95% dei votanti ha scelto il “NO”, vuol dire che il 54,15 per cento del totale degli italiani aventi diritto al voto ha detto di no a Berlusconi, o almeno alle sue politiche ultraliberistiche, indifferenti alla tutela ambientale e hanno detto "NO" anche alla sua preoccupazione principale, se non unica: quella di evitare processi che potrebbero avere per lui gravissime conseguenze penali e pecuniarie.
La prima considerazione è che Berlusconi non potrà più dire che la gente lo ha voluto e che è sempre con lui. Era falso prima, perché la sua maggioranza assoluta in Parlamento era stata ottenuta con circa il 30% del totale dei voti del corpo elettorale; è falso adesso in quanto la maggioranza davvero assoluta degli italiani gli ha detto chiaramente che non ne vogliono più sapere di lui.
La seconda considerazione allarga il campo da Berlusconi all’intero centrodestra che in molti, troppi, esponenti di primo piano ha dimostrato di non avere più contatti reali con la popolazione italiana invitando a non andare a votare.
Come dice il mio amico Fabio, in questi giorni i negozi che vendono “sottili distinguo” saranno presi d’assalto da berlusconiani che, annusando l’aria, cercheranno di smarcarsi e di prepararsi al passaggio dall’altra parte: «Ho sempre pensato che stava sbagliando», «Puoi cambiare le cose che non vanno soltanto dall’interno, anche se è un sacrificio», e così via. E anche un po’ di leghisti frequenteranno questi negozi. E quindi questo è il momento di supplicare i partiti del centrosinistra di non aprire le porte indiscriminatamente a tutti, e di valutare bene se coloro che arrivano, o ritornano, lo fanno per convinzione, oppure per convenienza personale. Infatti la storia recente ha abbondantemente insegnato che non si guadagna una maggioranza stabile accogliendo cani e porci, ma convincendo della bontà dei propri valori e dei propri programmi i cittadini in buona fede.
Perché bisogna ricordare che è così che si sono vinti i quattro referendum, ma soprattutto il quinto, quello di cui alcuni non volevano sentir parlare.
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