lunedì 26 aprile 2010

Le alleanze e la dignità

Bisogna ammettere che la tentazione di crederci ogni tanto ti assale. Sarà perché qualunque modo capace di avvicinare la fine di questo tetro periodo berlusconiano, sembra appetibile; sarà perché ogni tanto ci si sente un po’ stanchi di essere in polemica continua con molte delle maggioranze esistenti. Ma, per fortuna, c’è sempre il momento della riflessione e, comunque, loro sono abbastanza protervi per permettere di distrarci troppo.
Partiamo da Fini. Finalmente dice qualcosa di democratico e costituzionale e improvvisamente sembra essere diventato un punto di riferimento della sinistra, tanto che qualcuno – e non un qualcuno qualsiasi – ipotizza addirittura alleanze con lui per battere Berlusconi. Ammettiamo che Fini abbia fatto un bel pezzo di strada, ma prima di cominciare un vero avvicinamento, dovrebbe riuscire a far buttare nel water le due sciagurate leggi – stupide ancor prima che inumane e repressive – che portano il suo nome: la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi.
Berlusconi poi, per il 25 aprile, si ritaglia il consueto spazio per il suo comizio televisivo e apparentemente fa ampie aperture per arrivare alle mitiche “riforme condivise”. Ma, a parte il fatto che fidarsi di del presidente del Pdl equivarrebbe a fidarsi di uno dei meno sinceri venditori di auto usate, l’uomo di Arcore ha un sentimento anticentrosinistra talmente ipertrofico da inciamparci anche quando vorrebbe far finta che non esiste più. Ha cominciato dicendo: «Oggi, 25 aprile, celebriamo la festa della Libertà». Non della Liberazione e del sacrificio di decine di migliaia di italiani che non volevano sottostare ai nazisti e ai fascisti, ma della Libertà e, quindi, probabilmente di quella cosa che ha utilizzato per dare il nome al proprio partito e che evidentemente fa riferimento alla libertà sua e non a quella degli altri.

giovedì 22 aprile 2010

Prendere per i fondelli

Poco da dire: o si tratta di ignoranza, oppure è il buon vecchio Freud che fa venire a galla quello che si pensa ma non si vorrebbe dire. Per Berlusconi propendo nettamente per la seconda ipotesi. In apertura della direzione del Pdl ha detto che non è riuscito a dedicarsi tanto al partito «visto tutte quelle elezioni nelle quali ci siamo trovati a essere implicati». Ha detto proprio "implicati", come si può essere implicati in un'indagine per rapina, per giri di droga o prostituzione, comunque in qualcosa di delinquenziale. E non c'è dubbio che il presidente del Consiglio e del Pdl consideri le elezioni come qualcosa di delinquenziale, visto che rischiano di mettere in discussione la cosa per lui più importante: lui stesso.
Ma va anche detto che spesso gli può scappare qualcosa di sconveniente perché lui non dà mai particolare peso alle parole, o alle azioni. Le sue, ovviamente. O comunque dà loro meno peso che alle smentite. Vi ricordate di quando ha giurato sulla testa dei suoi figli che non aveva mai conosciuto l'avvocato Mills? Ebbene, la Cassazione, nel considerare prescritto il reato dell'avvocato inglese, ha ritenuto opportuno sottolineare come e perché, in assenza di decorrenza di termini, sarebbe stato condannato. E il quadro che ne esce è quello di un rapporto stretto con colui che giura sulla testa dei suoi figli di non averlo mai conosciuto.
Forse, a dimostrare ancor più efficacemente che l'importante per lui è la forma, mentre della sostanza non si cura minimamente, è stato il vederlo andare a ricevere la comunione durante i funerali di Raimondo Vianello. Ma come? Se è divorziato. Se personalmente conosco alcuni cattolici convinti che sono divorziati, taluni anche non per loro iniziativa, e che soffrono davvero nel non potersi comunicare perché considerati in costanza di peccato.
Ma niente paura. Per Berlusconi tutto è lecito. A regalargli un lodo divino questa volta è monsignor Fisichella che solennemente - e riuscendo anche a rimanere serio mentre parla - annuncia: «È solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Berlusconi, essendosi separato dalla seconda moglie con la quale era sposato civilmente, è tornato a una situazione “ex ante"». Quindi, il segreto per restare vicino al Signore, secondo Fisichella, è probabilmente quello di sposarsi e separarsi a getto continuo: così nei frequenti intervalli sarà possibile accedere alla comunione in assoluta purezza.
A pensarci bene, non mi ricordo che a nessuno dei divorziati che conosco e ai quali è stata rifiutata la comunione mai un prete abbia speranzosamente anche chiesto, con la particola pronta: «Ma forse, intanto, magati ti sei di nuovo divorziato?».
La domanda che vorrei porre sia a Berlusconi, sia a monsignor Fisichella che dovrebbe rappresentare la Chiesa, è una. Prendete per i fondelli la gente e spesso la gente anche vi crede. Ma prendere per i fondelli anche Dio, se davvero ci credete, non vi sembra un po' esagerato?
O forse la Chiesa vuole avere la stessa credibilità del presidente del Consiglio?

