Talvolta
l’entusiasmo può tradire. Dopo la chiusura di tre ore, a inizio
giornata, di Colosseo, Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e
Ostia Antica, il ministro della Cultura, il dem (ma perché non si
cambiano nome?) Dario Franceschini se ne è uscito con la frase: «Ora
basta, la misura è colma», proponendo anche di inserire «i Musei tra i
servizi pubblici essenziali». E immediatamente Renzi ha twittato: «Non
lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi
decreto legge #Colosseo#lavoltabuona».
Vi inviterei a lasciar pur perdere
il fatto che la cultura, in Italia, è sempre stata ostaggio soltanto
della politica che non l’ha mai sostenuta, ma, anzi l’ha affamata anche e
soprattutto perché la cultura fa pensare e questa politica ha fame di
voti senza motivazioni perché altrimenti le percentuali dei votanti si
ridurrebbero ancora più drasticamente di così.
Lascerei pur perdere
anche lo scontato tono spregiativo di «quei sindacalisti», ma vi
inviterei a soffermare la vostra attenzione sul secondo hashtag:
«#lavoltabuona» che lascia trasparire un entusiasmo e quasi un sospiro
di sollievo che questa volta si potrebbe tradurre più o meno così: «Finalmente
l’hanno fatta grossa e mi hanno dato la possibilità di intervenire
contro di loro».
Ma l’hanno fatta davvero grossa i
lavoratori sulle cui motivazioni sia Franceschini (che è stato
addirittura per otto mesi segretario nazionale del PD), sia Renzi non
hanno ritenuto di spendere una parola?
Vediamo. Intanto l’assemblea era
stata richiesta in maniera legittima e nei termini di legge con
l’anticipo di una settimana e, a quel punto, l’avviso del ritardo
dell’apertura doveva essere eseguito non dalle rappresentanze sindacali –
che pure l’hanno fatto con un comunicato stampa (che, inevitabilmente,
non ha trovato il minimo spazio sugli organi di informazione) – ma
dall’ente gestore dei siti archeologici che, in questo caso, non è il
Comune, ma lo Stato.
Poi quelle che una volta – quando il
termine non risultava così antipatico agli inquilini di palazzo Chigi –
si chiamavano “rivendicazioni” non sono cose da poco perché
nell’assemblea, che dicono essere stata molto affollata, si è parlato
del mancato pagamento, da nove mesi in qua, delle indennità di
turnazione e delle prestazioni per le centinaia di aperture
straordinarie (dal primo maggio a quelle notturne) che – in omaggio ai
contratti modellati sulla “produttività” – avrebbero dovuto costituire
circa il 30% del salario; e si è discusso anche della mancata apertura
di una trattativa per il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici
bloccato per la parte economica da molti anni. Più una serie di altre
questioni più specificatamente attinenti al lavoro e alla sicurezza.
Più tardi, l’ineffabile
Franceschini, entrando a palazzo Chigi per la riunione del Consiglio dei
ministri dove avrebbe chiesto un decreto ad hoc, ha affermato che
«Nessuno vuole limitare il diritto dei lavoratori» a fare assemblee o
scioperi, aggiungendo, però che «Servono delle regole chiare». Forse
sarebbe stato più esatto dire che le regole chiare esistono già da molti
anni, ma che al capo di questo governo quelle regole non piacciono e
vuole cambiarle.
Intendiamoci: è assolutamente giusto
rispettare (e non soltanto perché portano i soldi dei biglietti
d’ingresso) i turisti che fanno lunghi viaggi per venire a vedere le
nostre bellezze artistiche e storiche, ma sarebbe anche giusto che lo
Stato pagasse nella maniera adeguata – ma almeno in quella pattuita –
coloro che lavorano per lui. L’avesse fatto, oggi non si starebbe a
discutere di questa assemblea perché probabilmente non sarebbe mai stata
convocata.
«La volta buona», dice Renzi, perché
vi vede l’occasione per continuare nella sua opera antisindacale e,
quindi, per togliere un’altra fetta di diritti democratici ai cittadini
di questo Paese. Sarebbe il caso che pensassimo più spesso a quanti
italiani hanno sacrificato la loro vita durante la Resistenza e durante
gli anni di piombo per realizzare il sogno di una repubblica davvero
democratica e che ci domandassimo come abbiamo fatto a permettere di
tradire così tanto quei sacrifici? Come abbiamo fatto a disattendere
così tanto quelle speranze? Com’è possibile che questo nostro popolo
italiano, così sensibile nel reagire alle invasioni del proprio
territorio e delle proprietà individuali, sia così insensibile davanti
alle invasioni dei diritti e alla loro conculcazione?
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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