giovedì 15 aprile 2010

Fede e religione

Forse l'errore è quello di concentrare la propria attenzione sulla pochezza della politica. Forse la politica potrebbe fare comunque ben poco con questa società. Che poi sia stata anche la politica a farci sprofondare in questa società è un dato di fatto, ma inoltrarsi in questo circolo vizioso alla ricerca delle responsabilità non può dare alcun risultato.
Dico questo perché, anche se sicuramente prima o dopo bisognerà pur cominciare a risalire, ogni giorno ci troviamo di fronte a realtà che sgomentano. E l'unica via d'uscita può essere trovata lavorando sulla società ben prima che sulla politica.
Pensate alla storia di quei bambini che in una mensa scolastica vengono lasciati senza mangiare perché i loro genitori non riescono a pagare la retta. La prima reazione è di sbigottimento davanti al fatto che Pdl e Lega riescano a farsi tanto abbacinare dal predominio del denaro da non riuscire neppure a distinguere più tra adulti e bambini. Poi ci si rinfranca vedendo che un anonimo benefattore decide di pagare di tasca propria per i più poveri. Ma il pugno successivo è davvero di quelli che lasciano senza fiato: le mamme che i soldi li hanno si rifiutano a loro volta di pagare perché «non è giusto», dicono, che soltanto alcuni godano del buon cuore di qualcuno. Difficile spiegare loro che esiste qualcosa che si chiama solidarietà nei confronti dei più deboli. Difficile non pensare che il crescente potere leghista diventi quasi naturale visto il deserto etico e razzista - di pelle, religione, lingua, censo - che si sta allargando su queste terre.
E un altro pugno in pancia arriva dalla constatazione che l'unica voce della Chiesa che si alza contro questo abominio è quella del direttore di “Famiglia Cristiana", don Sciortino. Vescovi e cardinali parlano di altro, se parlano. Molti, invece, preferiscono agire senza parlare, come il presule di Trieste che, per evitare che i concetti della "Lettera di Natale" possano raggiungere troppa gente, preferisce cancellare la rubrica delle lettere al direttore del settimanale diocesano triestino.
Il problema è che volendo cancellare, tra gli altri, i concetti che Dio non è né bianco, né razzista, e dimostrando di non essere d'accordo con chi esprime queste idee, in pratica questi abominii finiscono per essere implicitamente sostenuti. Fortunatamente la religione non è sinonimo di fede.

lunedì 12 aprile 2010

I punti di contatto

Devo confessare che questo silenzio insolitamente lungo non è dovuto a quello scoramento post-elettorale che avevo detto doveva essere breve. Me lo sono imposto, invece, perché temevo di poter fare, nel mio piccolo, qualche danno visto che immediatamente, come dopo ogni sconfitta, l’opposizione a Berlusconi ha cominciato ad autosbranarsi accusando gli altri per la mancata vittoria.
In questi giorni ho parlato e ascoltato e mi pare davvero diffusa la convinzione che nel centrosinistra tutti hanno qualche ragione e contemporaneamente qualche torto e che l’unica strada per uscire da questa vischiosa palude di reciproca diffidenza e antipatia è quella che porta a individuare le vicinanze ben prima che le distanze. Magari partendo da poche cose, ma sicure, per poi allargare il campo un po’ alla volta.
Su due cose credo, per esempio, che si potrebbe essere tutti d’accordo fin da subito.
Per prima, riferita ai tre medici di Emergency fermati in Afghanistan, la vergogna di dover chiamare "ministri" Frattini e La Russa. Il primo ha usato parole diplomaticamente ineccepibili ma sostanzialmente pesantissime, come del resto il tono usato nel pronunciarle, contro l’organizzazione di Gino Strada non appena si era diffusa la poco credibile notizia di una confessione dei tre. Poi, quando il governo di Kabul ha totalmente smentito la notizia della confessione, ha tentato di fare una velocissima, se pur malriuscita, retromarcia.
La Russa, invece, non si è neppure rimangiato – e non sarebbe stato facile farlo – le sorridenti dichiarazioni in cui sosteneva che Gino Strada sarebbe più saggio se avvese preso «le distanze dai suoi collaboratori», perchè «può sempre succedere di avere accanto, inconsapevolmente, degli infiltrati». Ci sarebbe anche da dire qualcosa sulle scomposte e quasi esultanti reazioni di Maurizio Gasparri: «Strada ha poco da fare lo spiritoso. Siamo in tanti ad avere espresso molti dubbi sui suoi rapporti in giro nel mondo». Ma parlare del capogruppo Pdl al Senato è sempre tempo perso.
E un’altra cosa su cui si potrebbe essere tutti d’accordo e nell’unirsi contro i razzisti che hanno fatto di nuovo polemica sulla prima sepoltura di rito islamico nel cimitero di Udine. Che una neonata non possa essere sepolta rivolta verso La Mecca perché questo può offendere dei sedicenti cattolici è cosa che dovrebbe far ribollire il sangue a tutti.
E poi, scusate: ma perché non scattare tutti immediatamente in piedi quando Berlusconi propone i suoi vaneggiamenti autoritaristici per la riforma elettorale. Ha ragione il geniale Altan nella sua caustica vignetta in cui accusa l'opposizione di accogliere alcuni dei più caustici veleni di Berlusconi con la stessa scarsa attenzione con cui accetterebbe un caffè al bar.